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Michail Bulgakov – Cuore di cane

Il nostro autore è un medico russo, Michail Bulgakov nato nel 1891 e morto nel 1940

Bulgakov occupa in questa metà del secolo un posto di rilievo, non per i suoi meriti come medico, bensì per la letteratura europea.

La sua opera più famosa, che lo consacra davvero nel panorama culturale, è “il Maestro e Margherita” un romanzo satirico che dovette bruciare per paura di ritorsione di una imminente censura del regime sovietico, poi riscritto e rivisto in più riprese nel corso della sua vita per dargli, alla fine pubblicazione e fama dopo la morte.

Dalla sua morte al 1961 nessuna opera di Bulgakov fu mai pubblicata.

Poi, “improvvisamente, per 5-7 anni in Russia scoppiò il fenomeno Bulgakov”, scrisse Vladimir Laškin.

Da questo momento di nuovo in Russia cala l’oblio, per poi riaccendersi l’interesse negli anni ottanta anche grazie agli editori italiani.

Il romanzo Cuore di Cane è certamente un intrigante racconto nel quale parla un cane, un randagio che nell’immaginario incarna l’aspetto del proletariato.

Il cane è vittima di un banale incidente: un cuoco gli ha rovesciato addosso dell’acqua bollente e bruciato il fianco sinistro. Sta per morire di freddo e di fame in una viuzza del centro di Mosca, quando durante la sua agonia, il randagio osserva quella strana umanità che mostra cinismo nei suoi confronti, alla fine solo uno strano personaggio si interessa a lui, lo chiama Pallino e se lo porta da un medico.

Ovvio che il cane, in tutta questa vicenda, osservi solo il lato positivo del randagio che trova un tetto ed il suo punto di osservazione non indaga su quello che effettivamente avviene, nello studio del professor Preobrazeskij dove sfilano vecchi in cerca di gioventù.

“Ad un tratto, il professor Preobrazeskij si accorda col suo assistente dottor Bormental per mettere in atto un esperimento straordinario: trapiantare i testicoli e l’ipofisi di un uomo morto al cane Pallino.

Dal momento in cui Pallino viene anestetizzato per l’intervento, alla narrazione come flusso di pensiero di Pallino si sostituiscono le pagine del diario di Bormental, che analizza l’andamento del soggetto operato: prima “cane”, poi “individuo”, poi “homunculus”: il cane Pallino dopo il trapianto dell’ipofisi inizia a camminare su due zampe, perde la coda, i peli e gli artigli, acquisisce la parola… ma eredita le informazioni cerebrali dell’uomo da cui ha ricevuto l’ipofisi, morto accoltellato in una bettola moscovita.

Perciò si abbandona al turpiloquio, commette oscenità, parla di Marx e di Engels (si riempie la bocca di retorica sovietica che risulta abbastanza ostica a Preobrazeskij) ma poi insegue animalescamente i gatti per casa” (Wikipedia) 174

Alterne vicende portano il cittadino con il cuore di cane a fare bravate fino a costringere i medici a farlo tornare cane di appartamento.

La storia è una stupenda satira nei confronti della borghesia decadente che utilizza l’arte medica per mantenere il potere e la presunta gioventù, ma anche un denuncia dell’uso della scienza per scopi immorali, quale novello Frankenstein e nello sfondo anche il disincanto di un intellettuale verso il fallimento della rivoluzione sovietica, che non solo non aveva più alcuna seduzione, ma sedimentava una nuova borghesia affarista che sarebbe dilagata in Europa.

La letteratura, come potete osservare, vede sempre lontano.

La Rete

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Il Musical

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film di  Alberto Lattuada del 1976 con Cochi Ponzoni

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