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Un falso storico?

I 250 anni dalla fondazione della Guardia di Finanza rappresentano un errore storico.

Ne parla il Colonnello della Guardia di Finanza (c.a.) Vincenzo Cerceo.

Anno 1774 – Storia e propaganda

La Guardia di Finanza si accinge a celebrare quello che ritiene essere il 250° anniversario dalla sua fondazione. Proviamo a guardare più da vicino questo argomento, analizzandolo sotto la prospettiva di quello che viene definito metodo storico di ricerca, quello di sempre, utilizzato da 5 secoli prima di Cristo, che è cosa ben diversa dalle tecniche pubblicitarie e dai salti temporali delle situazioni e degli eventi. Nel 1774, dunque, presso lo Stato Sardo venne costituita una formazione militare, chiamata Legione Truppe Leggere, che rispondeva ad una esigenza pressante che era venuta creandosi in quello Stato pre-unitario, che era solo uno degli stati della Penisola, esigenza che comunque bisognava fronteggiare; oltre alla tradizionale opportunità per quello stato di dimostrare a quello vicino francese che si era ben decisi a difendere quei territori di confine da ogni tentazione di pretesa, nelle valli dell’alta Savoia, le bande di contrabbandieri armati, che da sempre esistevano (gli stessi membri di casa Savoia, nel lontano passato, erano, appunto, capi potenti di quelle bande che controllavano il territorio ed avevano, così, conseguito alla fine un ruolo istituzionale e legale) erano quelle bande, diventate assai pericolose, assalivano le guardie doganali fin nelle loro piccole caserme, ed avevano creato uno stato di illegalità che non andava più tollerato. Va qui precisato, che le Guardie Doganali, i cosiddetti “preposti”, erano civili, con compiti civili, e benché armati non erano affatto dei militari.
Fu una situazione esclusivamente contingente, dunque, a determinare la creazione di quella formazione militare che sostituiva una struttura civile, sia pure con compiti di polizia. Qualcuno, però, già da tempo ha dimostrato che la Legione Truppe Leggere, creata in terra di Piemonte dai Savoia, non era la prima struttura del genere sorta in Italia, dove ogni stato pre-unitario aveva i suoi Corpi di polizia; il generale Giuliano Oliva, che fu anche comandante in seconda del Corpo, oltre ad essere ufficiale di indiscutibili capacità operative e di totale onestà, cosa non sempre presente negli alti gradi delle Fiamme Gialle, era anche uno studioso di storia, di notevole spessore, autore di varie pubblicazioni anche riguardanti la storia del Corpo e, in uno di questi studi relativo alle finanze del Regno delle Due Sicilie, ha documentato la presenza nello Stato governato dai Borboni di un Corpo di tre Compagnie di Guardie Confinarie, analoghe alla suddetta piemontese detta Legione Truppe Leggere, risalente almeno al 1734.
Nella migliore delle ipotesi, la data della fondazione della Guardia di Finanza andrebbe così spostata indietro di un quarantennio. Ma neanche questo sarebbe un metodo storicamente corretto. Per essere più chiari possibile, ricorriamo ad un esempio concreto. L’Arma dei Carabinieri, fu creata sempre nello stato piemontese pre-unitario e, da allora, ha continuato la sua storia sempre con la stessa identità originaria, modificandosi nel necessario ed adeguandosi alla realtà che è in continua evoluzione, ma sempre senza interruzioni sostanziali dall’atto della fondazione. Nessun governo li ha mai sciolti. Lo stesso discorso può farsi per altre strutture, ad esempio gli Alpini, e così via.
Per la Guardia di Finanza non è stato così, anzi, questo nome attuale è giunto solo molto tardi, ed anche la sua identità militare è stata soggetta a cambiamenti. Proviamo a vedere la lunga serie di evoluzioni storiche di questa realtà che oggi si chiama Guardia di Finanza, che si vuol forzatamente far risalire a quella lontana data, e che di per se stessa rappresenta un autentico paradosso a livello mondiale: infatti, in tutto il mondo, oggi non esiste una struttura di polizia con compiti preminenti e primari di lotta all’evasione fiscale che sia anche militare. Mandare a controllare le ditte commerciali da gente in tuta mimetica da combattimento è cosa che, all’estero, desta notevole curiosità e perplessità, se non a volte derisione, ma il governo italiano, in proposito, continua ad essere irremovibile: neanche la creazione di un equivalente Corpo con status civile e militarmente organizzato, al pari dell’attuale Polizia di Stato, viene accettata.
Perché? Mistero; questo nessuno oggi lo spiega più. Un dibattito serio sull’argomento è accuratamente evitato da tutte le forze politiche senza eccezioni. In passato il punto di forza era la maggiore correttezza morale dello status militare, ma oggi, dopo quanto accaduto negli ultimi decenni, ognuno si guarda bene dal riproporre l’argomento, temendo di coprirsi di ridicolo davvero. Quando, anni fa, fu smilitarizzata la Polizia di Stato, a noi che operavamo già dal 1976 per avere una analoga riforma, i sindacati (CGIL) ed il PCI, che in precedenza erano stati con estrema cautela ad ascoltarci, furono con noi molto chiari ed avevano stabilito un tacito accordo con il governo a queste condizioni: la Polizia, gli Agenti di Custodia ed i Controllori di Volo, OK per la riforma, dato che non se ne poteva fare a meno, grazie alle battaglie dagli stessi condotte, ma a condizione che non si presentasse più, almeno in tempi brevi, la riforma analoga della GdF. Insomma, un mercanteggiamento letterale sui diritti dei cittadini. I diritti dei Finanzieri sul tavolo di scambio della politica del do ut des nazionale.
Qualcuno lo chiamò: il mercato delle vacche. Il paradosso è che tale riforma avrebbe semplicemente equiparato i diritti degli appartenenti al Corpo ai diritti che nella Spagna di Francisco Franco, e non nella Spagna democratica di oggi, avevano sempre avuto i membri del Corpo della Guardia Civil, un Corpo armato ma a status civile e solo militarmente organizzato. I sindacalisti ed i politici italiani ritennero, evidentemente, che Franco fosse troppo progressista. Ma torniamo alla Legione Truppe Leggere. La stessa fu presto sciolta e fu creata una struttura nuova consimile ma ovviamente diversa dalla stessa, quindi altra cosa, e cioè la Legione Reale Piemontese; neanche questa durò molto: del resto scomparve e fu creata una nuova entità storica: La Legione Reale Leggera, poi i Cacciatori Reali Piemontesi e, sotto Napoleone, cioè sotto una forza straniera occupante, gli Chasseurs Verdes. Dunque, ci chiediamo noi, si può far risalire la data di fondazione della Guardia di Finanza al 1774? Da questo punto di vista, che nulla affatto ha di omogeneità sotto il profilo della metodologia storica, ben a ragione si potrebbe far risalire (perché no?) l’origine della Guardia di Finanza all’epoca dell’Impero Romano, quando esisteva una Guardia dei cosiddetti milites portitorii, che guardavano le porte delle città e riscuotevano dai mercanti i tributi che versavano in un cesto di vimini, detto “fiscus”. Magari, si potrebbe posticipare la data di qualche secolo, in epoca medioevale, quando quei guardiani delle porte erano detti Guardatores, e, volendo, creare anche un antenato per la ipertrofica ed in gran parte inutile Guardia di Finanza di mare, si potrebbe scegliere il caso degli “Zaffi d’acqua” della Serenissima Repubblica di Venezia.
Ma torniamo alla serietà, negli stati pre-unitari, il servizio doganale era in realtà fornito da guardie civili seppur armate, con il nome di preposti, ma che nulla avevano a che fare con le forze armate di quegli stati. Quando, dunque, sarebbe sorto, nella storia italiana, un Corpo realmente identificabile con la GdF? Dopo l’Unità, quando, però, fu organizzato secondo il buon senso quello che oggi continua a mancare, in modo civile e militarmente organizzato e con a capo un intendente di Finanza. Anche allora, però, non si chiamò GdF ma Guardia Doganale. Il nome definitivo e la smilitarizzazione, vennero, progressivamente, dopo, in vista della Guerra di Libia. E soprattutto, perché? Questo ce lo ha documentato il generale Palandri, altro comandante in seconda del Corpo con la passione degli studi storici, che è andato a consultare, gli atti parlamentari dell’epoca. Detto in estrema sintesi, in una Italia che destinava più della metà del bilancio agli armamenti, in un paese molto povero, i Finanzieri erano trattati malissimo; pagati male, dovevano pagarsi il fucile, il vitto, il fitto delle camere nelle caserme e così via.
E’ facile, sfogliando i bollettini ufficiali dell’epoca, trovare Fiamme Gialle che venivano punite perché vendevano, evidentemente per miseria, il tabarro. Se li facciamo militari, dissero i parlamentari, miglioriamo le loro condizioni economiche. E così fu. Tutto il resto è leggenda quando non mistificazione. E vogliamo concludere con un dato storico tratto dalla realtà dello Stato Pontificio, citando quando fu scritto nella relazione sulla riforma delle finanze pontificie dall’allora Vescovo di Senigallia, Mons. Giovanni Mastai Ferretti, poi Papa Pio IX. Le Guardie di Finanza, egli scrisse, fanno contrabbando. Meglio sarebbe sostituirle con civili armati al comando di un Carabiniere.
Dott. Vincenzo Cerceo – Colonnello (c.a.) della Guardia di Finanza
Nella prima foto di copertina una immagine del Colonnello Cerceo

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