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Le storie nella Storia: Sessant’anni di racconti di un fotoreporter freelance

Dopo la pausa estiva, riprendono le attività della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia con una mostra di particolare rilevanza. Venerdì 13 settembre, alle ore 18:30 nella sala “Rosa del Vento” della sede di via Arpi 152, si terrà l’inaugurazione dell’antologica “Le storie nella Storia. Sessant’anni di racconti di un fotoreporter freelance”, mostra fotografica dedicata ad uno dei più autorevoli rappresentanti del fotogiornalismo italiano, Uliano Lucas, organizzata dalla Fondazione, in collaborazione con il FotoCineClub di Foggia, nell’ambito della tredicesima edizione di “FoggiaFotografia. La Puglia senza confini”.

La mostra proporrà una rassegna di circa 80 scatti in bianco e nero, suddivisi in 10 sezioni, che riassumono sei decenni di incessante attività professionale, durante i quali l’autore si è impegnato nel racconto della realtà, senza pregiudizi e al servizio della libera informazione. Uliano Lucas, infatti, è noto per aver realizzato reportage per importanti giornali e riviste italiane, documentando con ampi servizi i temi sociali più scottanti: la contestazione giovanile, le proteste di piazza, l’immigrazione, l’industrializzazione e la conseguente devastazione del territorio, i luoghi di detenzione, gli scenari di guerra e le lotte per la democrazia e la libertà, dal Portogallo del dittatore Salazar alle guerre di liberazione in Africa, come quelle dell’Eritrea, della Guinea-Bissau, dell’Angola; dalla Giordania dei tempi di Settembre Nero alle cruente guerre jugoslave (celebri i suoi reportage sulle città di Mostar, nel 1992, e di Sarajevo, nel 1993).

All’inaugurazione della mostra interverranno il presidente della Fondazione dei Monti Uniti, Aldo Ligustro, il presidente del FotoCineClub di Foggia, Nicola Loviento, Gianfranco Piemontese, esperto d’arte e consigliere d’amministrazione della Fondazione, e l’autore.

“Siamo lieti di ospitare questa avvincente esposizione delle opere di un fotoreporter freelance italiano che ha dato uno straordinario contributo all’arte della fotografia e, in particolare, alla cosiddetta fotografia sociale, proponendo una panoramica organica della sua attività con scatti del passato, ma anche più recenti e contemporanei – dichiara in una nota il presidente della Fondazione, Aldo Ligustro -. Gli obiettivi della mostra sono quelli di sempre: in generale, arricchire l’offerta espositiva e culturale del territorio; più nello specifico, valorizzare la tradizione espressa in ambito fotografico nazionale mettendola in contatto con quella locale; avvicinare alla fotografia un pubblico sempre più vasto, e i giovani soprattutto. Ma con questa mostra – sottolinea il presidente della Fondazione – vogliamo anche evidenziare tutta la capacità del “mestiere” di fotografo di suscitare fascino e di creare bellezza, tributando ad esso la considerazione e il rispetto che merita”.

“La mostra antologica che dedichiamo a Uliano Lucas, inoltre, segna il felice ritorno della collaborazione tra la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia e il FotoCineClub del capoluogo – conclude Ligustro -; due entità che, ciascuna nell’ambito delle rispettive competenze ed esperienze, rappresentano sempre di più importanti punti di riferimento per la promozione della fotografia nel nostro territorio”.

“Il FotoCineClub di Foggia – dichiara il presidente Nicola Loviento – continua il percorso di presentazione dei grandi autori della fotografia italiana iniziato nel 2012, anno della prima edizione di “FoggiaFotografia: La Puglia senza confini”, presentando al pubblico foggiano il grande Uliano Lucas e lo fa anche quest’anno grazie alla sensibilità ed alla collaborazione determinante della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia. Impegno politico, rigore, passione, rispetto per la dignità delle persone ritratte, onestà intellettuale, sono solo alcune delle caratteristiche di Uliano Lucas che, in oltre cinquant’anni di fotogiornalismo, ha saputo rappresentare le realtà da lui incontrate per un’informazione libera da pregiudizi e sempre eticamente corretta. È quasi impossibile, in poche righe, raccontare tutto di Lucas e quanto importante è per la fotografia italiana. Freelance da sempre, precario della fotografia – come ama definirsi -, ha raccontato l’Italia e il mondo, scegliendo sempre le testate a cui vendere i propri lavori. Il suo è un archivio prezioso – conclude Loviento -, fatto di negativi e stampe che rappresentano la vastità dell’umano. Noi siamo semplicemente felici di mostrarne un sunto”.

“Le fotografie di Uliano Lucas non si fermano ad una ricognizione della realtà – spiega Gianfranco Piemontese – ma con il loro contenuto ci coinvolgono in modo irruento come solo il bianco e nero può fare. Immagini cariche di un pathos che fuoriesce dai volti di donne, uomini e bambini, persone e umanità riprese e riportate all’attenzione di mondi altri. Insomma parliamo di uno dei protagonisti della storia della fotografia italiana, che si può accostare di diritto a quella schiera di donne e uomini come Tina Modotti, Lisetta Carmi, Letizia Battaglia, Chiara Samugheo, Mario Giacomelli, Mario Dondero, Mimmo Jodice e Gianni Berengo Gardin (per citarne solo alcuni), che hanno espresso i più alti livelli dell’arte fotografica in Italia e nel mondo”.

La mostra resterà in allestimento nella galleria della Fondazione dei Monti Uniti, in via Arpi 152 a Foggia, dal 13 settembre al 12 ottobre 2024 e sarà visitabile tutti i giorni, dal lunedì al sabato (esclusi domenica e festivi), dalle ore 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. Ingresso libero.

Note biografiche
Nato a Milano nel 1942, Uliano Lucas cresce nel clima di ricostruzione civile e intellettuale che anima il capoluogo lombardo nel dopoguerra. Ancora diciassettenne, inizia a frequentare l’ambiente di artisti, fotografi e giornalisti che vivevano allora nel quartiere di Brera e qui decide di intraprendere la strada del fotogiornalismo.

I primi anni lo vedono fotografare le atmosfere della sua città, la vita e i volti degli scrittori e pittori suoi amici – Enrico Castellani e Arturo Vermi, Piero Manzoni e Nanda Vigo – ma anche raccontare i nuovi fermenti nella musica e nello spettacolo, dal Cab 64 di Velia e Tinin Mantegazza ai gruppi rock degli Stormy Six e dei Ribelli. Poi arriva il coinvolgimento nelle riflessioni politiche scaturite dal movimento antiautoritario del ’68 e l’impegno in una lunga campagna di documentazione sulle realtà e le contraddizioni del proprio tempo: l’immigrazione in Italia e all’estero, la distruzione del territorio legata all’industrializzazione, le proteste di piazza degli anni ’68-’75, il movimento dei capitani in Portogallo e le guerre di liberazione in Angola, Eritrea, Guinea Bissau, seguite con i giornalisti Bruno Crimi ed Edgardo Pellegrini per riviste come “Tempo”, “Vie Nuove”, “Jeune Afrique” e “Koncret” o per iniziative editoriali diventate poi un punto di riferimento per la riflessione terzomondista di quegli anni.

Uomo colto e visionario, Lucas lavora in quel giornalismo fatto di comuni passioni, forti amicizie e grandi slanci che negli anni sessanta e settanta tenta di opporre una stampa d’inchiesta civile all’informazione consueta del tempo, poco attenta ad una valorizzazione della fotografia e imperniata sulle notizie di cronaca rosa e attualità politica. Collabora negli anni con testate come “Il Mondo” di Mario Pannunzio e poi di Arrigo Benedetti, “Tempo”, “L’Espresso”, “L’Europeo”, “Vie nuove”, “La Stampa”, “Il Manifesto”, “Il Giorno”, “Rinascita”, o ancora con “Tempi moderni” di Fabrizio Onofri, “Abitare” di Piera Pieroni, “Se – Scienza e Esperienza” di Giovanni Cesareo e con tanti giornali del sindacato e della sinistra extraparlamentare. A servizi sull’attualità e sul mondo dell’arte e della cultura, alterna reportage, che spesso sfociano in libri, su temi che segue lungo i decenni: dalle trasformazioni del mondo del lavoro, alla questione psichiatrica. Racconta le nuove forme d’impegno del volontariato degli anni ottanta e novanta, le iniziative del Ciai (Centro italiano per l’adozione internazionale) in India e in Corea e le realtà della cooperazione in Africa. Durante la guerra jugoslava vive e restituisce in immagini le tragiche condizioni di esistenza della popolazione sotto assedio.

Nei primi anni novanta collabora intensamente con la rivista “King”, con il “Corriere della Sera” e il suo supplemento “Sette” ed è coinvolto da Guido Vergani nelle inchieste sulla Grande Milano delle pagine cittadine di “Repubblica”. Su questa testata pubblica diversi reportage sulle architetture e gli spazi di Milano e del suo infinito hinterland che si inseriscono in un lavoro mai interrotto sul cambiamento del territorio come specchio delle trasformazioni nell’economia e nel tessuto socio-culturale italiani.

La chiusura della maggior parte dei giornali con cui collabora e i cambiamenti nel sistema dell’informazione e della produzione e distribuzione della notizia, lo portano però a diradare le corrispondenze giornalistiche per dedicarsi a inchieste di ampio respiro condotte insieme a giornalisti, sociologici e storici. In esse Lucas interpreta il cambiamento epocale che si sta compiendo a cavallo del nuovo millennio attraverso una ricerca estetica influenzata anche dalle tendenze del linguaggio visivo degli ultimi anni. Fra il 1998 e il 2002 viaggia in Cina, raccontando il fermento di una paese che scopre un nuovo benessere e una nuova libertà, in quel momento di rapido e vorticoso passaggio che trasformerà questa nazione da paese “in via di sviluppo” in superpotenza. E poi continua a raccontare i diversi volti del proprio tempo: i cambiamenti nel mondo del lavoro in una società ormai postindustriale, le realtà dell’emigrazione tra accoglienza, integrazione ed emarginazione, il mondo giovanile con la sua cultura e la sua irrequietezza in un quadro socio-politico segnato dall’incertezza e dalla fine delle ideologie.

Da un’intensa collaborazione dei primi anni 2000 con la rivista “Io e il mio bambino” ha origine un racconto ancora in gran parte inedito sulla nascita e la maternità. Del 2006 è il reportage sulle carceri di San Vittore e Bollate, realizzato per la Triennale di Milano con Franco Origoni e Aldo Bonomi; del 2008 il libro “Scritto sull’acqua”, in cui le sue immagini sulle popolazioni borana dell’Etiopia meridionale dialogano con il racconto letterario di Annalisa Vandelli. Nel 2016 con il libro “Il tempo dei lavori”, Lucas torna poi a indagare il mondo del lavoro a Genova a vent’anni dall’inchiesta “Lavoro/lavori” a Genova. Degli ultimi anni sono anche la lunga indagine sul territorio di Bari e il racconto sull’attività del centro per richiedenti asilo di Settimo Torinese, in cui Lucas rinnova, con uno stile che riflette i cambiamenti del tempo, l’impegno di conoscenza e analisi e la capacità narrativa ed evocativa che lo hanno da sempre contraddistinto.

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