di Anna Losurdo (componente del Consiglio Nazionale Forense)
Chi l’avrebbe detto?
La cosa più terribile, la giustizia amministrata sotto le tende, a Bari, ormai da venti giorni, ha posto in evidenza un aspetto che può dirsi, ormai, acquisito.
La battaglia comune di Avvocati e Magistrati per l’esercizio della giurisdizione, consapevoli di essere compartecipi della stessa, al di là del diverso ruolo esercitato nel processo, che li vede, per l’appunto, in “ruoli contrapposti” ma entrambi indispensabili e necessari l’uno all’altro.
Ebbene, da Bari, è comune l’urlo di dolore che da giorni Avvocati e Magistrati rivolgono al Ministro, ai parlamentari, alle istituzioni tutte, alle Cittadine e ai Cittadini baresi e italiani.
È lo stesso urlo con il quale, da una parte, si chiede un intervento rapido, per restituire alla cittadinanza non solo un luogo degno dove amministrare la giustizia penale, ma l’esercizio stesso della giurisdizione, in buona parte ridotto a meri rinvii delle udienze (tranne che per alcune tipologie di processi che, come è noto, vengono celebrati nelle aule del Palazzo di giustizia di Piazza Enrico De Nicola).
È lo stesso urlo con il quale ci si oppone a qualsiasi ipotesi di ulteriore frammentazione della allocazione degli uffici giudiziari “in sedi provvisorie” sparse sul territorio della città metropolitana che di fatto di tradurrebbe, come e facile prevedere, nella impossibilità di operare per gli Avvocati e per gli stessi uffici: di fatto nella sospensione della giurisdizione.
È lo stesso urlo con il quale si dice alle cittadine e ai cittadini che la nostra battaglia è la loro battaglia perché è per i diritti di tutti che Avvocati e Magistrati operano e svolgono le proprie funzioni fuori e dentro il processo.
È lo stesso urlo con il quale si denunzia l’approccio inadeguato da parte del governo e della politica che in ambito sia locale sia nazionale per troppo tempo hanno omesso interventi adeguati a risolvere la situazione della edilizia giudiziaria, oggi esplosa drammaticamente a Bari, rappresentata dalle tre misere tende allocate nell’area antistante il palagiustizia penale.
Quelle tende che sono un pugno nello stomaco per i cittadini di uno stato democratico che non e dato laddove la giurisdizione sia negata.
Quelle stesse tende che per il Ministero rappresentano, per l’aspetto della loro rimozione, la priorità assoluta: rimuoverle immediatamente per ridare dignità all’amministrazione della giustizia o per rimuovere, con esse, la visione delle colpe e delle responsabilità passate e future?
Ci sarà anche il tempo per accettarle tutte, quelle responsabilità, anche meramente politiche.
E anche i nuovi protagonisti della scena politica e del governo non ne saranno esenti.
La tempistica, quasi coincidente, tra l’esplodere della emergenza a Bari e l’insediamento del nuovo governo chiama il Ministro ad un compito arduo.
Rompere con il passato, con l’approccio estremamente burocratico ed economicista della edilizia giudiziaria, che tanti danni ha prodotto sino ad oggi, per il mancato ascolto degli operatori e prima di tutto degli Avvocati. Questo è l’imperativo categorico.
Il Ministro Bonafede sembra aver inaugurato una nuova stagione di concertazione diretta con Avvocati, Magistrati, personale di cancelleria e istituzioni territoriali.
In queste ore così drammatiche non possiamo che sperare che sappia ascoltare quell’urlo comune e sappia cogliere il senso profondo del segnale di concordia che da Bari viene da Avvocati e Magistrati.
PH: la consigliera CNF Avvocata Anna Losurdo al sit in a piazza prefettura