Principale Politica Diritti & Lavoro Caso Ivan Ciullo: i genitori denunciano la Pm

Caso Ivan Ciullo: i genitori denunciano la Pm

La verita’ e’ ancora lontana. Ma i genitori non si arrendono e denunciano la procura di lecce

Il 12 luglio l’udienza del GIP

ACQUARICA DEL CAPO –  A tre anni esatti dalla morte di Ivan Ciullo, in arte “Navi”, il deejay trovato impiccato il 22 giugno del 2015 ad un ulivo nelle campagne tra Taurisano e Acquarica del Capo (LE), nessuno sa cosa sia accaduto realmente. Alla tenacia e al coraggio dei genitori – Rita e Sergio – che non si sono arresi le istituzioni hanno innalzato un muro, un muro di omissioni, di errori investigativi, troppo gravi e troppo frequenti da non chiedersi PERCHE’? Troppi gli interrogativi che non hanno avuto risposte in questi 36 mesi.

Pieno di vita, di interessi: cantautore, DJ, speaker radiofonico, produttore musicale, fonico ed infine la passione per la scrittura, il legame fortissimo con mamma Rita e papà Sergio, una nuova relazione sentimentale: nessun motivo per togliersi la vita.

Eppure, fin dall’inizio, il caso è stato liquidato frettolosamente come un suicidio, sulla base del fatto che accanto al corpo è stata trovata una lettera di addio ai genitori. Lettera scritta al computer, le uniche parole autografe sono nella intestazione della busta – “Per mamma e Sergio” – e NON è la scrittura di Ivan. Lo ha dichiarato anche un perito, ma in via informale, perché la PM non ha mai voluto autorizzare la perizia calligrafica sull’originale della busta. PERCHE’?

PERCHE’ il corpo è stato portato al nosocomio di Lecce, distante oltre 60 km da Acquarica, ed è stato trattenuto due giorni senza però effettuare l’autopsia? Si sono limitati ad una visita esterna, senza neppure effettuare esami tossicologici. Questo tipo di indagini avrebbero potuto farle in un qualsiasi ospedale più vicino. Cosa ha fatto cambiare loro idea? Qualcuno ha fatto pressione affinché non venisse effettuata l’autopsia? Nella decisione di non fare l’autopsia non sono stati interpellati i genitori. Nessuno quella mattina del 22 giugno si è recato da loro; hanno saputo della scomparsa del figlio casualmente. Lo ha capito papà Sergio, da solo, e da solo ha dovuto dare la notizia a mamma Rita. PERCHE’?

PERCHE’, se come ha scritto il medico legale, sugli slip del giovane c’erano tracce di liquido seminale, il vestiario è stato gettato?

PERCHE’ nessuno si è preoccupato di verificare che sotto la suola delle scarpe ci fosse la terra rossa del campo in cui è stato ritrovato il corpo senza vita? E perché anche le scarpe sono state gettate?

Ivan è stato trovato appeso al ramo di un albero di ulivo, ma le foto testimoniano che le estremità delle gambe erano bianche e questo non è compatibile con il suicidio. Il sangue in un corpo appeso si deposita verso il basso: i piedi avrebbero dovuto essere blu.

E PERCHE’ sul corpo sono presenti ecchimosi dorsali? In un corpo appeso non dovrebbero esserci. Forse Ivan quando ha perso la vita era disteso?

Anche i segni dietro la nuca non sembrano affatto provocati dallo strisciamento del cavo, poiché risultano asimmetrici al nodo.

PERCHE’, alla luce di questi elementi e, malgrado le ripetute richieste da parte dei legali dei genitori, non hanno ancora autorizzato la riesumazione e l’autopsia di Ivan?

Anche la posizione del corpo avrebbe dovuto destare sospetti: è stato rinvenuto con le gambe genuflesse e non penzolanti. Tale posizione è stata giustificata dagli inquirenti con il cedimento del “cavo elettrico”. Ma non si tratta affatto di un cavo elettrico, bensì di un cavo microfonico che non cede o, se lo fa, si logora esternamente, ma le foto testimoniano che il cavo era integro. Lo sa bene papà Sergio che lo ha visionato, insieme ai legali e ai funzionari della Polizia di Stato di Taurisano: il cavo non presentava alcun cedimento né allungamento.

E che fine ha fatto il mazzo di chiavi che aveva con sé? e le videocamere, presenti nell’auto di Ivan al momento della scomparsa, dove sono finite?

I piedi dello sgabello, che è stato ritrovato accanto al corpo, sono solo appoggiati sul terreno e non affondano nella terra. E’ scientificamente possibile? NO

Il medico legale – pur non avendo fatto autopsia -ha dichiarato l’ora PRECISA della morte: h 18 del 21 giugno 2015. Così si legge nel suo referto, allegato alla prima richiesta di archiviazione. Poche pagine dopo, nello stesso fascicolo, la perizia sul cellulare di Ivan stabilisce che è stato spento definitivamente alle 18,40. PERCHE’ la PM, malgrado questa evidente incongruenza, ha chiesto l’archiviazione? PERCHE’ non le è venuto il dubbio che il telefono poteva essere stato spento da qualcun altro?

Alle 18,40 del 21 giugno è ancora giorno, il sole tramonta due ore dopo. L’albero in cui è stato ritrovato Ivan si trova ai margini di una strada asfaltata e abbastanza trafficata, anche se in campagna. Possibile che nessuno abbia visto il corpo fino alla mattina successiva? E se fosse stato portato lì dopo la sua morte, inscenando un suicidio?

A tutte queste domande non sono ancora state date risposte. I genitori non si sono mai arresi e continueranno la loro lotta per la verità. Di recente, difronte alla seconda richiesta di archiviazione presentata dalla PM e alle sue evidenti lacune, hanno presentato una formale denuncia-querela al Tribunale di Potenza nei confronti della PM della Procura di Lecce per il reato di omissione di atti d’ufficio.

Dopo aver respinto l’iniziale richiesta di archiviazione, il giudice per le indagini preliminari, Vincenzo Brancato, il 27 febbraio 2017, aveva chiesto agli inquirenti un ulteriore approfondimento investigativo, procedendo all’acquisizione delle celle telefoniche agganciate sia dal cellulare in uso a Ivan sia da smartphone, tablet e utenze in uso all’uomo con cui Ivan aveva intrattenuto contatti fino all’ultimo, disponendo altresì di acquisire eventuali dati GPS. Già nel corso dell’udienza di discussione i legali dei genitori di Ivan avevano fatto presente la necessità di acquisire quei dati in tempi celeri, poiché, trascorsi due anni dal fatto, i dati telefonici sarebbero stati eliminati per sempre dalle varie compagnie telefoniche.

In effetti, accade che i due cellulari vengano sequestrati con urgenza il 15 marzo 2017, ma “l’acquisizione presso gli operatori di rete di accesso per le comunicazioni “Wind Spa”, “Telecom Spa” e “Vodafone Omnitel spa” ed “H3G” mobili, di copia cartacea ed informatica della documentazione integrale del traffico storico, localizzazione delle celle impegnate, messaggi di testo ENTRANTE ed USCENTE dall’utenza radiomobile, con utenza ————, dalle ore 00,00 del giorno 10.06.2015, alle ore 24.00 del giorno 01.08.2015” – in uso all’indagato – è stata richiesta dal PM in data 10.10.2017 e l’incarico al consulente tecnico venga assegnato solo il giorno 21 giugno 2017, ovvero il giorno del secondo anniversario della morte di Ivan.

Di conseguenza le compagnie telefoniche interessate, hanno comunicato che, essendo trascorsi i 24 mesi previsti dalla data della comunicazione dei dati di traffico telefonico, gli stessi erano stati distrutti

Si tratta di una fatale casualità?

Sta di fatto che questo gravissimo ritardo ha comportato la perdita di elementi fondamentali per le indagini ed ad oggi irripetibili.

A questa seconda richiesta di archiviazione, il legale dei genitori – AVV.Francesca CONTE – ha presentato le loro opposizioni.

Il prossimo 12 luglio è prevista l’udienza di discussione davanti al GIP.

 

 

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