“La ricerca storica va coltivata con impegno, per fare luce su ogni aspetto della storia, con l’obiettivo di costruire, se non una memoria condivisa, un terreno di civile confronto”. Lo ha sostenuto il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo, intervertendo nel convegno a bari “Guerra ai briganti, guerra dei briganti storiografia e narrazioni”.
Le tre giornate di studio, per Loizzo, offriranno un contributo alla ripresa del dibattito sulla storia postunitaria del Mezzogiorno, aprendo si auspica “un varco nel muro della demagogia che alcuni hanno deciso di innalzare, anche su questo aspetto della storia italiana”. Perché “se l’esercizio del revisionismo di per sé non è un male, si trasforma in una inaccettabile falsificazione della storia, quando viene finalizzato al proprio tornaconto politico o elettorale”.
Un “certo revisionismo” sui temi del Risorgimento e dell’Unità nazionale, “negando l’evidenza – secondo Loizzo – si spinge sino a rivalutare fatti che, per quanto controversi, sono già stati storicamente ben definiti. Letture nostalgiche, invece di fare tesoro delle lezioni della storia, finiscono per mistificarla”.
Oltre ad una “vasta pubblicistica, il fiorire di associazioni, sette e correnti di pensiero, che si richiamano al regime borbonico, hanno scelto una lettura dei fatti, non con l’obbiettivo di ricordarli ma per celebrarli, spesso con affermazioni che rasentano l’insulto nei riguardi della storia risorgimentale e dei suoi protagonisti”.
Il presidente del Consiglio regionale pugliese ha ricordato, tra l’altro, l’iniziativa promossa da una forza politica nazionale in alcuni Consigli regionali del Sud. Si chiedeva di indicare il 13 febbraio come giornata in cui commemorare i meridionali che perirono in occasione dell’unità.
“Il Consiglio regionale della Puglia ha accolto la richiesta, il 4 luglio 2017, non per condividerla – ha detto Loizzo – ma per offrire un terreno di confronto, peraltro istituzionalmente obbligato e che, se negato, avrebbe provocato solo inutile vittimismo”. L’iniziativa non ha avuto seguito, ma “avrebbe sicuramente visto la stragrande maggioranza del Consiglio battersi con l’obiettivo di ricordare le sofferenze subite dalle popolazioni meridionali, non per celebrare un regime sanguinario e illiberale”.
Il Convegno barese è impegnato ad approfondire i temi del brigantaggio, “con spirito laico e senza i preconcetti che per anni lo hanno caratterizzato. Insieme al triste fenomeno della mafia e dell’emigrazione di massa che seguì, segnò profondamente quei decenni. Poi, la questione sociale, la rivoluzione industriale, il giolittismo, la guerra e il ventennio fascista, posero definitivamente le basi per l’incancrenirsi della questione meridionale. Oggi i problemi del Sud non sembrano ai primi posti nell’agenda del governo, proprio mentre si sta delineando una sorta di tsunami demografico e sociale: i giovani italiani che emigrano all’estero sono più dei migranti che entrano in Italia”.
Questo conferma invece l’attualità della questione del Mezzogiorno, e tuttavia, “da qualche tempo a questa parte, la spinta propulsiva del meridionalismo storico si è decisamente attenuata, generando un vuoto riempito da una parte dalla cultura rivendicativa e piagnona del sudismo falso meridonalista e, dall’altra, dall’imperversare di una classe politica autoreferenziale che prospera sul baratto, tra i fondi pubblici e il consenso elettorale, esattamente come un secolo fa”.
Pertanto è indispensabile, ha fatto presente il presidente Loizzo, “una ripresa vigorosa dell’analisi critica e della narrazione del Meridione, nella consapevolezza che la posta in gioco non è quella di ‘chiedere per il Sud’, ma di lavorare ‘per trasformare il nostro Mezzogiorno’”. (fel)
Principale Politica Diritti & Lavoro Convegno sul brigantaggio, Loizzo: “è tempo di trasformare il Mezzogiorno”