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Capodanno, che cos’è?

Anche quest’anno è andata, è avvenuto l’atteso traghettamento da un anno all’altro, con cenoni ricchissimi, auguri , baci e abbracci, in un banale rituale che si ripete ogni anno, ma non ha una significato vero e proprio, perché l’anno neonato è uguale al vecchio, con le stesse criticità, gli stessi problemi , non ci si sveglia il primo gennaio con una pelle nuova, è tutto come prima, con montagne di cose da lavare e resti da smaltire. Eppure, sarebbe triste andarsene a letto senza aspettare questo annuale passaggio, l’uomo vive anche di illusioni, effimere quanto vuoi, ma che per un attimo gli fanno dimenticare le sue fragilità. Mi piace riportare il pensiero di Antonio Gramsci, che seppur in modo più deciso e incontrovertibile , si accosta la mio modesto sentire.

“Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. “
…….”Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore.

Maria Cavallaro

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