Mahmood a Sanremo (Fotogramma)
di Francesco Saita
Archiviato il festival di Sanremo, in versione ‘sovranista’, con la quasi totalità dei cantanti made in Italy, la Lega chiede di modificare i palinsesti musicali delle radio nazionali. Puntare sulla nostra musica, dare spazio agli esordienti, tutelare la nostra tradizione: è questo l’obbiettivo di una proposta di legge a prima firma Alessandro Morelli, presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera e fino allo scorso anno direttore di Radio Padania.
“La vittoria di Mahmood all’Ariston dimostra che grandi lobby e interessi politici hanno la meglio rispetto alla musica”, dice all’AdnKronos Morelli: “Io preferisco – aggiunge – aiutare gli artisti e i produttori del nostro Paese attraverso gli strumenti che ho come parlamentare”. “Mi auguro infatti che questa proposta – dice parlando del suo progetto di legge – dia inizio a un confronto ampio sulla creatività italiana e soprattutto sui nostri giovani”.
Nel testo, che riporta le firme anche dei deputati Maccanti, Capitanio, Cecchetti, Donina, Fogliani, Giacometti, Tombolato e Zordan, dal titolo ‘disposizioni in materia di programmazione radiofonica della produzione musicale italiana’, si chiede, come si legge nell’articolo 2, che “le emittenti radiofoniche, nazionali e private” debbano riservare “almeno un terzo della loro programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana, opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in Italia, distribuita in maniera omogenea durante le 24 ore di programmazione”.
Inoltre una quota “pari almeno al 10 per cento della programmazione giornaliera della produzione musicale italiana è riservata alle produzioni degli artisti emergenti”. Si stabilisce, inoltre che anche che “la vigilanza sull’applicazione della presente legge è affidata all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni” e che “in aggiunta a quanto espressamente previsto dalla normativa vigente, l’Autorità, a fronte della reiterata inosservanza delle disposizioni di cui alla presente legge, può in ultima distanza disporre la sospensione dell’attività radiofonica da un minimo di otto ad un massimo di trenta giorni”.
Secondo gli ultimi dati, citati da Morelli, nelle dieci emittenti radiofoniche più ascoltate in Italia la quota media di repertorio italiano è inferiore al 23%, con alcuni casi limite di emittenti (specializzate e non) in cui tale quota è uguale o inferiore al 10%. Una proposta che richiama altri esempi in Europa, come il sistema delle ‘quote’, già impiegato da molto tempo in Francia, dove dal 1994, con l’approvazione della ‘legge Toubon’ sull’uso e la promozione della lingua francese in tutti i contesti, le radio transalpine sono obbligate a trasmettere musica francese per una quota pari almeno al 40% della programmazione giornaliera.
Per Morelli “la musica non è solo un passatempo ma un racconto della nostra vita, della nostra cultura, dei momenti della vita, dei luoghi e dei sentimenti”, non dimenticando che “promuovere la musica italiana significa sostenere l’industria della cultura del nostro Paese e quindi le tante persone che ci lavorano”. “Il punto – conclude l’ex direttore di Radio Padania – è interrogarsi su che fine fa la musica italiana per 365 giorni all’anno, quando si chiude il sipario dell’Ariston”.