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Emiliano e Bari

Sembra che Michele Emiliano e la Città di Bari siano indissolubilmente legati al medesimo destino. La sua discesa in campo, frase indirizzata da Berlusconi a sè stesso per identificare il momento di passaggio dalla carriera d’imprenditore a quella di politico, è avvenuta allorché ottenne da Massimo D’Alema la candidatura a Sindaco di Bari in quota centro sinistra. Fece molto discutere la circostanza che Emiliano fosse in quel mentre il PM incaricato delle indagini sulla Missione Arcobaleno, sui falsi aiuti umanitari di Stato all’Albania, che vedeva D’Alema coinvolto quale Presidente del Consiglio dei Ministri, all’epoca dei fatti, ed indagato un politico diretto collaboratore del parlamentare gallipolino.

La prima consigliatura fu dai più ritenuta positiva; sono gli stessi che riservano un giudizio decisamente negativo al secondo mandato di Sindaco di Bari ricoperto dall’ex magistrato (che ex  non ha inteso diventare, violando regole e principi, da cui è scaturito il recente richiamo del CSM – Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo di autogoverno dei Giudici). E Bari ne seguì le sorti: crebbe nella prima consigliatura, invertì  la rotta nella seconda.

Emiliano, sostennero ed ancora raccontano i suoi detrattori, appena rinominato Sindaco avrebbe puntato lo sguardo al più alto scanno della Regione Puglia e per promuoversi  Governatore avrebbe non solo del tutto trascurato la Città, ma l’avrebbe addirittura usata come merce di scambio. Per un Sindaco un’accusa decisamente infamante. Non so quanto possa corrispondere al vero questa ricostruzione, sta di fatto che il livello della giunta municipale della seconda Consigliatura Emiliano fu decisamente inferiore alla prima.

Mi si può obiettare che non desta meraviglia il parallelo. Se il Sindaco è distratto dai suoi gravosi impegni e pensa al altro (la sua promozione a Governatore) è chiaro che la Città, abbandonata a sè stessa ed affidata ad assessori modesti, quando non peggio, prende la via dell’inesorabile declino.

Per giunta, alla fine del secondo mandato da Sindaco è Emiliano a indicare e sostenere elettoralmente il suo successore, Antonio De Caro, già assessore alla mobilità  prima e consulente al ramo del Comune poi. Se Decaro, figlio d’arte (il padre Giovanni è stato Assessore all’Urbanistica del Comune di Bari nell’ Amministrazione guidata da Daniela Mazzucca) ha avuto un ottimo avvio, divenendo a breve Presidente nazionale dell’ANCI , consolidando l’amicizia con Renzi premier, anche per lui arriva qualche Waterloo con la caduta di Renzi, la crisi economica e le sempre maggiori difficoltà in cui versa la finanza in genere e quella locale in particolare. E quando Decaro non segna più gol o ne segna pochi ecco che la colpa ricade su Michele Emiliano “reo” di aver voluto Decaro come Sindaco, dipinto dai detrattori come il proconsole di Emiliano che, in realtà, dal lungomare di Bari (sede della Presidenza della Regione Puglia) governa sulla Regione e, contestualmente, attraverso Decaro, sul Comune e la Città Metropolitana di Bari.

Credo sia il caso di avviarci a conclusione: orbene, se la Città di Bari in questi ultimi anni non è mai riuscita a scalare significativamente le classifiche  che tengono conto del livello della qualità della vita dei cittadini,  piazzandosi per il 2018, nella classifica annuale del Sole 24 ore, al 77° posto su 107 (con un miglioramento di posizione rispetto al 2017), assai peggio accade alla sua area metropolitana che finisce per il 2018 al 103° posto su 110, nella classifica stilata da Italia Oggi.  Dunque, decisamente una brutta debacle.

Altrettanto poco allegra è la recentissima vicenda politica e personale del Governatore pugliese. Dopo il richiamo subito dal CSM, a cui abbiamo accennato, è di questi giorni la notizia di un’indagine della Procura  della Repubblica che lo riguarda, perché sospettato di essersi fatto pagare gli ingenti costi della sua campagna alle primarie nazionali PD da due imprenditori, fornitori abituali della Regione. Una cosetta che se provata, sottolineo il se, essendo garantista da sempre, avrebbe ripercussioni talmente negative sulla carriera politica da far seriamente riflettere sull’ opportunità di proseguirla. Come se ciò non bastasse la ciliegina sulla torta è venuta dal Sole 24 ore che nella classifica 2018 sulla popolarità dei Governatori italiani colloca Michele Emiliano al 10° posto, su 16 regioni esaminate, con il 38,2% (l’8,9% in meno rispetto alle elezioni regionali del 2015) . E sembra poi destinata ad erodere ulteriormente l’indice di gradimento del Governatore pugliese la notizia di una probabile condanna del Comune ad ingentissimi danni (oltre 400 milioni di euro), conseguenti all’abbattimento di Punta Perotti, per quantificare i quali la Corte di Appello di Bari ha disposto la nomina di un Collegio di periti. .

Ovviamente Emiliano, che la comunicazione la conosce assai bene, ha manifestato soddisfazione per “la tenuta”, ma è certamente solo facciata. La realtà è che Emiliano perde popolarità, come la Città metropolitana barese perde vivibilità e la Città di Bari non raggiunge posizioni accettabili a dispetto delle premesse e delle speranze che la temporanea, fulminea ascesa iniziale di Decaro aveva alimentato.

Ed ora venitemi a dire che Michelone e Bari non vanno di pari passo.

Gianvito Pugliese

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