Dopo la bufera che ha investito la sanità in Umbria, la governatrice Pd della Regione Umbria annuncia le sue dimissioni rimettendo l’incarico per senso di responsabilità
di Monica Montanaro
Nei giorni scorsi si è sollevato un polverone che ha investito la sanità in Umbria, la procura di Perugia ha aperto un filone d’inchiesta, poiché ha riscontrato delle irregolarità nell’ambito dei concorsi indetti al fine di assumere personale medico qualificato da collocare all’interno del nosocomio del capoluogo umbro, i quali risulterebbero pilotati. Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria, è risultata invischiata in tale prassi corrotta che occultamente inficiava i meccanismi intrinseci alle istituzioni locali, e perciò inserita nel solco dell’inchiesta avanzata dalla procura.
Proprio in seguito alla conoscenza di tale notizia di indagine giudiziaria che l’ha investita, la governatrice Catiuscia Marini del Pd, ha assunto personalmente la decisione di dimettersi dal suo incarico, decisione intrapresa al termine di una riunione tenutasi nella sede del palazzo della Giunta a Perugia.
La presidente della Regione Marini ha comunicato pubblicamente le sue dimissioni, scelta maturata soprattutto successivamente alle pressioni provenienti dalle componenti interne al suo stesso partito, il Pd, in primis dal neo segretario Nicola Zingaretti, tramite una lettera da ella inviata alla presidente dell’Assemblea Legislativa, Donatella Porzi, attenendosi alle norme insite allo Statuto regionale.
Il testo della lettera, avente ad oggetto le dimissioni dell’ormai ex governatrice Catiuscia Marini, esprime lo stato profondo del pensiero e dell’animo della stessa, da cui si evince: “Ritengo doloroso, ma giusto rassegnare le mie dimissioni da presidente della Regione Umbria, perché ritengo di tutelare così l’istituzione che ho avuto l’onore di guidare, salvaguardare l’immagine della mia regione e della mia comunità e al tempo stesso avere la libertà di dimostrare la mia correttezza come persona e come amministratore pubblico. Quello che sta accadendo mi addolora e mi sconvolge, e sono sicura che ne uscirò a testa alta perché non ho niente a che fare con pratiche di esercizio del potere che non siano rispettose delle regole e della trasparenza”. E scrive ancora nella lettera: “Le istituzioni vengono prima delle persone che le guidano e non possono avere ombre che rovinano il già difficile rapporto con i cittadini”. La Marini aggiunge in merito alle sue dimissioni, avallando la sua decisione: “Lo faccio per tutelare le istituzioni. So così di fare la cosa più giusta e più coerente con i miei valori, quelli della mia famiglia e con quelli della comunità politica a me più vicina”.
Il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, si è espresso in merito alla scelta della governatrice di rassegnare le sue dimissioni dal suo incarico pubblico, dichiarando: “Voglio ringraziare Catiuscia Marini che con le sue dimissioni ha scelto di mettere al primo posto il bene della sua Regione. Catiuscia, in questi anni è stata a servizio delle istituzioni e dell’interesse generale, e ha garantito all’Umbria sviluppo e qualità della vita e dei servizi. E’ stata una guida apprezzata per suoi territori e benvoluta dalla sua comunità. Il segretario del Pd ha proseguito: “Ora, sebbene in presenza di un indagine che è ancora allo stato preliminare, ha scelto con responsabilità di fare un passo indietro proprio allo scopo di evitare imbarazzi e strumentalizzazioni per la sua Umbria. Da garantisti aspetteremo che la giustizia faccia il suo corso prima di emettere giudizi definitivi, spero lo facciano tutti”.
Il Partito democratico già in preda ad uno stato convulso, navigando negli ultimi tempi in acque burrascose, perdendo in un arco temporale breve una mole enorme di voti e il consenso delle classi popolari, da sempre rappresentanti la base coagulantesi intorno al partito che dovrebbe incarnare l’anima della sinistra politica, ossia quella più attenta e vicina ai bisogni generali della popolazione, specialmente di quella parte costituente le fasce sociali meno abbienti e versanti in condizioni di precarietà lavorativa e sociale, oggi riceve un’ulteriore scossone che rischia di far crollare la già traballante struttura del partito cosiddetto di “sinistra”.