Prima d’incontrare Elisabetta Pani, candidata Sindaco al Comune di Bari per il Movimento 5 Stelle, sono stato alla presentazione del suo programma e ve ne ho riferito, in modo esaustivo ed esaudiente, ma soprattutto, spero, senza annoiarvi, cari amici lettori.
Coerentemente ai propositi, ho poi incontrato Elisabetta Pani, nella sede del Comitato elettorale di Via Manzoni. 243. Una sede spartana, decisamente modesta, come si addice a chi non intende impressionare con la scenografia, e punta tutto sulla sua preparazione e sulla sua storia.
Sì, perché una sua storia la Pani alle spalle ce l’ha: intendiamoci, non è una storia di candidature, di incarichi pubblici, e simili. Non è la storia del politicante o del politico di professione. E’, invece, la storia di chi ha scoperto l’impegno politico quasi per caso, quando per combinazione si è ritrovata a presiedere una piccola realtà culturale. Ha scoperto così la necessità d’interfacciarsi con quel mondo politico che aveva sempre cercato di tenere a distanza, volendo farsi strada solo con le proprie forze e per i propri meriti. Elisabetta, giovane mamma di una bella ragazzina e di un bambino più piccolo, pianista di valore e docente di musica nei conservatori, nonostante sia figlia di Egidio, già capo gabinetto di Ninì Di Staso, mai troppo compianto Presidente della Regione Puglia, vicesindaco di Bari con la giunta Di Cagno Abbrescia, critico teatrale de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, si fa strada da sé, partecipando solo ai rari concorsi in cui non vi è nessun amico o conoscente del padre. Non vuole favoritismi. Pentastellata, dunque, prima ancora che Beppe Grillo ne maturi l‘idea. L’ho ritrovata poi, ed ancora con la politica attiva non c’entrava nulla, ad ergersi a strenuo difensore degli artisti baresi e pugliesi, sistematicamente maltrattati dal potere politico. Appelli, comitati, documenti e mobilitazioni erano spesso frutto dei suoi approfondimenti. Si perché la nostra pianista cumula in sé le doti del guerrigliero e la pazienza certosina del ricercatore: reagisce con violenza alle prevaricazioni, ma non senza aver prima studiato e valutato ogni dettaglio, ogni comma, ogni codicillo. Quando Elisabetta scende direttamente in campo, dunque, lo fa senza se e senza ma con la forza politica che le è più congeniale: il Movimento 5 Stelle, di cui oggi è candidata Sindaco a Bari.
Pare brutto, ma cominciamo l’intervista parlando di rifiuti, piaga di tutte le amministrazioni comunali. Ci costano un occhio della testa e dovrebbero invece produrre ricchezza. La Pani ha le idee davvero chiare in proposito. La raccolta differenziata, che se ben attuata produrrebbe introiti cospicui, anziché costi, richiede una formazione culturale della cittadinanza, partner essenziale ed imprescindibile. il Comune deve operare, allora, attraverso campagne informative mirate e contestuali incentivi alle scuole perché reintroducano l’educazione civica con particolare attenzione alla differenziazione dei rifiuti. L’inquinamento anche minimo della differenziata, infatti, vanifica il risultato positivo. Se bisogna, ad esempio, riselezionare la plastica, in cui è finito cartone od altro, spiega la candidata sindaco, ciò comporta costi che alla fine ricadono sugli stessi cittadini e superano i possibili utili. E dai rifiuti siamo passati alla “cultura” specifica.
Affrontando il tema generale del programma la Pani sottolinea di essersi attenuta ad un progetto realmente fattibile con i mezzi finanziari, e non solo, a disposizione del Comune. “Ovviamente” aggiunge “se dovessero arrivare ulteriori risorse, si potrà fare di più, ma non intendo promettere ciò che non posso mantenere, anche a costo di non risultare popolare come quelli che stanno promettendo mari e monti, ben consapevoli di non poter mantenere le promesse”.
Il discorso si sposta sul tema ”dell’ascolto dei cittadini, anche e soprattutto dopo e lontano dalle tornate elettorali varie”. La Pani anche qui dimostra preparazione non comune. Sottolinea come buona parte del suo programma sia nato dall’ascolto e dall’incontro con i cittadini, le categorie, la gente al mercato, in autobus, per strada. Aggiunge che “ basterebbe far funzionare i mezzi di partecipazione che esistono, quali le consulte, molte volte ancora inattivate”. Aggiunge: “Il Sindaco da solo non basta. I municipi devono ascoltare i comitati di quartiere e dotarsi di bilancio partecipato, cioè concordato coi cittadini”.
Non si esime la candidata dei 5 stelle dal criticare l’amministrazione Decaro che, se di quanto previsto e promesso nei primi 100 giorni non ha realizzato in 5 anni neanche la metà, è poi responsabile di progetti approvati e sistematicamente realizzati in maniera difforme, snaturandoli, così come sta avvenendo per la Caserma Rossani. Qui la critica si fa maggiormente puntuale, motivata, circostanziata, comprovata. Ed il discorso si sposta sul ponte Adriatico. “Quello che non regge il peso dei camion e che finisce contro un muro”. E di là lo sguardo va all’Archivio di Stato , con la sua bella sala e scivola inesorabilmente sui grandi e piccoli contenitori culturali.
Siamo al suo cavallo di battaglia: la cultura in senso stretto. Elisabella è cresciuta a latte e cultura. Ha divorato da ragazzina la biblioteca paterna, che è una raccolta di libri non indifferente. A tavola non si parlava che di teatro, musica, cultura. Per i grandi contenitori teatrali ha idee chiarissime. Il polo museale, per il quale avrebbe preferito utilizzare spazi idonei e non in uso della Fiera del Levante, è stato realizzato snaturando il Margherita, “fintamente inaugurato”, dal momento che c’è ancora tanto da fare, destinandovi inoltre la Sala Murat ed il mercato del pesce. Cosa fatta, capo ha. Non le piace la soluzione, ma non si può tornare indietro: costerebbe troppo alla collettività. Ma per il Piccinni vuole una gestione mista pubblico-privato che colga il meglio delle due vocazioni: l’indirizzo culturale pubblico e l’efficienza e l’economicità del privato. Bari deve puntare sui suoi due maggiori musicisti, Piccinni e Rota, se vuole diventare meta di un turismo di livello: non solo “mordi e fuggi da sagra della porchetta”. E li il programma di Elisabetta diventa la relazione più dettagliata e pregna di significati di un progetto ambizioso, quanto concreto. Ed è un giudizio che do forte dell’esperienza maturata da Consigliere Nazionale dello Spettacolo del Dicastero del Turismo e dello Spettacolo. Quanto ai contenitori per la cultura diffusa intende aprire alla pubblica fruizione le sale delle strutture municipali, le strutture scolastiche idonee. “Il decentramento culturale passa, anzitutto, da spazi decentrati equamente distribuiti sul territorio ”.
Ancora due chiacchiere e la lascio agli altri impegni della campagna elettorale. Si perché ho sintetizzato una chiacchierata durata più di un’ora e mezza. Vorrei aggiungere qualche considerazione, ma mi sovviene uno dei tanti insegnamenti di Michele Campione: mai influenzare il lettore. Perciò vinco la tentazione e comincio a pensare al prossimo candidato.
Gianvito Pugliese