Il ministro dell’Interno Matteo Salvini si è recato in Sicilia nel giorno della Festa della Liberazione in occasione dell’inaugurazione del nuovo commissariato di Polizia e per effettuare il suo giro propagandistico dell’isola sicula in prossimità delle elezioni amministrative e di quelle europee del 26 maggio
di Monica Montanaro
Ormai sono note le scelte assunte in antinomia dei due vicepremier al governo, ne è data conferma ulteriore anche nel giorno della Festa della Liberazione, festa simbolo della liberazione della penisola italiana dal giogo della dittatura fascista, molto declamata da parte della classe dei partigiani e della rispettiva associazione nazionale che li rappresenta, l’Anpi. La giornata del 25 aprile, sovente viene strumentalizzata dalla sinistra politica come festa che appartiene al loro versante politico, accreditandosene i meriti storici, e non all’Italia intera in nome del valore assoluto della libertà.
Infatti, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, al contrario della scelta effettuata da Luigi Di Maio di rimanere nel quadro classico dei festeggiamenti canonici del 25 aprile, preordinati dagli appuntamenti previsti nell’agenda di tale giorno, ha intrapreso una scelta autonoma ed originale, distaccandosi nettamente dalle posizioni ideologiche e programmatiche degli alleati di governo, recandosi a dispetto dei malpensanti in terra di Sicilia, precisamente nel paese di Corleone, città assurta agli onori della cronaca come territorio di mafia, gestito dai boss storici, come Riina e Provenzano. La scelta del ministro Salvini è mirata, finalizzata a dimostrare che i tabù ed i pregiudizi sulla terra di Sicilia e sui siciliani, descritti tradizionalmente come cittadini inclini alla cultura e alle attività mafiose, sono da debellare. Pertanto Salvini parte da Corleone nel suo giro interno all’isola, per ribadire che anche in questa città può inserirsi e sussistere il principio di legalità. Quale migliore occasione per ribadire tale concetto se non quello dell’inaugurazione del nuovo commissariato di Polizia di Corleone, proprio nel giorno della Festa della Liberazione, perché la legalità è prima di tutto difesa strenuamente e suffragata dagli uomini delle forze dell’ordine, nel loro lavoro quotidiano, sfidando costantemente gli “altri” uomini, quelli d’onore, che questo territorio ha battezzato storicamente.
Dunque, il vicepremier Matteo Salvini ha deciso convintamente di trascorrere il 25 aprile, giorno simbolo della liberazione del soggiogamento del popolo italiano dalla dittatura incarnata dal Fascismo , in terra di Sicilia, altrettanto simbolo distorto di territorio dove campeggia la mafia, e al suo arrivo ha esordito affermando: “Ho fatto bene a venire a Corleone in questo giorno delle Festa della Liberazione, per celebrare il sacrificio di chi ha combattuto per la libertà dell’Italia. Avrei potuto fare scelte più comode, rimanendo a Roma o a Milano, ma un ministro va dove c’è più bisogno. Ho scelto di stare qui, in trincea, per onorare quanti stanno in divisa – ha proseguito – ed anche coloro che non sono in divisa. Liberare Corleone e l’Italia, perché Corleone, la Sicilia e l’Italia non sono mafia: gli italiani la sconfiggono la mafia. La mafia non vince”.
Salvini, dall’alto del suo ruolo di ministro dell’Interno dell’Italia, ha asserito arditamente: “La Sicilia non è Cosa nostra. Vorrei trasferire il messaggio che la mafia non vince, personalmente mi disgusta e farò di tutto per combattere Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta, ‘i nuovi occupanti’ dell’Italia. Possono provare a riorganizzarsi, a cambiare business, estorsione, usura, controllo delle nuove energie, siamo più forti noi. L’Italia non è il paese della mafia, del mandolino, e degli spaghetti. Lo Stato è più forte di tutto e di tutti” – ha rimarcato il ministro -.
Il vicepremier ha poi aggiunto fiero: “Li andiamo a scovare casale per casale, appartamento per appartamento, siamo disposti ad andare fino in fondo. Lo hanno fatto prima di me e lo faranno dopo di me. Se avessi paura farei un altro mestiere. Mi alzo la mattina orgoglioso di quello che ho fatto. Lo faccio da ministro per liberare l’Italia”, ha chiosato Salvini.
Naturalmente, com’era prevedibile, i media hanno diretto al ministro Salvini domande taglienti sul caso spinoso che ha investito il sottosegretario Armando Siri. A tali domande Matteo Salvini ha risposto deciso senza tentennamenti: “Siri resta dov’è, ha detto che chiarirà. I magistrati lo sentano al più presto, in un Paese civile si consente di farlo a chi è indagato, in tempi brevi e non dopo settimane. Sembra, peraltro, che quelle intercettazioni di cui si parla da giorni non esistano, sono false”.
Salvini ha organizzato un giro a tappe nell’isola siciliana, da compiersi in due giorni, in vista delle elezioni amministrative di domenica 28 aprile. Dopo la visita nel paese di Corleone, si recherà a Monreale, Bagheria, Caltanisetta, Gela e Mazara del Vallo, per sostenere i candidati sindaci appartenenti alla Lega. Matteo Salvini, in questo viaggio interno alla Sicilia sarà accompagnato dal senatore Stefano Candiani, sottosegretario all’Interno, e da Igor Gelarda, il candidato della Lega per le elezioni europee del 26 maggio, e capogruppo in Consiglio comunale a Palermo.
Al vicepremier Salvini, gli sono state rivolte, altresì, alcune domande riguardo il tema centrale della Festa della Liberazione e il rapporto di tale festa con il Fascismo, e la sua posizione in merito alle ideologia anti-fascista. Salvini ha glissato, e diplomaticamente ha affermato, eludendo parzialmente il quesito rivoltogli: “Io non sono anti nel 2019, sono assolutamente a favore del valore della libertà” – aggiungendo – “che questa festa rappresenta la giornata della memoria, dell’unione, del rispetto e della pacificazione nel nome dell’Italia che verrà”.
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