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I poteri forti manipolano il mondo

 

George Soros: santo o diavolo? Filantropo o magnate? Qual è il vero obiettivo delle Open Society da lui fondate?

Parrebbe che George Soros, quasi novantenne, sia uno di quei magnati che pilota le sorti degli stati e del mondo intero, servendosi di società aperte, da lui fondate, al fine apparente di realizzare obiettivi filantropici ma che in realtà mira a influenzare, secondo il dio danaro, secondo il mero potere economico, le sorti degli Stati.

Ma procediamo con ordine, per essere leggibili e per tentare di capire realmente come stanno le cose…

Va ricordato, in primis, che la giovinezza di George Soros è stata brutalmente segnata dall’occupazione nazista in Ungheria, dove nacque nel 1930. Quando i Comunisti presero il potere, egli lasciò Budapest e si trasferì a Londra. In seguito, emigrò negli Stati Uniti, dove fece la sua immensa fortuna nel mondo della finanza e degli investimenti.

George Soros, alla fine degli anni Settanta, inizia la sua attività filantropica, con la fondazione della Open Society Foundations. I suoi tanti sostenitori lo presentano come uno dei maggiori filantropi del mondo.

In effetti, le iniziative filantropiche da lui promosse sono molteplici e vanno dalle borse di studio ai sudafricani durante l’apartheid, alla promozione dell’apertura allo scambio di idee nell’Ungheria comunista degli anni ’80. Con la fine della Guerra Fredda, egli ha esteso la sua attività filantropica agli Stati Uniti, Africa e Asia, impegnandosi a creare società più vivibili, democratiche. L’Open Society ha sostenuto individui e organizzazioni in tutto il mondo, lottando per la libertà di espressione, la trasparenza, governi responsabili e società che promuovessero la giustizia e l’uguaglianza. In questo impegno umanitario sono state coinvolte anche alcune minoranze etniche, come quella dei Rom in Europa.

Oggi, tale organizzazione include ben 23 fondazioni nazionali e regionali. Essa si presenta, dopo quella di Bill e Belinda Gates, come la seconda più grande organizzazione filantropica privata negli Stati Uniti. La Fondazione profonde il suo impegno negli aiuti umanitari su larga scala. Sostiene il rafforzamento della partecipazione democratica e supporta le leggi umane sull’immigrazione. Iniziative tutte ispirate alla filosofia popperiana della libertà di espressione e del rispetto dei diritti individuali.

Se le cose stessero veramente così, ci verrebbe spontaneo pensare a Soros come ad un novello benefattore dell’umanità e sperare che le sue attività filantropiche possano salvare il mondo.  Un mondo sempre più alla deriva, pieno di grandi e piccole contraddizioni, dove regna l’ingiustizia, la miseria, l’alienazione sociale: un mondo agli sgoccioli della sua travagliata esistenza. E dato che anche i bambini faticano a credere nelle favole, vien da chiedersi come abbia fatto un profugo a diventare in assoluto uno degli uomini più ricchi del mondo. Sicuramente, sarà stato eccezionale e avrà colto tutte le opportunità possibili, per fare una fortuna simile. Ma noi sappiamo bene che certe fortune fanno a cazzotti con parole come onestà, altruismo, bontà, santità, ecc.

Le prime riserve sulla presunta filantropia del Nostro, fine a se stessa, sorgono proprio da questa riflessione che non è banale, scontata ma che invece racchiude verità sacrosante, impossibili da scalfire nemmeno con le più sofisticate e rocambolesche argomentazioni.

A questo punto, è il caso di entrare nel merito della faccenda e capire quello che si nasconde dietro questa bella facciata di grande altruismo universale… Per prima cosa, va detto che Soros è un grande finanziere che mira alla mera globalizzazione economica di tutto il mondo. Su questo personaggio ci sarebbe da scrivere interi volumi… In questa sede basta sottolineare che è un finanziere spietato che riduce tutto a transazioni economiche senza preoccuparsi minimamente delle sorti degli Stati che subiscono tali sconvolgenti operazioni. Proprio Soros, 25 anni fa, ha letteralmente sbancato la Banca d’Inghilterra con una speculazione finanziaria. Noi italiani lo ricordiamo per il mercoledì nero (16 settembre 1992) quando, a causa della sua colossale speculazione (vendita di lire allo scoperto, con una perdita valutaria pari a 48 miliardi di dollari)), la lira italiana fu costretta ad uscire dallo SME e si ebbe una consequenziale svalutazione monetaria del 30%, per cui rischiammo il collasso delle finanze pubbliche. Matteo Salvini non ha tutti i torti quando attribuisce l’aumento dello spread ad un altro attacco del genere. Egli sostiene che una manovra alla Soros mirerebbe al crollo del Paese per comprare le aziende italiane per pochi spiccioli. E Soros ha dimostrato ampiamente con i suoi pregressi che sarebbe in grado di farlo. Tale preoccupazione è condivisa anche da Mario Monti: a Otto e mezzo ha dichiarato che una manovra in deficit presta il fianco agli speculatori.

Ma torniamo all’aspetto filantropico del Nostro, che è centrale in queste riflessioni… Il pensiero, molto documentato, di Caterina Betti (Scenarieconomici.it), antitetico alla versione ufficiale che viene fornita dagli stessi promotori della fondazione, mi pare decisamente illuminante, anche se sconvolge dal profondo, negandolo, il presunto filantropismo di Soros, visto invece come un mezzo costoso ma efficace che detiene e muove le fila delle sorti degli Stati nel mondo.

Scopriamo così che il filantropismo per così dire di facciata nasconde le vere finalità delle Open Society. Ognuna di esse si occupa di un particolare settore. Il marcio sta nel modo in cui le stesse vengono gestite, e questo ci preoccupa e ci porta a dire cose che non avremmo voluto nemmeno pensare…

Da un necessario approfondimento sulla tematica, si ricava agilmente che il metodo è volto ad influenzare chi ha il compito di prendere delle decisioni (Influencing decision-makers). L’obbiettivo dichiarato è dunque quello diINFLUENZARE, e i personaggi preposti a questo compito sono chiamati “advocates”. L’organizzazione si serve di mail per manipolare l’opinione pubblica. Non è certo fantascienza che dal 2009 al 2014 le Open Society hanno monitorato ed influenzato le elezioni di tutti i Paesi Europei e Africani con la scusa di vigilare sui diritti umani. Ognuno, all’interno delle Open Society, è esperto di un settore: dalla politica interna a quella estera, dall’economia ai media, e gli advocates sono appunto gli influencer che vengono chiamati per nome all’interno dei rapporti; nei più recenti dei quali emerge anche il timore verso i partiti populisti, come la Lega di Salvini in Italia, che non approvano l’immigrazione selvaggia, e vanno, secondo le Open Society, ostacolati nel dibattito pubblico, anche con procedure di infrazione come quelle rivolte dalla UE agli Stati Membri.

Dalle mail di Soros si coglie a chiare note che non siamo noi a prendere le decisioni importanti, in quanto la politica subisce l’influenza di questi advocates che sono favoriti nella loro opera di persuasione dal progressivo accentramento del potere nelle mani di Istituzioni sovrannazionali che gestiscono come pupari le Nazioni sottoposte, servendosi di direttive, obblighi, sanzioni. Essi si giustificano sostenendo che i popoli non sono in grado di prendere decisioni importanti, perché inadeguati e, se ciò facessero, potrebbero danneggiare tutti. Comodo, molto comodo! Così facendo, pilotano le sorti degli Stati, finalizzandole all’accrescimento del proprio potere, del proprio tornaconto economico. Per fortuna questa teoria comincia a vacillare sotto la spinta di quei popoli che non sono più disposti a piegare la testa, rinunciando ad essere protagonisti dei propri destini. Oggi il popolo è consapevole dei suoi sacrosanti diritti e che la sovranità, come dice la nostra Costituzione, risiede nelle sue mani. Ci sono voluti ben due secoli perché il miracolo auspicato dal Manzoni si concretizzasse: quel volgo disperso non esiste più! Ed era ora! Finalmente c’è il popolo sovrano che ha preso in mano la situazione contro i poteri forti e contro i rischi insiti nelle politiche del passato, anche di quello più recente, e questo popolo, anzi questi popoli (a livello mondiale) spazzeranno via le tremende logiche dei poteri forti, in nome di società più giuste, meritocratiche, mandando al potere i loro rappresentanti, i populisti, dei quali, (guarda caso!) i poteri forti, i vari Soros della situazione, hanno una grandissima e motivata paura. Ciò porta a ben sperare nella ricostruzione di società più egualitarie, dove i diritti di tutti siano fatti valere, al fine di rendere a ciascuno un’esistenza migliore. Certo, ci vorrà del tempo, ma chi vivrà vedrà.

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