Alla fine hanno avuto la meglio la sfortuna e l’imprecisione. E già perché così come col Picerno, anche stavolta al Bari sono stati annullati non due ma ben tre gol, uno giustamente, gli altri due dubbi, molte le conclusioni di un soffio fuori, una traversa che sta ancora tremando e tanto gioco sin dal primo tempo ma purtroppo non è servito a nulla. Il Bari esce fuori da questa competizione.
Il secondo turno della Poule Scudetto per il Bari prevedeva la trasferta di Avellino, contro i “lupi” locali vincitori del girone F della serie D che, giusto per capirne la loro forza, erano reduci da ben undici vittorie consecutive tra campionato e spareggio contro il Lanusei e, a volerla dire tutta, nelle ultime tredici giornale, avevano perso una volta sola e vinte ben dodici volte. Insomma una corazzata da far paura a tutte. E sul sintetico del Partenio, il Bari di Cornacchini era atteso per cercare quella vittoria necessaria per sperare di passare il turno dopo il discusso pareggio casalingo contro il Picerno di domenica scorsa. Una gara “vera”, dal profumo di serie C, ma anche di B, con le due squadre reduci dalla vittoria nei propri giorni di serie D, con l’Avellino a rincorrere il Lanusei da sempre, ed il Bari sempre in testa alla classifica senza particolari paure. Una gara dissimile dalle altre dove non ci si giocava solo per il risultato, ma per ben altro: ci si giocava tutto, vincere o abbandonare il traghetto della poule scudetto. Il Bari doveva vincere assolutamente, come l’Avellino del resto, possibilmente con un risultato robusto così da sperare in positivo quando lo stesso Avellino avrebbe affrontato il Picerno. Ma alla fine ha perduto lasciando all’Avellino la vittoria pesante.
Il fattore campo che era importante (l’Avellino da questo punto di vista partiva avvantaggiato anche grazie all’euforia di Rieti), il Bari in palla intravisto contro il Picerno, un terreno sintetico finalmente decente, circa trecento tifosi baresi al seguito ed una discreta cornice di pubblico sul Partenio, erano un po’ le prerogative di una bella sfida tra due nobili decadute.
L’Avellino, una squadra organizzata con dei giocatori importanti, 33 gol in due tra l’ex Sforzini e De Vena, attaccanti irpini, altri elementi di valore, insomma, c’era da mantenere alta la concentrazione facendo la propria partita senza farsi sorprendere in fase difensiva e continuare il discorso intrapreso col Picerno dove si sono visti i biancorossi ancora affamati e motivati.
Vincere qui sarebbe stato un bell’epilogo anche se l’obiettivo primario era il ritorno in serie C, ma arrivare in fondo al torneo scudetto sarebbe stata la ciliegina sulla torta ed un giusto premio a tutto l’ambiente della società che pur iniziando tardi, ha fato qualcosa di straordinario.
Si è visto un Bari tonico, che ha pure sbagliato tanto, tutt’altro che appagato, che ha dato quasi sempre l’impressione di poter far propria la gara al cospetto di un Avellino che l’ha messa sulla rimessa e sul contropiede giocando al risparmio.
Sconfitta irritante, perché perdere non fa mai bene a nessuno, né diverte alcuno specie per chi è reduce da una stagione saltante, senza dimenticare l’ottima prova di domenica scorso contro il Picerno che ha dato l’idea di essere ancora in palla e non spremuti come un limone. Una sconfitta, tuttavia, indolore perché questo mini torneo, sebbene importante, non era esattamente l’obiettivo primario della squadra di Cornacchini fresco di riconferma. Chissà, forse la testa era già al calciomercato e i relativi sviluppi. Magari ci si aspettava un risultato diverso da una sconfitta non foss’altro per ragioni di orgoglio. Dettagli comunque. Il Bari rimane sempre il Bari anche dopo un pomeriggio così, con le sue certezze, i suoi valori ma anche con un futuro tutto da ricostruire per affrontare la serie C. Si volta la pagina, adesso, di un libro la cui stagione ha segnato la rinascita di una nuova era.
Formazione con il 4-3-1-2 disegnato da Cornacchini con Bolzoni e Langella a centrocampo, Hamlili, a sorpresa, insieme a Brienza e Floriano dietro Simeri, Nannini, Mattera, Di Cesare e Turi davanti a Marfella.
Prima frazione di gioco giocata molto bene dal Bari che ha fatto la partita lasciando le ripartenze all’Avellino. Due le occasioni nette con Floriano che le ha sprecate, un paio dell’Avellino sbagliate, dunque ad occasioni è stato pareggio.
Brienza lì tra le linee senza dare punti di riferimento a nessuno, come sempre ispirato, delizia la platea con un primo assist per Floriano che con un pallonetto dà l’illusione del gol.
Pericolo serio corso dal Bari con Alfaghema che da solo di testa tenta la conclusione ad un metro da Marfella ma lo stesso portiere sventa la minaccia.
Occasione gol di Di Cesare su cross di Floriano ma la sua conclusione viene smanacciata dal portiere irpino sulla linea, ma era fuorigioco. Questo per dimostrare il gioco prodotto dal Bari che, come col Picerno, ha fatto la gara pur concedendo qualcosa all’Avellino.
Ancora Floriano da solo sbaglia la misura per far gol su assist di Brienza al 37’.
Il Bari va pure in gol con Langella su passaggio di Brienza, ancora lui, ma la sua posizione è in outside secondo l’arbitro: qualche dubbio rimane.
Il Bari giganteggia a centrocampo ma anche in difesa, si esalta lo spirito pugnace biancorosso da cui scaturisce tutta la sua qualità e la sua forza.
Il risultato non si sblocca come col Picerno e le due squadre, nel secondo tempo, sembrano equipararsi ci va anche in gol l’Avellino ma la posizione di Alfagheme era in fuorigioco.
L’Avellino ha iniziato con piglio diverso ed il Bari si trova a saper soffrire senza sbavature.
Ma a margine di quesat lieve supremazia irpina, l’Avellino va in gol col suo bomber De Vena con Mattera che cerca di ostacolarlo invano. Il gol, oggettivamente, era nell’aria. Ma l’Avellino si spegne qui. Ci prova allora Simeri col sinistro ma il suo tiro da posizione defilata si stampa sulla traversa.
Ancora in gol il Bari con Bolzoni su assist di Simeri ma la sua posizione sembra pulita ma l’arbitro ancora una volta annulla il gol. Insomma, come il Picerno.
Non è una gara di campionato, dunque il Bari deve attaccare senza penare troppo alla tattica così Neglia entra al posto di Bolzoni.
Il Bari reagisce, attacca a testa bassa concedendo poco o nulla all’Avellino che si preoccupa solo di allontanare il pallone il più lontano possibile dimostrando la sua reale (ri)dimensione contro una grande squadra come è quella del Bari.
Conclusione di Floriano su cross di Hamlili ma la sua conclusione va al lato di un soffio. Da registrare un rigore netto non concesso al Bari su trattenuta della maglia di Piovanello.
Ci provano Iadaresta e Liguori ma invano, anzi, è il Bari ad andare in gol per la seconda volta ma l’arbitro annulla per un fuori gioco di Bolzoni che aveva concluso in gol.
E come se non bastasse il Bari va ancora in gol con Floriano ma Iadaresta, nel momento dell’assist per Floriano, era in netto fuorigioco. Saltano gli equilibri, il Bari all’arrembaggio ma senza risultato
Infine ci provano Liguori e Simeri ma le loro conclusioni risultano alte di poco. Il Bari ci mette il cuore ma è troppo tardi.
C’è rammarico, un Bari propositivo in campo, come ha dimostrato di esserlo anche col Picerno, mai stanco e sempre in palla, non è bastato a far sua la partita che è sembrata decisamente alla portata. Sta di fatto che anche domenica scorsa è andato vicinissimo al gol in più occasioni ma non ha segnato come oggi. Qualcosa vorrà dire. Inoltre c’è da segnalare che il Bari, quest’anno, si è sempre svegliato dopo un gol subito e non sempre è riuscito a raddrizzare la gara. E oggi ne è stato un ulteriore esempio. E’ un po’ la pecca del Bari di quest’anno. Ma in questa categoria abbiamo assistito più volte alla vittoria contro il Bari di squadre che hanno fatto un tiro in porta ed hanno vinto. Così funziona da queste parti. Sicuramente un po’ di imprecisione ed una dose di sfortuna hanno avuto la meglio..
Il Bari, dunque, fuori dal torneo dello scudetto. Adesso che si pensi ad allestire una squadra ambiziosa per la serie C.
Massimo Longo