Il testosterone allunga la vita. Se si riducono i livelli dell’ormone ‘macho’ per eccellenza, non si tratta solo di calo del desiderio ma può essere la spia di un maggior rischio di malattie cardiovascolari, osteoporosi e diabete. E’ l’allarme lanciato dagli esperti riuniti al congresso nazionale della Società italiana di andrologia (Sia) da cui arriva soprattutto l’invito a non considerare un tabù il calo del testosterone, piuttosto frequente negli uomini ‘over 50’, ma sempre più diffuso anche dai 40 anni. E tanto meno a pensare che sia ineluttabile e irrimediabile.
“Una visita è necessaria non appena si presentano i sintomi come stanchezza e riduzione della velocità di crescita della barba – afferma Alessandro Palmieri, presidente Sia e professore dell’Università Federico II di Napoli – perché le più recenti evidenze scientifiche suggeriscono che il riequilibrio dei livelli fisiologici di testosterone, non solo ‘ridà fiato’ alla passione, ma è in grado di interferire positivamente con la progressione di malattie cardiovascolari, osteoporosi e diabete. L’importante è rivolgersi allo specialista – sottolinea – ed evitare le soluzioni ‘fai da te’, che possono pregiudicare o rendere difficile poi interventi corretti, per capire se sia necessaria una terapia sostitutiva per ripristinare i giusti livelli di testosterone”.
Un calo del testosterone è fisiologico con il passare del tempo, tranquillizzano gli andrologi: a partire dai 40 anni l’ormone scende di circa l’1% l’anno, dopo i 60 anni si può avere una riduzione dei livelli tale da dare sintomi evidenti. “Si stima che circa un milione di italiani fra i 40 e i 60 anni abbiano un deficit di testosterone, a cui si aggiungono circa 650.000 over 60” osserva Tommaso Cai, segretario Sia.
“Questi soggetti – spiega Cai – oltre a problemi sessuali hanno spesso altre patologie concomitanti, dall’obesità all’osteoporosi, dal diabete alle malattie cardiovascolari, fino alla compromissione delle funzioni cognitive. Il testosterone infatti è fondamentale per mantenere l’equilibrio psicofisico dell’uomo, un calo non deve preoccupare solo fra le lenzuola ma soprattutto per le conseguenze che può avere per la salute”.
“I dati, che saranno discussi al congresso – dice Bruno Giammusso, coordinatore scientifico del congresso e responsabile Unità andrologia del policlinico Morgagni di Catania – indicano che il deficit di testosterone porta a un incremento di 2,5 volte del rischio di mortalità cardiovascolare nei dieci anni successivi, indipendentemente da altri fattori di rischio noti come età, fumo, alcol, livello di attività fisica o eccessiva circonferenza della vita. Infine, il testosterone è fondamentale anche per la salute delle ossa: il 50% degli anziani con frattura del femore ha una carenza, inoltre due pazienti con deficit su tre lamentano difficoltà di movimento come stanchezza, ridotta forza muscolare, anemia, osteoporosi di grado tale da compromettere l’autosufficienza dell’anziano. La somministrazione di testosterone a pazienti con carenza dell’ormone – conclude – comporta un consistente miglioramento dell’indice di densità ossea, fino quasi a risolvere e a normalizzare il quadro di osteoporosi: il testosterone infatti aiuta a preservare adeguati i livelli di estrogeni e vitamina D”.