Dopo tre anni nella mani della milizia di Al Qaida, rapito al confine tra Siria e Turchia, Alessandro Sandrini è stato rilasciato grazie al lavoro congiunto interforze
Ieri è stata divulgata ufficialmente la notizia della liberazione del connazionale Alessandro Sandrini, che da tre anni era in stato di sequestro, detenuto ad opera di una delle milizie di Al Qaida che lo aveva rapito nel 2016 nell’area al confine tra Siria e Turchia. La zona dell’avvenuto rapimento è teatro del conflitto cruento tra i gruppi di miliziani appartenenti ad Al Qaida che combattono contro le forze al servizio del regime di Damasco, guidate da Bashar al Assad e supportate dal contingente russo, presso la regione di Idlib.
Sandrini, 34 anni, di origini bresciane, era scomparso dalla sua città dal 3 ottobre 2016, quando comunicò alla sua famiglia di partire per una vacanza. Difatti, il giovane bresciano in tale data prese un volo dall’aeroporto di Orio al Serio, direzione Istanbul, giunse ad Adana, una località situata a 180 Km da Aleppo. Da quel momento il giovane italiano cadde nelle mani dei terroristi islamici. Soltanto a distanza di un anno, nel dicembre 2017, si diffuse in via ufficiale la notizia drammatica del rapimento di Sandrini. Durante il periodo di detenzione, Sandrini ha potuto contattare i suoi familiari in quattro occasioni, quando ha potuto telefonare a sua madre. In seguito, nel luglio del 2018, venne propagato il terribile video propagandistico degli estremisti islamici, in cui Sandrini appariva con il consueto vestiario dei prigionieri dei terroristi, ossia una tuta arancione, ed affiancato da due uomini truci dotati di armi Ak-47. Nel video Sandrini esprimeva rassegnato tale comunicato: “Chiedo all’Italia di aiutarmi, mi hanno detto che sono stufi, che mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi brevi”.
Alessandro Sandrini è stato liberato dalla frangia siriana affiliata all’organizzazione terroristica di Al Qaida. Il comunicato dell’avvenuta liberazione è stato rilasciato dal Governo di salvezza nazionale, espressione politica di Hayat Tahrir Sham, la potente milizia qaidista operante ad Idlib e nell’area circostante. Nel testo divulgato dal ministero degli Interni del Governo di salvezza nazionale non vi è menzione del pagamento di un riscatto servito al rilascio del prigioniero italiano, nonostante la banda che deteneva Sandrini lo avesse rapito a scopo prettamente di riscatto. La liberazione dell’ostaggio si è potuta conseguire tramite un negoziato aperto con una “banda di criminali”, secondo il parere espresso dai miliziani siriani.
Appresa la notizia della liberazione, Gianfranco Sandrini, il padre di Alessandro, entusiasta si è precipitato a Roma per attendere il rientro di suo figlio. “Sono felicissimo, mio figlio è libero si trova ancora in Siria me nelle mani dei nostri carabinieri”, – ha dichiarato ai media in preda alla commozione il padre di Sandrini – . Non si sono fatte attendere le dichiarazioni da parte del versante politico, il ministro degli Esteri Enzo Moavero ha espresso “grande gioia per la liberazione di Alessandro Sandrini”, sottolineando i meriti di “tutti i servitori dello Stato che si sono adoperati per questo felice esito”. Mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, immediatamente dopo il comunicato ufficiale della liberazione del connazionale bresciano, ha dichiarato pubblicamente: “Sandrini è stato liberato al termine di un’articolata attività condotta in maniera coordinata e sinergica dall’intelligence italiana, dalla polizia giudiziaria e dall’Unità di Crisi”.
La procura di Roma, che al momento della scomparsa del giovane bresciano aveva aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo, è pronta ad ascoltare Alessandro Sandrini appena rientrerà in Italia. Purtroppo per Sandrini non si profila un’avvenire più sereno dopo la terribile esperienza del sequestro. Difatti il 34 enne bresciano è coinvolto in un processo con l’accusa di rapina e ricettazione, su di lui pende un’ordinanza di custodia cautelare per rapina, e molto probabilmente finirà in stato di detenzione agli arresti domiciliari, e non in carcere, la misura precedentemente disposta nei suoi confronti. Alessandro Sandrini è accusato di azioni criminose realizzate in complicità con un’altra persona nell’hinterland bresciano, tra cui una rapina eseguita prima dell’ottobre 2016, periodo del rapimento di cui è stato vittima. Sandrini dovrà ancora patire prima di assaporare pienamente l’anelata libertà.