Basta spot che invitano i cittadini a difendersi contro presunti errori medici, finendo per alimentare un fenomeno che vede oggi 300 mila cause pendenti nei tribunali italiani, con oltre 35 mila nuove azioni legali l’anno (35.600) e costi annuali per lo Stato vicini ai 12 miliardi di euro (11,87 mld nel 2018) legati alla medicina difensiva. Soldi che potrebbero essere risparmiati e reinvestiti in servizi migliori. A lanciare l’appello è Pierluigi Marini, presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani, alla vigilia del 38° Congresso nazionale Acoi in programma a Matera dal 9 al 12 giugno. “E’ necessario regolamentare le forme di pubblicità non solo degli studi legali – afferma – ma anche di associazioni che si nascondono dietro a sigle che rimandano alla difesa dei cittadini e, invece, diffondono illusioni per attrarre clienti e nuovi tesserati”.
“Chiediamo – spiega il numero uno chirurghi ospedalieri italiani – che il Governo intervenga per tutelare le professioni sanitarie“, i cui rappresentanti “sono pubblici ufficiali e possono senza dubbio essere giudicati nel loro operato, e in quadro di Stato di diritto avere la responsabilità civile e penale. Ma va regolamentata – esorta Marini – la disciplina che consente di poter di fatto creare una fabbrica, un business del contenzioso contro i medici e contro i chirurghi in particolare. Diciamo no – incalza – a pubblicità ingannevoli che mettono sotto processo il sistema sanitario nazionale e creano illusioni e un rapporto di guerriglia tra cittadini, che sono innanzitutto persone e poi pazienti, e chi in una sala operatoria deve lavorare con la necessaria serenità”.
“Immaginiamo per qualche secondo – invita il presidente dei chirurghi Acoi – se le Istituzioni pubbliche investissero in campagne intelligenti per riannodare i fili di un diverso rapporto tra cittadino e sistema sanitario pubblico, in cui gli operatori sanitari rappresentano le articolazioni fondamentali. Immaginiamo uno Stato in cui la sanità non debba difendersi da spot televisivi o Sms in cui si suonano tamburi di guerra o di caccia per spingere il cittadino, che si trova in una condizione di fragilità o di dolore e a volte di rabbiosa frustrazione, verso le prede in camice bianco”.
Ebbene, “quante Tac, risonanze e robotica innovativa si potrebbero acquistare anche per ridurre le liste di attesa, soltanto tagliando il contenzioso del 30%, ovvero di 4 miliardi di euro?”, chiede Marini. “Ecco – conclude – poniamoci tutti insieme un obiettivo per il 2020-2022. Le aziende sanitarie di tutte le Regioni d’Italia potrebbero evitare di sostenere spese altissime per le polizze assicurative per i sanitari e investire in strutture e servizi migliori. Nel contempo, medici e chirurghi potrebbero lavorare senza l’incubo della causa e concentrarsi soltanto sulla loro unica missione”