Si sarebbero procurati falsi titoli di studio per essere assunti come insegnanti. E’ a partire da questa accusa che i carabinieri di Cosenza hanno notificato 25 avvisi di conclusione delle indagini preliminari, emesse dalle Procura del capoluogo calabro, nei confronti di altrettanti indagati. I professori sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso, falsità materiale commessa da privato in concorso e di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico. Il blitz ha interessato le province di Cosenza, Lecce, Pistoia, Milano, Bergamo e Forlì-Cesena.
Secondo quanto emerso dalle indagini, i titoli di studio falsi venivano allegati alle domande per essere inseriti sia nelle graduatorie ad esaurimento, sia in quelle d’istituto per l’assunzione come insegnante nelle scuole primarie e dell’infanzia, su posto comune e sul sostegno. Non si sarebbe trattato di qualche caso isolato, ma di un vero e proprio sistema “volto alla falsificazione e all’utilizzo, sull’intero territorio nazionale, di diplomi apparentemente rilasciati da istituti magistrali statali e paritari della provincia di Cosenza e di Reggio Calabria, nonché da scuole di specializzazione per l’insegnamento di sostegno agli alunni portatori di handicap, dall’Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali di Cosenza”.
L’attività investigativa ‘Minerva’ aveva raggiunto un primo risultato nel 2017, quando una prima fase dell’indagine era culminata con la notifica di altri avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di 33 persone. Accusati di falsità ideologica e falsità materiale in atto pubblico, i docenti avevano presentato diplomi scolastici contraffatti a provveditorati ed istituti comprensivi in tutta Italia. A seguito della vicenda, due dirigenti scolastici si sono impegnati in minuziosi e accurati controlli, che hanno fatto emergere la falsità dei titoli magistrali presentati da cinque aspiranti insegnanti, e hanno segnalato l’anomalia ai carabinieri di Cosenza. Controlli incrociati sono stati così estesi a tutto il territorio nazionale, sono state ascoltate persone informate sui fatti ed è stata acquisita documentazione presso gli Uffici scolastici regionali e gli istituti. I nuovi 25 avvisi si aggiungono dunque ai 33 già emessi nel novembre del 2017, nell’ambito di una maxi inchiesta nazionale.
Il presunto ideatore del sistema delle truffe sarebbe un 69enne di Mangone (Cosenza): una perquisizione domiciliare nell’abitazione del falsario avrebbe portato alla scoperta di un “vero e proprio ‘diplomificio’, una centrale del falso organizzata con diversi computer, stampanti e materiale informatico, nonché copie cartacee e diplomi già falsificati e materiale utile”. Tutto materiale posto sotto sequestro.
Trovate anche 30 stampe di diplomi apparentemente rilasciati dall’Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali compilati con nominativi di insegnanti già emersi nel corso dell’operazione per aver utilizzato titoli falsi, nonché due risme di carta pergamenata per diplomi, in bianco, pronte per la stampa. Dalle dichiarazioni di un’indagata si apprende che il falsario avrebbe chiesto alla donna la somma di 3mila euro in cambio del titolo falso, attraverso un intermediario. Al 69enne è stata contestata la contraffazione di 22 titoli di studio utilizzati dagli indagati nelle istanze esentate ai vari Istituti scolastici e Ufficio scolastico regionale