Le elezioni amministrative in Sardegna, riguardanti 28 comuni, sono terminate con una doccia gelata per molte forze politiche. Gli occhi erano tutti puntati sul capoluogo cagliaritano dopo le dimissioni dell’ex primo cittadino Massimo Zedda, esponente del Pd, che aveva governato per otto anni e mezzo, per guidare l’opposizione in consiglio regionale. A Cagliari dunque vince al primo turno con il 50,1% Paolo Truzzu, candidato di Fratelli d’Italia e sostenuto dall’intero centrodestra insieme al Partito sardo d’Azione e da alcune liste civiche. La sfidante Francesca Ghirra (centrosinistra) però, con il 47,8%, ha chiesto il riconteggio delle schede a causa dell’elevato numero di schede nulle (1300) e contestate (oltre 20). Lo scarto infatti è minimo: 33.933 voti contro 33.352, dunque la partita non può ancora considerarsi chiusa. La coalizione di centrodestra però si dimostra vincente piazzando al primo posto FdI con l’11% dei voti e al secondo il Partito sardo d’Azione con il 9,6%, la Lega è solo quarta.
Il risultato delle amministrative, in gran parte, conferma la riuscita dell’alleanza di centrodestra che aveva sostenuto alle scorse elezioni regionali il candidato ed eletto presidente Christian Solinas. In molte città inoltre si impone, al primo turno, sconfiggendo giunte uscenti di centrosinistra come ad Alghero con Mario Conoci (53,1%). Viene inoltre eletto, nella cittadina di Illorai, Tittino Cau, il primo sindaco leghista della Sardegna. Tuttavia l’astensione si conferma la vincitrice della competizione: a Cagliari ad esempio si attesta al 51,7% rispetto al 60,2% del 2016. Dall’analisi dei flussi di voto si evince, che molti elettori del Movimento 5 Stelle, con l’esclusione di Alenssandro Murenu a causa della revoca del simbolo pentastellato, preferiscono non scegliere tra centrodestra e centrosinistra. I nuovi sindaci sono stati eletti dunque da circa un elettore su due.
Queste elezioni amministrative confermano alcune tendenze riscontrate nelle ultime elezioni: la quasi inesistenza a livello locale del Movimento 5 Stelle e la debolezza del Partito Democratico che non riesce ad espandersi oltre le sue storiche zone di ancoraggio. Infatti così commenta il segretario Nicola Zingaretti: “Sono risultati purtroppo non incoraggianti su cui dobbiamo riflettere”. Il Movimento 5 Stelle continua a risentire del crollo nazionale di consensi in quelle zone che erano state fondamentali per l’espansione del partito al sud e che avevano rappresentato un vanto alle ultime elezioni europee.
Questa tornata elettorale era un importante bancone di prova per l’applicazione di alcune strategie messe in campo dai partiti: il nuovo Pd a guida Zingaretti, il centrodestra a trazione leghista che si conferma vincente. Seppur sia stato un piccolo test, è indicativo, per alcuni della necessità di rimettersi in discussione, per altri della conferma della propria strategia.
di Sara Carullo