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Il partito del non voto contro Salvini. Fico, camera e senato li convocano i presidenti

 Da una parte il leader del Carroccio Salvini che pressa per elezioni subito e chiede che il Parlamento si esprima prima di Ferragosto. “I presidenti convocano le camere, nessun altro”, precisa Fico. Torna in campo Grillo, che attacca il leader leghista: “Salviamo l’Italia dai nuovi barbari”. Appello di Di Maio per il taglio dei parlamentari prima delle dichiarazioni di Conte in Parlamento. Renzi smentisce “accordicchi segreti” con M5s.

“Tutti hanno sempre ripetuto che dopo questo governo c’erano solo le elezioni. Quindi spero che il presidente Mattarella senta la sensibilità del Paese. Un governo con Renzi e Di Maio non la ascolterebbe, questa sensibilità”. Lo dice in un’intervista a ‘La Repubblica’ il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, Matteo Salvini. In democrazia, aggiunge, “tutto è legittimo. Tra l’altro un governo tra Pd e Cinquestelle non sarebbe certo una fregatura per la Lega, anzi. Noi però sette ministeri li abbiamo sacrificati perché ci siamo resi conto che al Paese serviva concludere con l’attuale governo”. Per Salvini l’ipotesi di governo di scopo con Renzi e Di Maio testimonierebbe “il potere della poltrona. Solo e unicamente questo. Ditemi una cosa su cui sono d’accordo Renzi e Di Maio. Rispetto i ‘cacciatori’ di poltrone, per carità. E rispetto i disperati che non vogliono tornare a lavorare fuori dal Parlamento”.

“Andremo in Senato e ci confronteremo. E qui è in gioco l’Italia, non le correnti dei partiti. Chiederò di parlare e dirò che votare subito è folle”. Così l’ex premier e senatore del Pd, Matteo Renzi in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ sottolineando la necessità di “evitare l’aumento dell’Iva”, che il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini lasci il Viminale e che si voti in aula sul taglio dei parlamentari e poi “si vada al referendum: siano gli italiani a decidere”. “Faccio un appello a tutti. Dalla Lega ai 5 Stelle, da Forza Italia alla sinistra radicale, dalle Autonomie ai sovranisti fino ai gruppi parlamentari del Pd, della cui tenuta non dubito. A tutti. Ci vuole un governo istituzionale che permetta agli italiani di votare il referendum sulla riduzione dei parlamentari, che eviti l’aumento dell’Iva, che gestisca le elezioni senza strumentalizzazioni”, sottolinea Renzi. “Penso che quando Mattarella inizierà le consultazioni – rileva – una parte dei parlamentari dovrà aver già espresso la propria adesione a questo disegno. Così il presidente potrà valutare l’eventuale incarico a un premier autorevole. A lui toccheranno le scelte: noi dobbiamo consegnargli una ipotesi concreta”. “Votare a novembre con mille parlamentari è più comodo per salvare le poltrone che votare dopo la riduzione. Facciamo politica, non populismo. Qui non stiamo tutelando qualche poltrona, ma i risparmi e le regole”, spiega Renzi. Salvini, rileva Renzi, “ha accelerato per motivi che noi non sappiamo, ma lui sa benissimo, certo che li sa. Forse i 49 milioni di euro che la Lega ha sottratto agli italiani, forse i rubli chiesti dai leghisti alla Russia come tangente, forse ha finito i soldi per la sua macchina da propaganda sui social. Per questo va sfidato culturalmente, politicamente e elettoralmente. Ma le regole si decidono insieme: non può fare il giocatore, l’arbitro e l’ultrà. Anche perché gli riesce fare solo l’ultrà”.

“I Presidenti di Camera e Senato convocano le Camere. Nessun altro. La programmazione dei lavori dell’aula si stabilisce all’interno di una riunione chiamata conferenza dei capigruppo e in nessun altro luogo. Il Presidente della Repubblica è il solo che può sciogliere le Camere e convocare le elezioni anticipate, nessun altro. Durante le crisi di governo la Costituzione attribuisce infatti poteri estremamente chiari al Presidente della Repubblica. Questa è la nostra Repubblica, la nostra Costituzione, il nostro vivere democratico!”. Così il presidente della camera, Roberto Fico, su Facebook in un post evidentemente indirizzato al vicepremier Matteo Salvini sulle prerogative del capo dello Stato e dei presidenti dei due rami del Parlamento.

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