Di Sara Carullo
Ieri il leader della Lega Matteo Salvini non è riuscito ad imporre la mozione di sfiducia prevista per il 14 agosto a causa della resistenza del Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e Autonomie con 159 a 124. Una importante prova di forza che ha lasciato il leader del Carroccio fortemente indispettito. Infatti, seppur questa crisi di governo abbia compattato di nuovo il centrodestra, comprendendo anche l’ormai morente Forza Italia, ha anche avvicinato altre forze politiche tanto che molti hanno ipotizzato un probabile governo a guida M5S-Pd, uniti dall’opposizione al voto subito e alla deriva salviniana. Sembra che questa opzione sia sempre più concreta, una maggioranza che ha fatto la sua comparsa nell’elezione del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e che ha fatto slittare l’apertura ufficiale della crisi di governo al prossimo 20 agosto.
Quella che si sta profilando è un’attenta partita a scacchi in cui nessuno è disposto a tirarsi indietro. Se il centrodestra sembra aver trovato di nuovo l’armonia, almeno sulla carta, volta a capitalizzare il successo leghista premendo affinché si vada subito al voto; la nuova opzione giallo-rossa sembra intenzionata a rimandare con forza le elezioni e dunque riuscire a sgonfiare la congiuntura favorevole di Salvini. Molti sostengono che il ricompattamento del centrodestra unito sia una scusa per assicurarsi il sostegno parlamentare e la copertura della campagna elettorale della Lega poiché i parlamentari leghisti attuali sono quelli eletti nelle elezioni politiche del 2018, ossia quando aveva totalizzato il 17,6% (125 deputati e 58 senatori). Infatti a livello elettorale, con l’attuale legge, la Lega ha comunque necessità di essere legato ad una coalizione poichè necessitano di avere almeno il 40% dei seggi proporzionali e il 70% di quelli uninominali per avere la metà +1 dei seggi. In questa prospettiva Forza Italia torna ad essere decisiva nel momento in cui si oppone alla presentazione di una lista unica di candidati, volendo dunque continuare a concorrere con il proprio simbolo e propri candidati, consapevole del proprio peso politico e della sua forza nonostante il ridimensionamento elettorale.
Diverse sono le decisioni da prendere per i due concorrenti ma una cosa è certa: il leone azzurro si è risvegliato, e noi che lo avevamo dato per spacciato.