I candidati presidenziali trovano lo spagnolo una lingua utile per raggiungere gli elettori latinos. È vero che alcuni latinos possono vedere un candidato anglo che usa lo spagnolo solamente per entrare nelle loro grazie, in genere parlare spagnolo durante una campagna politica comporta vantaggi. George W. Bush ha usato il suo limitatissimo spagnolo a suo vantaggio, ottenendo circa il 40% del voto Latino nelle elezioni presidenziali del 2004, un risultato eccellente per un repubblicano.
La limitata conoscenza dello spagnolo di Castro avrà scarso effetto per una vittoria della nomination democratica. Tuttavia, la convinzione che il suo cognome richieda la conoscenza dello spagnolo è un altro ostacolo che i candidati delle minoranze devono superare. Addirittura, nel caso di Barack Obama, il fatto che suo padre fosse nato in Kenya ha messo in discussione la legittimità della sua cittadinanza nonostante il fatto che il 44esimo presidente fosse nato nelle Hawaii. Se Castro non vince la nomination, potrebbe avere buone possibilità come candidato alla vice presidenza. Nel frattempo, però, sta migliorando il suo spagnolo. La conoscenza di questa lingua non è indispensabile, ma sicuramente utile non solo in politica ma per stabilire l’identità etnica. I bambini di Castro, americani di quarta generazione, vengono istruiti in inglese e spagnolo. Una mossa positiva non per futuri vantaggi politici ma per dimostrare che la conoscenza della lingua dei nostri antenati ci rende più americani.
============= Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.