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Netanyahu di nuovo senza maggioranza

Benjamin Netanyahu non ha la maggioranza. Con il 92% delle schede scrutinate il partito del presidente uscente ha 32 seggi, tre in meno dello scorso aprile. L’intera coalizione avrebbe circa 55 seggi. Non c’è dunque la possibilità di formare una maggioranza decisiva perché l’esponente del Likud ha già effettuato tutte le manovre possibili per mettere insieme una coalizione.

L’ex ministro della Difesa Avigdor Lieberman, che aveva fatto saltare il governo di Netanyahu ad aprile a causa della questione della leva militare per gli ebrei ortodossi, oggi ha guadagnato tra 8 e 9 seggi. Il Labour invece si aggira sui 6. La Lista araba unita avrebbe 12 seggi e si posiziona al terzo posto tra i partiti. Blu e Bianco, la forza politica dell’ex capo di Stato maggiore Benny Gantz avrebbe circa 32 seggi. La destra ‘Yamina’ 7, i centristi dell’Unione democratica 5. Al momento il risultato di queste votazioni sancirebbero una situazione dell’ingovernabilità: il centrodestra avrebbe 56 seggi mentre il centrosinistra 55, ne servirebbero 61 per ottenere la maggioranza (120 sono i seggi totali).

Benny Gantz vuole porsi come un’alternativa a Netanyah: colui in grado di sdoganare l’idea delle alleanze tra partiti più estremisti e le forze politiche arabe che sono stati sempre al di fuori del governo e non hanno mai concesso appoggi esterni. Il leader di Blu e Bianco ha commentato di aver “compiuto la sue missione” mentre Netanyahu ha sottolineato che “serve un governo di unità nazionale, anche se bisogna aspettare i dati definitivi”. L’affluenza ha registrato circa 2,5 punti percentuali in più rispetto allo scorso aprile. Ancora una volta le elezioni israeliane si sono dimostrate un referendum sull’operato e la persona di Netanyahu.

Per l’ex premier questa doveva essere una importante vittoria a causa delle sue vicissitudini giudiziarie: ad ottobre rischia di andare a processo a causa dell’accusa di corruzione. Solo un governo forte potrebbe garantirgli una legge di immunità. Netanyahu dunque potrebbe rinunciare a suo quinto mandato consecutivo.

Di Sara Carullo

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