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L’addio di ArcelorMittal scuote il governo. Il ministero dello Sviluppo: “L’ex Ilva non chiude”

 

Il ministro Patuanelli convoca al Mise un incontro con i colleghi Costa e Provenzano, poi fonti del ministero fanno sapere che il governo non consentirà la chiusura degli stabilimenti – La lettera dell’amministratore delegato ai dipendenti

L’addio di ArcelorMittal agli stabilimenti ex Ilva scuote la maggioranza di governo. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato per domani pomeriggio a palazzo Chigi i vertici dell’azienda.

Poco dopo la nota con cui il gruppo anglo-indiano aveva annunciato ai commissari straordinari dell’azienda la volontà di rescindere l’accordo, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha convocato un incontro al Mise con i colleghi all’Ambiente Sergio Costa e al Sud Giuseppe Provenzano, seguito a stretto giro da una riunione straordinaria a Palazzo Chigi presieduta dal premier Giuseppe Conte.

Mentre ancora nella maggioranza ferve il dibattito sulle possibili conseguenze dell’introduzione della ‘plastic tax’ in manovra, la preoccupazione è per i posti di lavoro a rischio nelle acciaierie di Taranto, Novi Ligure e Cornigliano. La multinazionale spiega il suo passo indietro in una nota in cui si appella “ai contenuti dell’accordo” del 31 ottobre 2018, e chiede “ai commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle attività di Ilva e dei dipendenti entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione”.

“Il governo non consentirà la chiusura dell’Ilva”, garantiscono fonti del Mise. “Non esistono presupposti giuridici per il recesso del contratto. Convocheremo immediatamente Mittal”, affermano gli uomini vicini al ministro Patuanelli.

Nella lettera della multinazionale si sottolinea come il contratto preveda che, “nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso contratto”.

Con effetto dal 3 novembre 2019 – aggiunge Arcelor “il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando cosi’ la comunicazione di recesso”. Il tema è, quindi, l’eliminazione del cosiddetto ‘scudo penale’ ad Arcelor, sul quale infatti ‘battè l’opposizione.

“È stato un errore gravissimo” cancellare l’articolo 14 del decreto ‘salva imprese’, denunciano i leghisti, con Matteo Salvini che chiede le dimissioni del premier Conte “primo nemico del Sud” e annuncia che i suoi parlamentari ‘bloccheranno’ i lavori parlamentari a partire da domani fino a quando un rappresentante del governo non riferirà alle Camere sul tema. “Sono molto preoccupata: dobbiamo fare molta attenzione ad uno Stato che non mantiene i suoi impegni. Uno Stato che vuole mantenere gli investimenti deve anche mantenere quegli impegni altrimenti da noi non investe piu’ nessuno”, dice la presidente di FdI, Giorgia Meloni.

Mentre Antonio Tajani annuncia che “Forza Italia porterà il caso a Bruxelles al Parlamento e alla Commissione Europea”. Enrico Borghi del Pd avverte: “Lo scudo penale è stato tolto nel giugno 2019 (governo Conte I, ministro dell’interno Salvini) all’interno del ‘decreto Crescità. Ora il nuovo governo deve comporre i cocci. E lo farà. Nonostante i demagoghi”.

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