Principale Politica Diritti & Lavoro Caso Fiber: Conte in aula si difende e attacca Salvini

Caso Fiber: Conte in aula si difende e attacca Salvini

“Al fine di evitare ogni possibile forma di conflitto di interessi, anche solo indiretto, una volta investito della carica di Presidente del Consiglio mi sono astenuto da qualsivoglia attivita’ o da qualsivoglia forma di coinvolgimento, formale e sostanziale, riguardanti la decisione circa l’esercizio della Golden Power nell’operazione Retelit. Conseguentemente, non presi parte alla seduta del Consiglio dei Ministri del 7 giugno 2018, nel corso della quale fu esaminata la questione. Preciso che l’intera seduta del Consiglio dei Ministri fu presieduta dall’allora Vice Presidente e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini”. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ribadisce in aula alla Camera di essersi sempre astenuto da premier da ogni decisione sulla vicenda Fiber. Conte rimarca di avere accettato l’incarico professionale pro veritate “nei primi giorni del maggio 2018, quando ancora svolgevo la professione di avvocato e non ero stato ancora designato Presidente del Consiglio (ricordo, in proposito, che il primo incarico mi fu conferito in data 23 maggio)”.

Sugli incontri di maggio 2018 con Salvini e Di Maio, Conte sottolinea: “Ho letto che alcuni organi di stampa riferiscono di un incontro avvenuto a Milano, nella serata del 13 maggio, con i leader dei due partiti che poi avrebbero sostenuto il nuovo esecutivo. Preciso che questo primo incontro, evidentemente interlocutorio rispetto al conferimento dell’incarico di governo (avvenuto, lo ricordo, il 23 maggio, a seguito della designazione da parte dei gruppi parlamentari avvenuta solo il 21 maggio), questo primo incontro, dicevo, e’ comunque intervenuto a distanza di giorni dall’accettazione dell’incarico e quando l’attivita’ di studio della questione giuridica e di elaborazione del parere era ormai terminata. A conferma di questo preciso che il parere e’ stato consegnato il giorno dopo, il 14 maggio”.

Conte ribadisce in aula alla Camera: “La piena correttezza del mio operato e’ stata certificata anche dall’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato, istituzionalmente deputata, nel nostro ordinamento, a vigilare sulle ipotesi di conflitto di interesse dei membri del Governo. L’Autorita’, infatti, sollecitata da altri a valutare l’esistenza di un potenziale conflitto di interessi a mio carico, ha chiesto chiarimenti e acquisito documenti sia con riguardo a eventuali rapporti tra il Presidente del Consiglio e il sig. Mincione (mai intercorsi), sia con riguardo all’eventuale mia partecipazione alla seduta del Consiglio dei Ministri in cui venne trattata la questione Retelit (partecipazione mai avvenuta, come pure sopra chiarito, a seguito di formale astensione). L’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato, con lettera del 24 gennaio 2019, ha comunicato che, nel corso dell’adunanza del 23 gennaio 2019, ‘ha ritenuto di non dover avviare alcun procedimento ai sensi della legge 20 luglio 2004, n. 215, non ritenendo sussistenti i presupposti per l’applicazione della legge’ in materia di conflitto di interessi”. E’ infatti del 24 gennaio 2019 la lettera del Segretario generale dell’Autorita’ Garante della Concorrenza, Filippo Arena, a Giuseppe Conte, in cui l’Authority informa di “non dover avviare alcun procedimento” ai sensi della legge sul conflitto di interessi, “non ritenendo sussistenti i presupposti per l’applicazione della legge”. L’Authority – si legge nella lettera di cui l’Agi ha preso visione – prese la sua decisione “nell’adunanza del 23 gennaio 2019”.

 Un duro attacco a Matteo Salvini e la conferma di “piena fiducia” nei confronti del premier Giuseppe Conte. E’ la linea del Pd, dopo l’informativa in Aula del presidente del Consiglio sul caso Fiber. Michele Bordo si rivolge innanzitutto alla Lega: “Come mai le domande rivolte oggi a Conte non le avete fatte quando eravate al governo del Paese ed eravate in maggioranza?”. Poi a Forza Italia: “Sentire da Forza Italia parlare di conflitto di interessi il cui capo e’ in perenne conflitto di interessi francamente e’ difficile da digerire”. Quindi, il deputato dem si rivolge a Conte: “Presidente ha dato una lezione di stile a molti e dimostrato un profondo rispetto delle istituzioni e per noi del Pd la sua scelta e’ molto importante”. A differenza di Salvini, che “scappa pur di evitare il confronto in Parlamento, Salvini al contrario ha rifiutato qualsiasi discussione parlamentare sul Russiagate e sul suo rapporto di amicizia con Savoini. Ma noi continueremo a non dare tregua a Salvini specialmente dopo l’inchiesta di Report da cui emergono i rapporti perversi tra Lega e alcuni oligarchi russi e forze di estrema destra”. Insomma, conclude Bordo, “di fronte alla becera propaganda su questa vicenda”, il Pd “conferma la piena fiducia nel presidente del Consiglio”. Al termine dell’intervento dai banchi dei leghisti si sono nuovamente levati cori al grido di “elezioni elezioni”. 

 “Questi sono paranoici e ossessionati. Sbarchi colpa di Salvini, tasse colpa di Salvini, anche i conflitti di interesse di Conte sono colpa di Salvini. Ma come vivono male questi?”. Cosi’ il segretario leghista Matteo Salvini all’AGI ha commentato l’informativa di Giuseppe Conte sul caso Fiber in cui il presidente del Consiglio ha tenuto a ricordare che fu proprio Salvini a presiedere la riunione del Cdm che evoco’ il ‘golden power’ per Retelit. 

“Io ossessionato? Vedete quante volte lui parla di me …”: Cosi’ Giuseppe Conte ha risposto ai cronisti che gli chiedevano una replica a Matteo Salvini che lo ha accusato di essere “ossessionato” da lui dopo l’informativa sul caso Fiber. A chi gli chiedeva delle proteste che provenivano dai banchi della Lega durante il dibattito alla Camera, dopo che lui ha ricordato che fu proprio Salvini a presiedere il Cdm che evoco’ il golden power per Retelit, il presidente del Consiglio ha risposto: “Che hanno detto, lei ha capito?”. 

Bagarre, nell’Aula della Camera, al termine dell’informativa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sulla vicenda Fiber. A scatenare la tensione l’intervento della deputata del Movimento cinque stelle, Anna Macina, che ha accusato Matteo Salvini di essere “scappato dal confronto parlamentare”, quando era ministro dell’Interno, “dal caso Arata fino all’inchiesta su Savoini”. Immediata la reazione dai banchi della Lega, con cori “elezioni, elezioni”, con gli altri gruppi del centrodestra ad accodarsi, e con il grido “poltronara” indirizzato a Macina. Il presidente dell’Assemblea di Montecitorio, Roberto Fico, e’ dovuto intervenire piu’ volte per riportare la calma. Il coro “elezioni, elezioni” si e’ ripetuto anche in occasione dell’intervento del deputato del Partito democratico, Michele Bordo. 

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