Giovanni Mercadante
Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo una nota di riflessione del Prof. Pietro Pepe, già Presidente del Consiglio Regione Puglia
Riflessione post Fiera del Levante – Bari – Edizione 2019
Dal riscatto del Sud dipende la crescita dell’Italia; perciò si impone l’adozione da parte del Governo di un “Piano straordinario di investimenti per il Meridione“.
Per capire l’andamento dell’Economia Italiana ed in particolare quella del Mezzogiorno bisogna tener conto delle dichiarazioni del Capo del Governo Conte e di quella del nuovo ministro per il Sud on.le Provenzano, svolte alla Fiera del Levante di Bari per l’edizione 2019.
Anche quest’anno nel tradizionale appuntamento è stata illustrata a grandi linee la futura manovra finanziaria da inserire nella prossima Legge di Bilancio ed è l’occasione per conoscere il grado di attenzione verso il Meridione del nuovo Governo giallo – rosso (M5S – PD – LEU) e quali politiche concrete saranno adottate da un esecutivo a trazione meridionalista.
La presenza di un Uomo del Sud a Capo del Governo assieme al 50% dei ministri espressioni del Mezzogiorno è una occasione storica da mettere a frutto, che fa ben sperare per il futuro del Sud.
Per la verità anche nel precedente Governo a trazione leghista non sono mancate dichiarazioni impegnative per il Sud e un’attenzione specifica attraverso le istituzioni di un Ministro ad hoc per il Sud nato, si disse, per ridurre il persistente divario tra Nord e Sud.
Purtroppo a parte, gli annunci non si sono registrati grandi cambiamenti ne è stata avvertita una concreta solidarietà con nuovi stimoli economici che potessero incidere sui fattori alla base del ritardo.
Anzi, alle vecchie differenze si sono aggiunte nuove difficoltà. La conferma è arrivata dalle anticipazioni del Rapporto Svimez 2019 che senza giri di parole ha lanciato un forte allarme per la crisi strutturale e congiunturale che si è abbattuta sul Sud, tanto da invocare una urgente ripresa di un dibattito specifico sul Mezzogiorno e sulla politica economica nazionale, al fine di sollecitare interventi urgenti e concreti.
Si spera che il nuovo governo accolga la sollecitazione, e metta da parte i vecchi proclami sulla emergenza immigrazione affrontando i problemi veri del Paese che si chiamano: debole crescita economica – disoccupazione crescente – persistente divario strutturale tra il Nord e il Sud, a cui si sta aggiungendo un secondo e nuovo divario; quello tra l’Italia e l’Unione Europea.
Fino ad oggi, va sottolineato, che quasi tutti i Governi che si sono succeduti dopo le positive esperienze della “Cassa del Mezzogiorno” non hanno saputo cogliere la gravità strutturale del ritardo e individuare rimedi utili per superare le gravi difficoltà.
La conseguenza è stata la mancanza al momento di oltre milioni di posti di lavoro, cui ha fatto seguito sostiene lo Svimez, il triste tema del fenomeno migratorio che ha raggiunto proporzioni sempre più grandi, pari a 2 milioni di emigranti meridionali verso il nord Italia e il nord Europa.
Il rischio di un spopolamento è alle porte.
Pur in presenza di una non buona salute dell’economia nazionale è meritorio il metodo adottato dal nuovo governo di fare sempre riferimento al Sud in ogni punto del programma che attraversa i diversi settori: Sanità – Acqua pubblica all’ambiente – Innovazione digitale – Turismo.
In particolare ha voluto scrivere un paragrafo specifico sul Mezzogiorno legandolo al tema del lavoro, che come noto angustia sempre di più uomini e donne del Meridione.
Ed ha iniziato a far chiarezza sul tema, molto divisivo, dell’Autonomia Differenziata puntando a tenere insieme il Nord con il Sud, e dichiarando di voler ultimare il processo di regionalizzazione differenziata, ispirandolo, però, alla salvaguardia dell’Unità giuridica ed economica del Paese e alla solidarietà territoriale nazionale. Insomma un autonomia giusta ed equilibrata che entri in modo diretto in ogni questione programmatica.
La speranza è che presto arrivino finanziamenti al Sud. Adeguati e utili a dare servizi degni di quelli settentrionali.
Tutto questo avrà un senso se tutti i protagonisti delle istituzioni, delle imprese, dei sindacati e della cultura, si rimettono sulla strada della crescita e dello sviluppo per concorrere a creare i Posti di lavoro necessari e a realizzare così l’interesse generale del Sud quanto quello del Nord.
Alla base di questa finalità c’è innanzitutto la questione politica, la ideologia, la cultura della maggioranza di Governo che non ha più alibi per non affrontare le vecchie ingiustizie che stanno portando il Sud alla sua continua desertificazione.
Scorrendo i titoli dei giornali e le dichiarazioni del nuovo governo giallo – rosso qualcosa inizia a muoversi e traspare in modo evidente tanta buona volontà con proposte degne di rispetto.
Infatti in modo prioritario le scelte presentate mirano a neutralizzare l’IVA, che favorisce il cittadino consumatore, a sostenere le famiglie e i disabili con interventi mirati, a garantire maggiori risorse al mondo scolastico e a quello universitario e alla Ricerca. Si sta lavorando ad una riforma fiscale finalizzata alla riduzione delle tasse sul lavoro a vantaggi in particolare dei lavoratori.
Così come si punta a razionalizzare la spesa pubblica riducendo gli sprechi e a definire nuovi e più efficaci strumenti per combattere la impressionante evasione fiscale; molto interessante e condivisa la svolta verde prevista nelle azioni a tutela dell’ambiente.
In sintesi il Sud è molto interessato a che l’azione governativa venga in primis rivolta al riequilibrio delle condizioni socioeconomiche del Paese con risorse nazionali e soprattutto sfruttando i fondi europei destinati al Mezzogiorno, rimasti spesso inutilizzati per la mancanza di compartecipazione nazionale o regionale o trasferiti a regioni più ricche.
Per essere concreto, in questa riflessione il mio chiaro intendimento è rivolto alla trasformazione del Sud in un immenso cantiere che si dedichi a costruire strade – autostrade – treni più veloci e utili a collegare la dorsale adriatica a quella tirrenica, che possa realizzare un coordinamento delle istituite 12 zone economiche speciali (di Bari – di Taranto – Matera e Napoli) con una rete utile a potenziare tutta la realtà infrastrutturale (fatta di strade, di porti e d’aeroporti).
Mi piacerebbe altresì che un’altra opportunità venga colta dai responsabili di estendere l’accordo con la Cina anche al Sud: la Via della Seta non può però passare solo al Nord nei porti di Genova e Trieste e bypassare i porti del Sud (Palermo – Gioia Tauro – Taranto – Bari – Napoli).
L’unica via, per iniziare a dare risposte alla grave disoccupazione, specie quella giovanile, è agire in modo unitario e creare così un forte ostacolo al potere contrattuale della criminalità organizzata.
Sono consapevole che fino a quando il Mezzogiorno sarà caratterizzato da clientelismo, da corruzione, da criminalità, da familismo e da carenza di senso civico, non solo non ci sarà sviluppo, ma continuerà l’esodo quasi biblico dei nostri giovani verso il Nord e verso i paesi europei e il divario non sarà mai colmato.
È, dunque, arrivato il momento che al Sud vengano riconosciute le percentuali di risorse spettanti per leggi e che si dia attuazione finalmente all’Art. 119 della Costituzione che ha previsto l’istituzione del fondo perequativo per garantire standard minimi dei servizi essenziali a tutti i cittadini italiani.
Dal riscatto del Sud dipende la crescita dell’Italia; perciò si impone l’adozione da parte del Governo di un “Piano straordinario di investimenti per il Meridione” ed il varo di uno strumento moderno che mette insieme le attuali strutture pubbliche, già operanti come la Cassa Deposito e Prestiti, il Medio Credito Centrale, Invitalia e diventare un vera Banca Pubblica per il Mezzogiorno.
L’augurio è che ci sia un colpo d’ala da parte dei responsabili, per volare più alto e restituire equità al Mezzogiorno e dignità alla intera Comunità italiana.
Grato per l’attenzione.
Prof. Pietro Pepe
Già Pres. del Cons. Reg.