Ad Ilaria Cucchi non è rimasto altro che querelare il leader del Carroccio. Alla notizia della condanna a dodici anni di reclusione per ciascuno dei due carabinieri ritenuti colpevoli di omicidio preterintenzionale nei confronti di Stefano Cucchi, mentre un Maresciallo dell’Arma, presente in aula, faceva il baciamano ad Ilaria, ringraziandola per aver ridato con la sua battaglia dignità a tutti quegli operatori delle forze dell’ordine che servono la legge e della legge non si servono, come riferisce il nostro Vito Longo, Salvini non ha trovato frase migliore da pronunciare che, più o meno “ciò dimostra che la droga fa male”. Dinanzi ad una condanna che dice chiaramente chi è la vittima e chi gli assassini, il leader del Carroccio non trova di meglio che dar la colpa, fra le righe, alla vittima, al morto, all’assassinato. Non una parola di biasimo per gli assassini. Bene! Finalmente, ha inequivocabilmente gettato la maschera e si è mostrato a tutti per quello che veramente è. Mostra, senza pudore alcuno, al pari del bullo di quartiere, del coatto che guida la tifoseria della curva nord di una qualsiasi cittadina italiana, che bisogna inveire sulle vittime, ree di esistere, di essersi fatte vedere lì, quando la furia di menar botte si è impadronita di lui e dei suoi accoliti. Pericolosi in branco, “pisciasotto” se soli.
Ed Ilaria Cucchi, che queste cose le ha capite assai prima e meglio di me, lo ha querelato definendolo uno “sciacallo”, pronto a inveire e dilaniare le spoglie del fratello Stefano, morto ammazzato da chi lo aveva in custodia e doveva proteggerlo, pur di lucrare un consenso elettorale, una manciata di secondi in più di esposizione mediatica.
Salvini, naturalmente, pessimamente consigliato questa volta dalla “bestia”, il gruppo corposo e costosissimo (chi li paga, e con quali soldi?) di esperti di comunicazione che Report ha mostrato, seguirlo e servirlo 24 ore al giorno, ha aggiunto che le querele della Comandante Carola Rackete o di Ilaria Cucchi non possono impensierirlo minimamente, lui che è stato minacciato dai Casamonica (?) o con anonimi proiettili inviatigli a casa .
Ma il 19 novembre non è un giorno fortunato per il leder leghista, ed alla fondatissima querela della Cucchi, si aggiunge un avviso di garanzia dalla procura di Agrigento per sequestro di persona ed omissione di atti d’ufficio . La Procura di Agrigento ha iscritto il leader della Lega ed ex ministro dell’Interno nel registro degli indagati per il caso della Open Arm . La nave della Ong venne bloccata al largo di Lampedusa con 164 persone a bordo nell’agosto scorso. «Inizio a essere stufo», è il primo commento del capo del Carroccio. E segue la minaccia di rito, che parola più parola meno, suona così: “Un giorno di questi chiederemo ragione del come si sperperano i soldi dei contribuenti italiani con indagini inutili”.
Non è la prima volta che una procura manda un avviso di garanzia o richiede l’autorizzazione a procedere, cambia questa volta che Salvini, che a suo tempo dopo aver giurato e spergiurato dinanzi agli italiani che lui sarebbe stato felice ed onorato di subire un processo per aver difeso i confini della Patria, minacciò di far cadere il governo ove fosse stato concessa l’autorizzazione a procedere. I 5 Stelle credettero alla minaccia e votarono contro l’autorizzazione a procedere e da quel momento i loro consensi furono polverizzati, in minima parte pro PD ed in larghissima misura pro Lega e l’Uomo forte.
Dicevamo, questa volta è diverso perchè nulla esclude che la maggioranza odierna decida di comportarsi diversamente e di concedere quella autorizzazione a procedere che la volta precedente era stata negata, perchè sotto ricatto della caduta del governo.
Attendiamo gli sviluppi del caso. Nulla si può escludere. A mio parere, comunque le imminenti regionali, nonostante i tentennamenti assurdi dei pentastellati, sono ancora tutte da giocare.
Gianvito Pugliese – capo redattore centrale – gianvitopugliese@gmail.com