di F. Moretti
Nel suo romanzo, da poco tradotto in Italia, Annie Ernaux racconta la sua personale esperienza di donna incinta che vuole interrompere la gravidanza in un periodo storico dove la parola “aborto” è bandita dal vocabolario, non ha un suo “posto nel linguaggio”. La scrittrice dà alla sua storia una dimensione collettiva, in cui molte donne ancora oggi vedono negato, per legge o per un fattore culturale, il diritto di disporre del proprio corpo.
Il libro arrivato nelle librerie italiane proprio nel mese dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, è tradotto dal bravissimo Lorenzo Flabbi per L’Orma editore.
La storia è ambientata a Rouen, in Francia, nel 1963, una studentessa universitaria di 23 anni scopre di essere incinta e vuole interrompere la gravidanza. In Francia, l’aborto è illegale, anzi la parola stessa non ha un suo “posto nel linguaggio”, la giovane Annie Ernaux è costretta a seguire vie clandestine. In un bar la studentessa attende di essere operata da una fabbricante di angeli, nella più completa solitudine, viene sottolineato il totale disinteressamento dello studente che ha contribuito a metterla incinta, la decisione di diventare madre o abortire è un’incombenza che ricade solo ed esclusivamente sulla giovane. Annie sceglie l’aborto, un reato da commettere segretamente, in tutta fretta, prima che diventi troppo tardi. Dovrà muoversi discretamente se vorrà evitare la gogna sociale. Riuscirà la scrittrice ad abortire senza rischiare di morire e ritornare alla vita di sempre?
Il romanzo di Annie Ernaux non è solo la descrizione nuda e cruda della tragica esperienza personale ma anche una riflessione sulle presunte libertà conquistate dalle donne, tra queste, la legge 194 che prevede il diritto di aborto, diritto che in molti casi non trova applicazione per i numerosi medici obiettori. La scrittrice, infatti, scrive “Che la clandestinità di chi ha vissuto quest’esperienza dell’aborto appartenga al passato non mi sembra un motivo valido per lasciarla sepolta, tanto più che il paradosso di una legge giusta è quello di obbligare a tacere le vittime di un tempo con la scusa che le cose sono cambiate”.
E chiudo il mio articolo con le parole conclusive dell’Evento, che a mio avviso racchiudono il significato della narrazione e della scrittura per Annie Ernaux:
“Ho cancellato l’unico senso di colpa che abbia mai provato a proposito di questo evento, che mi sia successo e non ne abbia fatto nulla. Come un dono ricevuto e sprecato. Perché al di là di tutte le ragioni sociali e psicologiche che posso trovare per quanto ho vissuto, ce n’è una di cui sono sicura più di tutte le altre: le cose mi sono accadute perché potessi rendermene conto. Forse il vero scopo della mia vita è soltanto questo: che il mio corpo, le mie sensazioni e i miei pensieri diventino scrittura, qualcosa di intelligibile e di generale, la mia esistenza completamente dissolta nella testa e nella vita degli altri”.
Titolo: L’Evento
Autore: Annie Ernaux
Editore: L’orma
Collana: Kreuzville Aleph
Traduttore: Flabbi Lorenzo
Data di Pubblicazione: novembre 2019
EAN: 9788899793920
ISBN: 8899793921
Pagine: 120
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