Infrastrutture, Crosetto (FDI): “Quando c’era l’Iri a gestire le autostrade poteva guadagnare fino ad un massimo del 6% di quello che aveva investito per fare le autostrade. Se guadagnava di meno erano cavoli suoi, se guadagnava di più versava il di più allo Stato. Adesso i concessionari devono guadagnare almeno l’8%, se guadagnano di più se lo tengono, se guadagnano meno li ripaga lo Stato. Revoca concessioni? Basterebbe farle rispettare. Grillo all’ambasciata cinese? Forsse sta organizzando il V-day a Pechino e Shanghai. E’ l’idea di un asse geopolitico diverso, legittimo, ma ricordiamo che è un asse geopolitico con una dittatura. Grillo dovrebbe chiarire il suo ruolo”
Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sul crollo del viadotto sull’A6. “Il problema non sono le infrastrutture, ma le persone che le realizzano e con cosa le realizzano –ha affermato Crosetto-. Capisco che spesso la PA abbia difficoltà perché i vari codici impediscono di fare i controlli che invece i privati potrebbero fare benissimo. Quando le concessionarie fanno delle opere e le fanno male hanno una colpa doppia. Quando c’era l’Iri a gestire le autostrade poteva guadagnare fino ad un massimo del 6% di quello che aveva investito per fare le autostrade. Se guadagnava di meno erano cavoli suoi, se guadagnava di più versava il di più allo Stato. Adesso i concessionari devono guadagnare almeno l’8%, se guadagnano di più se lo tengono, se guadagnano di meno li ripaga lo Stato. Io credo che il privato sia più efficiente, ma se lo Stato non controlla adeguatamente il privato tende a fare i suoi affari”.
Il M5S vuole la revoca delle concessioni. “Facciamole rispettare le concessioni. In Italia ci sarebbe un’offerta incredibile, basterebbe trovare il modo intelligente per incrociare domanda ed offerta anziché costringere gli investitori ad andare all’estero”.
Sull’incontro tra Grillo e l’ambasciatore cinese. “C’è andato a cena venerdì e a colazione il sabato. La cosa è un po’ anomala, soprattutto viste le discussioni sulla via della seta e sul 5g. E poi c’è il grande scontro tra Usa e Cina che è destinato ad aumentare da qui ai prossimi anni. Io sono molto preoccupato perché quando gli Usa si renderanno conto di aver perso la guerra commerciale, non so se potranno accettarlo. Mentre in Europa e negli Usa abbiamo deciso di limitare la grandezza delle aziende creando l’antitrust, i cinesi tendono a far diventare le aziende più grandi possibile. Ci siamo limitati con le nostre stesse regole. La battuta scontata su Grillo è che forse sta organizzando il V-day a Pechino e Shanghai. E’ l’idea di un asse geopolitico diverso, legittimo, ma ricordiamo che è un asse geopolitico con una dittatura. I metodi del governo cinese non hanno nulla a che fare con i nostri, alcune delle nostre conquiste sociali in Cina sono delle bestemmie. Non esiste la parola sindacato in Cina. Nessuno ha mai chiesto a Grillo il perché di questa visita. Grillo ha sempre avuto questo ruolo equivoco per cui dice: io non sono nessuno. Ha due piani, quello in cui dice che non conta nulla e quello in cui si muove molto. Dovrebbe chiarire il suo ruolo”.