Sono ancora in corso le perquisizioni a Firenze e in altre città italiane in merito al l’inchiostro aperta dalla procura fiorentina sui finanziamenti alla fondazione Open. Tra i reati contestati ci sarebbero: traffico di influenze illecite, riciclaggio, autoriciclaggio, appropriatione indebita, false comunicazioni sociali e finanziamento illecite ai partiti. L’accusa sostiene infatti che la fondazione abbia agito come “articolazioni di partito, ha rimborsato spese a parlamentari, messo a disposizione carte di credito e bancomat “. L’inchiesta sulla Fondazione è scaturita dalla perquisizione dello studio dell’avvocato Alberto Bianchi lo scorso settembre poiché indagato per traffico di influenze illecite. In quell’occasione erano stati sequestrati i bilanci e la lista dei finanziatori.
Si riapre così di nuovo il tema, sempreverde, del finanziamento pubblico ai partiti. Luigi Di Maio ha infatti rilanciato la proposta dell’apertura di una commissione di inchiesta sul finanziamento illecito ai partiti. Anche Italia Viva si dice essere d’accordo attraverso il deputato Luciano Nobili.
Seppur dal 2013, in seguito alla riforma del governo Letta, i finanziamenti pubblici diretti ai partiti sono stati progressivamente aboliti, permangono ancora quelli indiretti. Questi ultimi consistono nella destinazione del 2×1000 del proprio Irpef o le detrazioni del 26% sulle erogazione liberali. I contributi pubblici continuano però ad essere elargiti ai gruppi parlamentari, calcolati in base alla loro composizione (ossia l’ampiezza). Questa forma di contributo è dunque diventato, a seguito delle riforme, la principale forma di finanziamento dei partiti.
Il finanziamento pubblico non è stato introdotto nel 1974 per arroccare il potere di pochi circondandoli di risorse monetarie, ma è un utile strumento che permette ai partiti di svincolarsi da finanze private necessariamente subordinate ad interessi particolaristi. Togliere questo tipo di strumento si è accompagnato dalla proliferazione delle fondazioni che diventano le casse delle forze politiche. Perché in Europa questo strumento è legittimo e legittimato mentre in Italia è sinonimo di corruzione e malaffare?
Di Sara Carullo