Formulato l’atto di accusa della Camera nei confronti di Donald Trump, a darne notizia è la speaker Nancy Pelosi (manca l’approvazione del ramo del Congresso anche se è del tutto scontata). L’inchiesta di impeachment riguarda la pressione del presidente Usa verso l’Ucraina per ottenere un vantaggio nelle presidenziali 2020.
Nella dichiarazione trasmessa, Pelosi ha dichiarato: “Le sue azioni hanno violato seriamente la Costituzione, è in gioco la nostra democrazia e il presidente non ci lascia altra scelta che agire. In America nessuno è al di sopra alla legge, il presidente non è al di sopra della legge. Oggi chiedo ai nostri presidenti di commissione di procedere con gli articoli di impeachment”.
La procedura avrà bisogno della maggioranza semplice dei voti (almeno 218) e si prevede la votazione singola di ogni articolo che riguarderà la messa in stato d’accusa del presidente. Questa questione potrebbe far sì che si verifichi che gli articoli possano essere votati in maniera dissimile nonostante la procedura finale sia approvata. Il fondamento alla base di questa specifica risiede nella natura del procedimento che può essere estremamente variabile. Al momento i capi di imputazione sono l’abuso di potere e l’ostruzione della giustizia dopo i fatti dell’Ucrainagate.
Il rapporto della Camera dovrà poi essere trasmesso alla Commissione giustizia per far sì che vengano redatti gli articoli per la messa in stato d’accusa di Donald Trump. La prima udienza è stata fissata per mercoledì in cui ci sarà l’audizione di vari costituzionalisti che coadiuveranno i deputati per comprendere la procedura alla base del procedimento e le sue basi storiche e giuridiche. Successivamente verrà disposta la lista dei testimoni.
Secondo il quotidiano Washington Post, alcuni membri della stessa commissione e altri deputati liberal vorrebbero includere nei capi d’accusa anche l’ostruzione della giustizia ed altri “gravi reati” che ritengono siano chiaramente enunciati nel rapporto del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate.
Seppur alla Camera il verdetto sembra essere già scontato, bisognerà capire invece come i democratici riusciranno a convincere i Repubblicani al Senato; infatti lì la maggioranza è in mano a questi ultimi con 53 voti contro 47 dei primi (67 è la maggioranza richiesta). Il procedimento vedrebbe un processo in cui i senatori fungeranno da giudici: l’accusa è la Camera mentre la difesa sono gli avvocati del presidente, supervisionati dal giudice a capo della Corte Suprema.
Di Sara Carullo