Il Regno Unito voterà domani per le elezioni parlamentari più importanti della sua storia: la Brexit è il tema primario che inciderà anche sul futuro del paese. La sfida è tra Boris Johnson e Jeremy Corbyn: se il primo è fermo sulla volontà di portare avanti l’uscita dall’Unione Europea procedendo con l’accordo; il secondo vorrebbe indire un nuovo referendum sulla questione, alla luce degli sviluppi dopo i risultati del 23 giugno 2016.
Secondo i sondaggi, i conservatori sarebbero i favoriti (oltre il 40%) soprattutto perché, i tories hanno raggiunto, dopo anni di negoziati, un accordo e (forse) chiudere la questione; mentre il Partito Laburista lo seguirebbe a circa dieci punti di distanza. Non sono da trascurare gli altri concorrenti che potrebbero avere un ruolo di rilievo nel prossimo esecutivo, specie se di coalizione: il Partito Liberal Democratico, i Verdi, il Brexit Party, il Partito Nazionale Scozzese, lo Ukip e i vari partiti regionali.
I sondaggi hanno evidenziato che la Brexit sarà il tema principale sul quale l’elettore baserà la propria scelta. I conservatori, il Brexit Party e lo Ukip sono favorevoli all’uscita, anche se al loro interno il fronte ‘No Deal’ è molto forte.
Secondo i laburisti invece lo scenario migliore è quello di negoziare un nuovo accordo con l’Unione Europea, inclusivo di maggiori tutele per l’ambiente e i diritti dei lavoratori, per poi sottoporlo ad un nuovo referendum in cui si potrà decidere se uscire con esso oppure ‘Remain’. Simile a tale posizione è quella del SNP che aggiunge la volontà di proporre un nuovo referendum sull’indipendenza scozzese. I Liberal Democratici vorrebbero annullare il risultato della precedente votazione (vittoria dei conservatori) ma se ciò non accadesse sarebbero disponibili all’ipotesi di un altro referendum (vittoria laburisti).
Queste elezioni cambieranno la storia del Regno Unito ma sono la conseguenza più naturale alla situazione di stallo in cui il parlamento si trova da anni. La classe politica inglese ha avuto difficoltà nella gestione delle conseguenze del voto dimostrandosi miope nell’indire un referendum su una decisione così importante, mai affrontata prima e senza informare adeguatamente la popolazione.
Le votazioni di giovedì 12 dicembre permetteranno di eleggere 650 membri della Camera dei Comuni. La regina dovrà, in caso di maggioranza chiara incaricare al vincitore di formare un governo, ma nel caso in cui essa non è evidente, si apriranno le trattative per formare un esecutivo di coalizione oppure uno di minoranza.
Di Sara Carullo