Principale Estero India, ancora proteste per nuova legge sulla cittadinanza: discrimina chi è musulmano

India, ancora proteste per nuova legge sulla cittadinanza: discrimina chi è musulmano

Le proteste in India non accennano a diminuire: il bilancio attuale è di 8 morti e oltre 1.200 arresti, secondo le fonti governative. Il Paese, dal 12 dicembre scorso, è alle prese con violente manifestazioni di scontento dovuto all’approvazione della riforma della cittadinanza che faciliterebbe la regolarizzazione dei migranti non musulmani che provengono principalmente da Pakistan, Bangladesh e Afghanistan. Diversi sono i punti controversi soprattutto in merito alla discriminazione delle minoranze non induiste.

Prevista la prigione per i migranti irregolari, la richiesta per la cittadinanza può essere presentata solo dopo aver vissuto in India o lavorato per il governo per almeno 11 anni. Per induisti, gianisti, buddisti, parsi, sikh e cristiani ci sono alcune eccezioni relative alla loro permanenza nel Paese per 6 anni. I principali oppositori sono stati i cittadini musulmani che accusano il governo guidato da Narendra Modi (leader del Bharatiya Janata Party, partito nazionalista indù) di violare i principi della Costituzione indiana poiché ad essere coinvolti sarebbero oltre 200milioni. La religione, con la nuova normativa, diventa dunque il requisito principale per ottenere la cittadinanza indiana.

L’ufficio per i diritti umani dell’Onu ha emanano una nota in cui si dice preoccupato per il contenuto della legge rispetto ai principi della Carta costituzionale indiana perché “sembra minare l’impegno di uguaglianza”. Preoccupazione anche da parte di Usa e Unione Europea, mentre Regno Unito, Canada e Stati Uniti hanno già emerso allerte di viaggio per chi dovrà visitare la zona nordest del Paese, invitando a “estrema cautela”.

Violente le risposte della polizia non solo sui manifestanti ma anche nei confronti di volti noti dello spettacolo, della stampa e attivisti per i diritti umani che hanno partecipato alle proteste. Gli scontri hanno interessato gli stati di Karnataka, Gujarat e Uttar Pradesh. Vietate le manifestazioni da mercoledì con decreto del Ministro dell’Interno, disposta la chiusura della metropolitana e gli agenti sono in tenuta antisommossa. Nella capitale New Delhi, la connessione Internet e le telecomunicazioni sono state sospese così come hanno riferito i principali gestori indiani, come Airtel e Vodafone India.

Di Sara Carullo

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