Principale Attualità In Capitanata il primo omicidio dell’anno

In Capitanata il primo omicidio dell’anno

Mentre il centro sinistra è concentrato sulle primarie e i penta stellati attendono l’istituzione della DIA la provincia di Foggia trema tra esplosivi e rapine. Venerdì “Libera” chiama a raccolta associazioni e cittadini.

Tutti i cittadini della Provincia di Foggia avvertono il clima di tensione che in questi giorni attanaglia la Capitanata per fatti di mafia. Sarà la magistratura a chiarire la matrice dell’omicidio D’Angelo il 2 Gennaio a Foggia ma un certo stile mafioso emerge anche dalle bombe sotto l’auto di Cristian Vigilante e dalle attività commerciali prese d’assalto a San Severo in questi mesi.

” Siamo il popolo del bene che cammina nella luce, restiamo uniti di fronte agli uomini del male che camminano nelle tenebre” è il pensiero del Vescovo della Diocesi di San Severo, nell’omelia prefestiva dell’Epifania, dopo aver annunciato il ritorno di Don Ciotti a Foggia.

Mons Giovanni Checchinato chiama i cristiani a raccolta contro questo clima di violenza, già denunciato a Foggia da Mons. Vincenzo Pelvi, poiché anche la centralissima via Soccorso, come le periferie, è una sorvegliata speciale dopo i grossi furti agli storici negozianti. Proprio San Severo, oggi più insicura che mai, ebbe nel 2014 Michele Emiliano assessore alla legalità.

Il grande appello sui social e giornali non basterà a garantire una massiccia sollevazione popolare contro la criminalità organizzata, seppure siamo convinti che la manifestazione di Libera per il 10 Gennaio supererà le quarantamila adesioni.

Tanti, infatti, i pugliesi che il 21 Marzo 2018 si affidarono al grido del presidente Luigi Ciotti per responsabilizzare l’attenzione nazionale sui fenomeni mafiosi che negli ultimi tre anni soffiano sulla Capitanata. Mentre i clan, gli stessi da decenni, si affrontano per regolare l’egemonia sul territorio, il mercato dello spaccio di droghe è più ampio e frastagliato così da richiedere nuovi equilibri nella spartizione del territorio foggiano. Questa logica potrebbe essere quella che mira a isolare i centri storici dai passanti e dai turisti per lasciare agire indisturbata la criminalità in illeciti di ogni tipo.

Se il racket continua a colpire imprese e commercianti, la fragile economia non riuscirà ad attrarre nuovi investitori – vedi imprenditori turistici o dell’energia – con un colpo di grazia a quanti giovani desiderano un lavoro nella propria terra senza dover emigrare al Nord.

Mentre polizia, carabinieri e militari della guardia di finanza lavorano senza sosta alla ricerca di armi e droga, la sicurezza dei luoghi pubblici e privati di Foggia e provincia non sarà più la stessa poiché il periodo più bello per una comunità, le festività natalizie, è stato segnato da questi eventi intimidatori.

I parlamentari della Capitanata del M5S Pellegrini, Faro, Giuliano, Lovecchio, Menga, Naturale e Troiano, nonché il parlamentare europeo Furore e la consigliera regionale Barone nei prossimi giorni chiederanno un incontro al ministro dell’Interno, Lamorgese.

Se la mafia, con contatti e modalità diverse, ha inquinato le amministrazioni di città importanti come Cerignola e Manfredonia, la politica dei restanti centri della Daunia deve rispondere unita al clima di degrado sociale e scoraggiamento che può allargarsi a macchia d’olio dopo i fatti di questi giorni.

Cortei, manifestazioni e sit-in per quanto significativi nell’evocare una coesione sociale assopita ma esistente, sono parte di un’azione che deve vedere innanzitutto lo Stato protagonista sul fronte della legalità e della giustizia.

Giuseppe Scarlato

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