Raggiunto e superato il numero minimo di firme di senatori per presentare il referendum contro il taglio dei parlamentari: i promotori del quesito ne hanno depositate 71 in Cassazione, di cui 6 della Lega. M5s attacca l’ex alleato di governo. Di Maio intanto nel mirino, con le voci di dimissioni smentite pero’ dal suo staff.
I promotori del referendum sul taglio dei parlamentari (i forzisti Cangini e Pagano e il dem Nannicini) incassano 71 sottoscrizioni (7 in piu’ di quelle richieste) e le depositano in Cassazione. La consultazione popolare potrebbe svolgersi in tarda primavera, magari assieme all’altro referendum sul maggioritario e in contemporanea con le elezioni comunali e regionali. Anche dalla Lega arriva un contributo: sono 6 i senatori del partito di Matteo Salvini che si aggiungono ai firmatari. Fondamentale anche l’aiuto di Forza Italia, con 5 nuove firme che si sono aggiunte a quelle di sentori forzisti gia’ presenti nell’elenco. Il ritiro delle firme da parte di 4 senatori azzurri vicini a Mara Carfagna aveva messo a serio rischio il raggiungimento dell’obiettivo. Tanto che sin da subito i leghisti si sono attivati. Un soccorso che, per il partito di via Bellerio, ha un duplice scopo: terremotare la legislatura, facendo da sirena ai tanti parlamentari che rischiano di non essere rieletti con la netta sforbiciata di 345 poltrone.
Matteo Salvini è soddisfatto: “abbiamo dato un contributo per avvicinare la data delle elezioni”, i 5 stelle mal digeriscono l’operazione ‘soccorso’ e attaccano duramente gli ex alleati: “Pur di non tagliare il numero di poltrone Salvini e la Lega firmano all’ultimo istante il referendum”, afferma Stefano Buffagni. “Per la Lega la poltrona e’ l’unico sovranismo che conta”, attacca Danilo Toninelli.
Forza Italia: i senatori azzurri finiscono nel mirino con l’accusa di aver aperto le porte alla Lega. Dal Pd si precisa che i senatori che hanno messo la firma lo hanno fatto a titolo personale. Solo il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, dichiara: “Chi spera di ottenere la fine anticipata della legislatura, utilizzando il referendum, restera’ molto deluso”, sostiene.
Chi si chiama fuori e’ Fratelli d’Italia, unica forza politica che non ha sentori firmatari tra le sue fila: “Voteremo si’, siamo sempre stati a favore del taglio dei parlamentari”, ricorda Giorgia Meloni.