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Bari: croce e delizia

Simeone Di Cagno Abbrescia, Michele Emiliano e Antonio Decaro, grazie alla riforma degli enti locali varata all’inizio degli anni novanta, sono e saranno ricordati come i Sindaci di Bari del secondo dopoguerra.
Hanno impersonato, ben più di altri, le rispettive amministrazioni comunali.
Non si può negare che con loro Bari è diventata una bella città. Lo confermano i numerosi apprezzamenti dei visitatori che giungono a Bari da ogni dove e, soprattutto, degli ex concittadini che di tanto in tanto ritornano e la trovano decisamente migliorata.
Evidentemente, qualcosa di buono c’è stato.
È altrettanto evidente, tuttavia, che chi a Bari ci vive non è poi così contento di abitarci tutto l’anno. I servizi pubblici, trasporti e nettezza urbana in primis, lasciano un po’ troppo a desiderare; gli esercizi commerciali sono in agonia per via di scelte che, non si capisce perché, hanno agevolato solo la grande distribuzione organizzata; una politica finanziaria e tributaria praticamente inesistente che si riduce all’assorbimento di quante più risorse possibili senza alcun riguardo per il cittadino contribuente; opere pubbliche spesso incompiute o comunque realizzate in tempi biblici e con enormi disagi per la popolazione; una città assai poco organizzata.
Insomma, Bari è come una bella moglie. Gentile, elegante, sorridente per tutti che, però, rivarcato l’uscio di casa, si strucca e diventa brutta, sciatta, scorbutica, praticamente una iena.
Ora, caro Antonio, hai appena iniziato il secondo mandato eppure questo tuo periodo, visto che di Bari non sei stato solo il Sindaco, sarà ricordato come un ventennio; il “ventennio decariano”.
Ed allora il gap così evidente – fra la Bari che appare a chi la visita, che non dispiace affatto, e la Bari che è per i baresi che si alzano la mattina di tutti i santi giorni – merita una tua attenta riflessione e, auspicabilmente, una conseguente azione amministrativa.
I baresi vorrebbero amare e godere Bari anche quando “la musica è finita e gli amici se ne vanno”.

Paolo Marra

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