La camera bassa del Parlamento polacco (il Sejm) ha approvato una nuova riforma della giustizia che prevede la fine dell’autonomia del potere giudiziario: i giudici che criticheranno la maggioranza potranno avere ripercussioni da parte del ministero della Giustizia e dunque del Governo.
Questa legge è stata più volte oggetto di richiami da parte della Commissione europea che aveva tentato di mettere in guardia Varsavia sulla incompatibilità della suddetta rispetto ai più basilari valori dello stato di diritto. Anche la Corte di giustizia europea si era pronunciata in merito sottolineando la violazione dei trattati europei. Secondo l’Europa, questa legge “lede gravemente anche la libertà di espressione dei magistrati” poiché non potranno neanche criticare o commentare negativamente le scelte dei loro colleghi. Non ci sta Malgorzata Gersdorf, presidente della Corte suprema polacca, che ha rinominato la disposizione come “legge museruola”.
Questa legge non è la prima riforma che ha determinato controversie non solo a livello nazionale ma anche a livello europeo. Una disposizione che aveva causato malumori è stata la riforma sul pensionamento dei giudici polacchi giudicata contraria alla legislazione europea e bloccata dalla Corte di giustizia UE facendo cadere la riforma stessa. La legge era stata contrastata poiché anticipava il pensionamento dei magistrati (da 70 a 65 anni) costringendo 27 giudici (su 74) al ritiro e ciò è stato individuato come un’occasione per limitare l’autonomia del potere giudiziario facendo sì che il governo ne prendesse il controllo.
L’11 gennaio migliaia di giudici polacchi, con la solidarietà di colleghi di tutti i paesi hanno sfilato nella ‘marcia delle mille toghe’, una protesta silenziosa ma rumorosa allo stesso tempo. L’indipendenza della magistratura sembra essere un valore assodato ma che continua ad essere costantemente messo in discussione dalle forze politiche di tutto il mondo. Il PiS (Diritto e Giustizia), partito di governo sovranista dai forti tratti euroscettici, da tempo sta cercando di minare il diritto ad una giustizia indipendente tanto da far minacciare l’Ue ad una uscita obbligata viste le violazioni dei più basilari diritti.
Di Sara Carullo