Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte, ha convenuto sulla data del 29 marzo 2020 per l’indizione – con decreto del Presidente della Repubblica – del referendum popolare previsto dall’articolo 138 della Costituzione sul testo di legge costituzionale recante: «Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari», approvato dalle due Camere e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 240, del 12 ottobre 2019.
Il Consiglio dei ministri, riunitosi nel pomeriggio a palazzo Chigi, sotto la presidenza del premier Giuseppe Conte, segretario il sottosegretario alla presidenza Riccardo Fraccaro, “su proposta del presidente Conte – si legge in una nota diffusa dall’esecutivo – ha convenuto sulla data del 29 marzo 2020 per l’indizione, con decreto del presidente della Repubblica, del referendum popolare previsto dall’articolo 138 della Costituzione sul testo di legge costituzionale recante: ‘Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari’, approvato dalle due Camere e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 240, del 12 ottobre 2019”. Anche la Corte di Cassazione ha dato il via libera al referendum sulla legge costituzionale in tema di riduzione del numero dei parlamentari, ritenendo la richiesta conforme alla Costituzione e giudicando regolari le 71 firme raccolte per l’iniziativa . La richiesta di “modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari depositata il 10 gennaio scorso”, si legge nel verdetto della Corte “e’ conforme all’articolo 138 della Costituzione”. Questo sancisce la “legittimita’ del quesito” referendario proposto.
A ottobre 2019 il Parlamento ha approvato in via definitiva la legge che propone l’abbassamento del numero dei deputati da 650 a 400 e dei senatori da 315 a 200. Come previsto dalla Costituzione, pero’, un quinto dei senatori ha richiesto di sottoporre la riforma anche al giudizio popolare, forte dell’adesione di 71 senatori della maggior parte dei partiti. La riforma e’ oggetto di critiche da parte di realta’ come il “comitato del No”, secondo il quale il taglio dei parlamentari rappresenta un inopportuno restringimento della rappresentanza popolare nell’alveo istituzionale.
I professori del Coordinamento per la democrazia costituzionale, che avevano gia’ condotto la battaglia referendaria nel 2016 contro la riforma promossa dal governo Renzi, hanno spiegato che il taglio proposto dalla riforma “e’ demagogico, e porta a risultati peggiori della malattia che dichiara di voler curare”. Queste le parole di Alfiero Grandi, vicario del Coordinamento. “Il Parlamento – ha dichiarato Grandi il 23 gennaio scorso – e’ centrale nel nostro sistema istituzionale ma e’ chiaro che, se viene menomato col taglio del numero di parlamentari e se si fa una legge elettorale che lascia migliaia di votati senza rappresentanza, la deriva sara’ quella di una diminuzione del ruolo di questa istituzione”.
Il referendum “non mi preoccupa” per la tenuta del governo, è “la possibilità offerta ai cittadini di pronunciarsi, siamo fiduciosi che ci sarà un ampio schieramento favorevole a questa riforma. Il governo ha un percorso diverso, non vedo interferenze”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella registrazione della puntata di ‘Otto e mezzo’ in onda stasera su La7.