La beatificazione di Papa Benedetto XIII attraverso le opere descritte dal dott. Luca Muscardin dell’ospedale S. Maria e S. Gallicano di Roma
Giovanni Mercadante
foto di copertina da sinistra: dott. Luca Muscardin; S.E. Arciv. Mons. Giovanni Ricchiuti;
Mons. Saverio Paternoster; dott. Andrea Mazzotti
La figura di Papa Benedetto XIII alias Pier Francesco Orsini verso la beatificazione. Nato a Gravina il 2 febbraio 1650 e scomparso il 21 febbraio 1730 è stato ricordato da S.E. Mons. Giovanni Ricchiuti, Arcivescovo della diocesi di Altamura-Gravina in Puglia-Acquaviva delle Fonti con un meeting tenuto nel Palazzo dell’Episcopio della sua città natale in occasione del 290° anniversario dalla sua morte.
Al tavolo dei relatori, oltre al predetto Arcivescovo che ha fatto gli onori di casa, il dott. Luca Muscardin, dirigente medico dell’Ospedale S. Maria e S. Gallicano di Roma, il dott. Andrea Mazzotti e Mons. Saverio Paternoster.
Il dott. Andrea Mazzotti ha introdotto la figura di Papa Benedetto XIII partendo dal giorno della sua morte, il cui avvenimento fu caratterizzato da 4 riquadri pastorali posti davanti al catafalco con tema principale: cura del corpo e salute dell’anima.
Infatti, le opere principali di Papa Benedetto XIII, come pure da vescovo, erano mirate agli ammalati, ai senza tetto, ai derelitti. Nel 1724, nel visitare l’ospedale del Laterano si rese conto dello stato di squallore dell’edificio e degli ambienti sudici in cui erano ricoverati gli ammalati. Dette disposizioni al personale di assistere e curare i sofferenti come se fossero la persona di Papa Benedetto XIII. Da vescovo, si attivò anche a Monte Sant’Angelo (Foggia) per il buon funzionamento dell’ospedale locale.
Da Papa fece erigere 28 ospedali, oltre a numerosi edifici da adibire ad ospizi e ostelli per ospitare i pellegrini in visita al Vaticano, riservando la stessa attenzione come se fossero ammalati. Fece edificare ex novo gli ospedali di S. Deodato e di S. Bartolomeo.
Il dott. Luca Muscardin, con un curriculum denso di competenze con specializzazioni all’Università La Sapienza e a Tor Vergata di Roma, autore di circa 100 pubblicazioni scientifiche, è dirigente di Dermatologia all’ospedale S. S. Maria e S. Gallicano nella capitale.
Dott. Luca Muscardin
Nel suo intervento ha tenuto a centrare la figura di Papa Benedetto XIII che si occupò durante il suo governo alla realizzazione di molte opere pubbliche. Nello specifico all’edificazione di nuovi ospedali ed ospizi, tenuto conto che la capitale dello Stato pontificio a quell’epoca vedeva la presenza per le strade di gente affetta da malattie cutanee.
Nota costante durante il suo papato fu l’attenzione alla categoria dei più poveri con visite frequenti agli ospedali e alle chiese. La sua sensibilità verso quelle persone, Papa Benedetto XIII la dimostrava non solo con la visita ma soprattutto con il servizio spirituale, accarezzandoli come segno di vicinanza di Dio.
Un suo collaboratore, il vescovo Pompeo Sarnelli di Bisceglie, nel 1711 gli dedicò un’operetta in cui metteva in risalto la sua figura mentre curava gli ammalati facendoli elevare dal fango, alla cena e quindi al cielo.
Ospedale S. Gallicano – Roma – incisione d’epoca
Il metodo per raggiungere le due finalità: cura del corpo e salute dell’anima – ha fatto osservare il dott. L. Muscardin – era l’esercizio spirituale, la disciplina del clero e il riferimento all’esempio degli ecclesiastici.
Particolare attenzione fu riservata dal Papa gravinese agli ospedali di S. Gallicano e a S. Maria della Pietà per i malati di mente, nonché al S. Giacomo dove venivano ricoverate persone affette da malattie incurabili (es. la sifilide, portata dalle truppe francesi nel 1500).
Per le malattie cutanee (scabbia, tigna) fu dapprima utilizzato il S. Lazzaro, mentre alla fine del ‘700 fu chiuso e trasferito al S. Spirito.
Le eruzioni cutanee, molto riluttanti e debilitanti, erano diffuse a Roma. Perciò, Pier Francesco Orsini, appena eletto Papa col nome di Benedetto XIII, si prodigò per la costruzione dell’ospedale di S. Gallicano (nome di un patrizio romano, martirizzato ad Alessandria) a cui fu affiancato anche il nome di S. Maria; l’edificio, disegnato dall’arch. Raguzzini di Benevento, porta ancora oggi la matrice originaria del progetto del 1724-26, data della sua edificazione. Si sviluppa in forma longitudinale con al centro la chiesa e due corridoi laterali a separare gli uomini dalle donne.
Fu definita la più moderna struttura dell’epoca soprattutto per aver pensato alla realizzazione di bagni alla turca ricavati nelle pareti, i cui liquami erano facilmente dispersi nelle canalizzazioni predisposte. Il complesso attualmente viene utilizzato da un istituto per migranti.
Lo scrivente si è già occupato di Papa Benedetto XIII, insieme a tutta la dinastia degli Orsini, nella sua pubblicazione GRAVINA NOBILISSIMA/Arti grafiche Favia/Modugno/2013.
Da sinisrtra: Andrea Mazzotti; Luca Muscardini. S.E. Arciv. G. Ricchiuti; Mons. Saverio Paternoster