Cari lettori, questo non è un articolo di allarmismo ma di buon senso. Come medico devo dare l’esempio, come giornalista messaggi di attenzione. Il problema del contagio da Coronavirus esiste a tutte le latitudini in una società globale. Ragioniamo in termini di priorità e di statistica. Se le condizioni di salute sono buone continuiamo a lavorare usando quelle precauzioni e attenzioni che sono state consigliate. Questa può essere giudicata priorità, ma più contatti abbiamo più aumenta il rischio di contagio e quindi cerchiamo di evitare assembramenti, aggregazioni e tutti quei luoghi dove si è in tanti e a stretto contatto. I ricercatori in pochi mesi, lavorando senza tregua, forniscono ogni ora quelle informazioni che ci permetteranno di vincere questa battaglia. Le misure consigliate e imposte vanno nella direzione giusta per contenere l’eventuale esplosione del contagio e non ingolfare un servizio sanitario che è da settimane messo a dura prova. Ci saranno ripercussioni sull’economia ma questi sono problemi futuri che potranno essere risolti se si faranno provvedimenti adeguati; NON SONO PROBLEMI ATTUALI. Il numero di posti letto nelle degenze internistiche, nelle sub intensive e nelle terapie intensive non è sufficiente per i grandi numeri (per anni hanno fatto tagli di posti letto, bloccate assunzioni, numero chiuso a medicina e alle professioni sanitarie). Tutti gli operatori sanitari, di ogni ordine e grado hanno saputo attivarsi appieno. Il Servizio sanitario italiano è unico, eccellente anche se qualcuno continua a distinguere impropriamente pubblico e privato. Quando è possibile restiamo a casa. E a chi dovesse chiedermi “tu che fai” rispondo subito che non mi sottraggo dal prestare la mia professionalità anche in ospedale. Le altre patologie non scioperano e non vanno in pensione. Evito l’attività sociale e ho più tempo per studiare. In questo momento l’unica vaccinazione per il Coronavirus è conoscenza e buon senso.