Che nessuno dica più che è un piccolo impianto!
Quello che si vede, dall’alto di Viaggiano, è un impianto di 15 ettari e serve 44 pozzi, ad oggi, per quanto mi è dato sapere, in un raggio di oltre 60 chilometri (sono arrivati alle porte di Potenza).
Comunque si voglia chiamare (centro olio, impianto di trattamento idrocarburi liquidi e gassosi, impianto di desulfurizzazione, impianto di prima raffinazione del petrolio) é una RAFFINERIA.
Sono state effettuate riprese, foto, interviste alla gente del luogo e tutti concordano, L’AGRICOLTURA E’ ANNIENTATA, I VALORI IMMOBILIARI E DEI TERRENI SONO AZZERATI, IL TURISMO E’ SCOMPARSO, COMPRESO QUELLO RELIGIOSO (Viggiano è sede del santuario della Madonna di Viggiano, protettrice della Basilicata), LE ATTIVITA’ COMMERCIALI SONO IN GRAVE DIFFICOLTA’, CHI PUO’ SE NE VA.
L’impianto ha un impatto visivo impressionante, puzza (come i pozzi d’altronde) a chilometri di distanza, inquina pesantemente l’ambiente con danni evidenti alla vegetazione, è molto rumoroso e vi lavorano solo dipendenti ENI, poche persone.
La gente è molto scontenta ma non completamente rassegnata e parla di un peggioramento delle condizioni socio economiche, nonché della qualità della vita. Vedono l’ENI come un colonizzatore.
Individui senza scrupoli ci parlavano della progettazione di un Centro Olio, a Viaggiano, rispettoso dell’ambiente. Un Centro Olio, oggi sappiamo, non può rispettare l’ambiente ma vi immette senza interruzione 365 giorni su 365 giorni l’anno, tonnellate di polveri sottili, anidridi e veleni vari che stanno devastando l’agricoltura, inquinando l’aria e l’acqua con gravi danni alla salute di tutti i residenti della Val d’Agri. Ci sarà sicuramente un aumento delle patologie respiratorie e di tumori, per non parlare dei rischi a cui la popolazione è esposta in seguito ad eventuali incidenti.
Non togliamo ai nostri figli e nipoti la speranza di vivere in una zona di grande pregio naturalistico, ambientale ed agro-alimentare!
Il Centro Olio di Viaggiano, non ha creato nessuno sviluppo, ma solo anni di vita perduti ed una pessima qualità della nostra esistenza.
Ora, o ci liberiamo dalla tirannia del petrolio, risvegliando le nostre coscienze ed intelligenze, oppure brindiamo all’ossido di azoto, al biossido di zolfo ed agli altri veleni che verranno!
Nella rassegnazione, la gente cerca solidarietà alla battaglia, per sottrarsi alla tirannia del petrolio per impedire il sacco sistematico dei territori, in cambio di spiccioli da spendere in clientele. Una colonia, è la Basilicata oggi!
C’è comunque da sottolineare e ricordare, a noi tutti, che il petrolio distrugge coscienze, stati, provoca guerre, mette in piedi governi fantocci. Siamo sicuri, veramente, che sia facile essere “distaccati” rispetto a pressioni economiche tanto forti?
Con questo non intendo assolvere nessuno, ma solamente radiografare un dato di fatto. Detto questo, però, penso che sulla problematica occorre anche l’esperienza delle grandi associazioni che possiedono tutti gli strumenti culturali e le intuizioni che le hanno fatto guadagnare grande credibilità e ascolto nel paese, in un momento in cui i grandi valori etici che devono essere la spina dorsale della politica rimangono leggibili sulla nostra costituzione, ma poco nella quotidianità della politica. Occorre riempire un vuoto grande lasciato da altri, nel paese, ma vuol dire anche sapere portare addosso il peso delle responsabilità.
Un po’ ambigua è invece la posizione di chi su questa storia delle trivellazioni della Basilicata non dice nulla, perciò v’invito a leggere anche gli articoli pubblicati dalla stampa nazionale per capire quale strano gioco di interessi vi sono dietro. C’é chi combatte il petrolio come industria inquinante e colonizzante e lo combatte tout court per affermare il principio di un altro sviluppo che abbia l’uomo e non il denaro come fulcro o, in quello che fa distinguo, in questa lotta, sulla base di ortodossie, di commistione tra affari, politica e finanza che troppo spesso hanno il nome di libero mercato.
Bene, senza polemica, almeno per quanto riguarda me, penso che occorrono idee ad una lotta che vede solo due soggetti: il mostro petrolifero e la sua accolita da un lato e l’interesse primario della popolazione alla salute, al territorio e ad uno sviluppo diverso, possibile e necessario dall’altro.
Personalmente m’importa poco di fare polemiche, io sollevo solo una questione prettamente sostanziale, se a lottare contro certe logiche è la nostra anima, piuttosto che il nostro appartenere o si sta insieme nelle differenze inevitabili o si perisce nel confronto con il sistema. Io sono per un’ecologia che sovverte le regole della produzione e sopprime (perdonate la violenza del verbo) il concetto di sfruttamento sull’ambiente e sull’uomo.
La battaglia contro il petrolio è parte di questa ecologia.
Vincenzo Petrocelli
(si apre in una nuova scheda)