Una delle vittime maggiori del virus globale è la mondializzazione. La integrazione sovranazionale delle economie -detta mondializzazione- ha falcidiato negli anni scorsi interi settori produttivi in ossequio ad un male inteso senso planetario della libertà; libertà di fare soldi in tutti i modi concepibili fregandosene di decenni e secoli di tradizioni produttive radicate in ogni località pur di lucrare sulla differenza di prezzi tra varie parti del globo e sfruttando salari da fame lì dove la storia o la politica garantivano pace sociale e bassi prezzi del lavoro. Fregandosene allegramente dei costi sociali e di quelli sul debito e bilancio pubblico ipotecando presente e futuro di tutti noi.
Questa male intesa libertà economica ha beneficiato le grandi organizzazioni di distribuzione e produzione che hanno potuto vendere a prezzi stracciati beni di bassa e media qualità acquistati a prezzi da fame profittando della ineguale distribuzione planetaria della ricchezza. La mondializzazione si è quindi imposta nonostante l’avversione di interi comparti produttivi di pmi in ogni parte del mondo, nonostante il commercio transoceanico abbia garantito dosi massive di inquinamento, nonostante l’avversione spesso xenofobica prodotta proprio da migrazioni bibliche,… una mano invisibile ed una mente disonesta ha imposto praticamente a tutti -essendo praticamente tutti contrari- un destino feroce contrabbandandolo per irreversibile.
Oggi l’opinione pubblica di tutto il mondo comprende oltre ogni ragionevole dubbio che mentre i vantaggi sono di pochi e, forse, di talune di esotiche popolazioni, gli svantaggi ci sono e sono micidiali per tutti.
Viaggiare come si faceva solo alcune settimane fa sembra lontanissimo e mai più replicabile. Un virus prodotto -pare- da abitudini alimentari primitive ha messo in dubbio tutto questo fenomeno. E ciò accade non solo nel senso della ovvia avversione della gente a questo apparentemente ineluttabile destino mondialista ma anche per il tracollo che la economia e la finanza stanno subendo iniziando proprio dai grandi campioni della mondializzazione e cioè i mercati finanziari. La finanza non ha dato alcun peso al malessere economico diffusosi da anni tra la gente comune; gente comune che la finanza ha calpestato impunemente utilizzando gli opinion maker specie di sinistra… ma quella finanza cade adesso proprio sotto il macigno del proprio errore. Il destino beffardo si è incaricato di irridere i maitre à penser della sinistra e della finanza polverizzandoli con un virus banalissimo, quello dell’influenza! Forse a voler sottolineare la pochezza e miseria di quella scuola di pensiero; scuola di pensiero -sedicente “unico”- che ha voluto utilizzare, distorcendoli, gli ideali libertari diffusamente sentiti da tutti, per sporchi (è il caso di dirlo) interessi di pochi. Come se libertà significhi fare quello che si vuole per pochi potenti, mentre tutti gli altri devono sottostare alle burocrazie nazionali sostenute proprio per azzerare la concorrenza delle pmi.
Un mondo autoreferenziale, quello dell’alta finanza, una specie di immensa bolla di sapone, costruito comprando le confindustrie di tutto il mondo, con la connivenza della politica (specie di sinistra) accattona e acefala; mondo dell’alta finanza sostenuto all’unisono dall’informazione disinformante di tutto il mondo e sostenuto dai soldi virtuali delle Istituzioni monetarie, e quindi ritenutosi onnipotente,.. oggi quel mondo esplode o, meglio, implode senza che vi sia un’alternativa diversa da quello costituito dalle identità. Non è infatti pensabile che si torni a viaggiare da una parte all’altra del mondo con la stessa disinvoltura, né che si possano commerciare prodotti provenienti da luoghi esotici come si è fatto fino ad oggi, né, ancora, che si possano rispettare principi globali, ritenuti “giusti” per tutti (come certe regole contabili) quasi che tutte le economie, le imprese e le persone siano uguali. Cosa che non è e non sarà mai.
Non sarà semplice costruire un’altra economia, ma non si potrà non farlo. Il destino ha deciso di rimettere le cose a posto.
Canio Trione
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