Canio Trione – Economista*
Siamo in piena rivoluzione di usi e costumi, anche personalissimi, e tutto il resto passa in secondo ordine. L’emergenza impone misure draconiane e immediate, senza che si possa pensare se non in maniera sommaria al dopo. Ed è giusto che sia così se è vero che il rischio è elevato.
I conti pubblici evidenzieranno da subito che la chiusura delle piccole attività produce un vistoso tracollo del gettito e una grave crisi delle entrate anche per le imprese più grandi. Senza parlare dei problemi di Pil e di occupazione. Il riavvio di queste attività non sarà semplice, né immediato. Serviranno danari freschi da investire e fiducia nell’immediato futuro; entrambe cose difficili e subordinate alla condivisione con le banche. Servirà che la Pubblica Amministrazione si faccia da parte e elimini immediatamente tutte le incombenze burocratiche connesse all’apertura delle vecchie e nuove iniziative. Quindi, per tentare una sintesi la ripartenza richiederà credito, domanda di beni e servizi e burocrazia. Cioè una specie di libro dei sogni irrealizzabili che possono divenire realtà solo con una strategia completamente nuova.
Interviene la UE (non la BCE) per dire che “diremo si a qualunque vostra richiesta”. A parte il fatto inaccettabile che per loro ci si deve per forza umiliare a chiedere qualcosa anche in casi di vita o di morte come quello che stiamo vivendo, rimane il contenuto della richiesta che è la possibilità di fare debiti che noi dovremo pagare. Cioè, al meglio, cioè dopo che ce li avranno concessi, avremo molti debiti in più che poi ci saranno rinfacciati come insostenibili. Non avevamo bisogno della UE per pensare una strategia così!!!
Inoltre hanno stanziato alcuni miliardi. Al momento attuale non si sa come si deciderà di spendere i danari che sono stati stanziati (pochi) dall’Europa..forse per le attrezzature mediche o indennizzi ai parenti delle vittime? Ancora non è chiaro ma è certo che il grosso dello sforzo -costituito da tasse non percepite e spese sostenute- sarà coperto da nuovo debito italiano. Non è dato sapere con quale scadenza ma è certo che sarà finanziato dalle banche che non avendo clienti che pagano interessi e commissioni non vedono l’ora di utilizzare i soldi che noi clienti depositiamo sui conti correnti per comprare i titoli pubblici che offrono un rendimento sicuro e, spesso, più alto di quello garantito dalle imprese. Cioè in tanto disastro inventano per l’ennesima volta un modo di sostenere i conti delle banche attraverso la forza dell’agenzia delle entrate che deve garantire la sicurezza di quei titoli e dei loro rendimenti. Sempre a spese nostre; e qualcuno ci dirà che siamo evasori!!
Questo è il sistema che da tempo si applica non solo in Italia e che sancisce questa alleanza vitale tra banche (che finanziano la politica) e politica che gli garantisce di utilizzare il fisco per pagare gli interessi e il capitale del debito contratto.
Così come fino ad adesso questa alleanza non solo non ha consentito al Pil di crescere ma ha costretto alla riduzione della spesa pubblica per i servizi essenziali (come la stessa sanità) così il futuro si manterrà ancora più buio e difficile per le PMI, sempre che non si voglia cambiare decisamente strategia.
Canio Trione – Economista Corrierepl.it
redazione@corrierepl.it