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Il virus che condiziona la politica

Raffaele Vario

Secondo certa stampa il Governo centrale avrebbe prodotto danni al Nord Italia. Le esitazioni iniziali sarebbero state letali con danni economici la cui entità sarà chiara solo dopo che il problema del virus sarà stato risolto.
Non vi è dubbio che le decisioni politiche sono arrivate solo quando i nostri virologi hanno diffuso l’allarme sia sulla gravità del virus sia sulla sua diffusione. Tuttavia, le esitazioni e i presunti errori iniziali non sono ascrivibili al solo Governo centrale. Non dobbiamo dimenticare che il servizio sanitario è di competenza delle Regioni. Forse sarebbe bene aprire un dibattito sulla convenienza di lasciare alle Regioni competenze che, invece, dovrebbero ritornare allo Stato.

Sia per l’uniformità delle prestazioni su tutto il territorio del nostro Paese sia per evitare che, in circostanze eccezionali, il Governo debba far fronte ad atteggiamenti e decisioni differenziate da Regione e Regione. Ma anche alle esibizioni, irresponsabili, di alcuni cosiddetti governatori che nell’attuale emergenza, per le loro discutibili decisioni, non hanno certamente dato segnali rassicuranti. Anzi, qualche Regione ha assunto decisioni in netto contrasto con le direttive del Governo al solo scopo di mettere in difficoltà l’attuale maggioranza. Determinando, così, danni alla collettività al solo scopo di qualche meschino vantaggio elettorale.

Neanche bisogna dimenticare le ruberie, almeno quelle accertate definitivamente dalla Magistratura (Lombardia e Veneto), che hanno sottratto risorse economiche destinate a potenziare i servizi pubblici. Aggiungo che anche la politica dei passati Governi, soprattutto quelli a trazione berlusconiana e bossiana, ha pensato più a riforme destinate a privilegiare la sanità privata. Naturalmente a discapito di quella pubblica. Basti pensare che la presenza di cliniche private sono del 50% in Lombardia e del 20% in Emilia Romagna. I risultati, nonostante l’eccellenza della scienza medica italiana, sono evidenti in questa circostanza. Il che dovrebbe indurre la politica a ripensare le competenze regionali e, ancor meglio, a meditare sulle autonomie locali.

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