E’ primavera, continuate a dormire, tifosi ché qui, di calcio, non se ne parla. Ecco la Domenica. Domani. Un giorno, ormai, qualunque calcisticamente parlando. Una domenica bestiale per chi, come noi, è avvezzo ad occuparsi di calcio, del Bari, e non è particolarmente abile a far breccia in altre tematiche che, forse, mai come in questo periodo, occorrerebbe occuparsene. Ma tant’è. In questo momento, purtroppo, il calcio,- vale a dire, la disciplina più importante delle discipline meno importanti nonostante sia la terza industri del Paese – almeno per noi addetti ai lavori, ma in genere tutto il comparto sportivo, cede il timone a tematiche dannatamente più importanti, a questioni di sopravvivenza nel vero senso della parola, tematiche che vanno alimentate dal buonsenso e dalla responsabilità di ognuno di noi, caratteristiche, come vediamo e leggiamo, non sempre rispettate dal solito manipoli di imbecilli. Il concetto è cristallino: più mettiamo in atto il nostro dovere civico seguendo ad litteram le ordinanze e prima, tutti noi appassionati ed addetti ai lavori, torneremo a occuparci di calcio, ovvero di ciò che ci piace e che ci manca terribilmente. Ci mancano i gol di Antenucci e di Simeri, il sacrificio di Hamlili e di tutto il centrocampo, le giocate di Di Cesare e della difesa, le parate di Frattali, il record di imbattibilità, la rincorsa, ormai pressoché vana ma mai abbandonata alla Reggina, tutte carenze di una città passionale al cospetto di uno stadio europeo anche se mal ridotto e fresco di parziale maquillage. Il pensiero, si sa, volge agli angeli della pandemia, agli infermieri, ai medici, a chi lavora negli ospedali piuttosto che ai nostri beniamini, e parlar di calcio è onestamente difficile e forse anche inopportuno. Ma tant’è, chi vi scrive deve pur riempire le pagine di qualcosa inerente al Bari senza dimenticare la situazione grave che stiamo vivendo.
Un sacrificio, dunque, non di poco conto sotto tutti i punti di vista – inutile negarlo – ma riteniamo efficace ed opportuno per dare un senso, un contributo, alla salvaguardia e alla salute di tutti noi e dei nostri cari, sacrificio volto a far ripartire al più presto il giocattolo calcio perché di questo sport, oggi, ci importa molto poco. Pochissimo.
Quando accendiamo il PC, l’intento è sempre quello di trarre bilanci, un po’ sulla falsa riga della fine dell’anno quando è d’obbligo tirare la linea su ciò che è stato fatto nell’anno solare della nostra squadra, un modo come un altro per ripercorrere le gesta dei nostri beniamini, nel bene e nel male, ma in tutta onestà, abbiamo evitato, concentrandosi su quanto stiamo scrivendo. I bilanci ci piacerebbe farli a fine stagione, posto che si arrivi, perché vorrà dire che il peggio sarà alle spalle.
Il nostro articolo vuol significare un modo, una maniera per star vicino a tutti voi lettori, agli addetti ai lavori che abitualmente in questo momento vorrebbero riaccendere i motori del nostro consueto circuito della domenica sera (ma anche di altri giorni quando gioca il Bari). Ma oggi, così come da due settimane e chissà per quanto altro tempo, non ci sarà spazio per raccontare a modo nostro le vicende biancorosse, raccontare dei luoghi dove è impegnata la squadra, le loro bellezze, le loro caratteristiche, le loro specialità culinarie, la loro storia, le impressioni che, chi vi scrive, piace incastonare nelle cronache di calcio. Un po’ ci conoscete.
Attendiamo tempi migliori anche con non poca paura per questo maledetto virus che ci sta tormentando, affinché si possa ritornare il più presto possibile alla normalità occupandoci di argomenti più consoni alla nostra professione di umili giornalisti di provincia. Ma prometterci una cosa: rimanete in casa. Solo così “andrà tutto bene”. Almeno si spera.
Massimo Longo