di Giuseppe Trizzino
Secondo Machiavelli, primo vero filosofo dell’arte della politica, era necessario occuparsi dell’interesse pubblico per poter uscire dall’oblio del medioevo.
Ed, in questo percorso, indicava un’unione culturale della società, capace di ancorare valori e principi, su cui coltivare ideali e morale.
Un percorso intrapreso lentamente, che diede origine a grandi scuole di pensiero culturali, che viaggiarono in ogni paese.
Ma ciò che, determinava una vera politica rispetto ad una finta demagogia, era il principio secondo cui al centro di ogni interesse doveva esserci “..l’uomo…”.
Da lì in poi, tutto il corredo necessario e ideale, sugli interessi, le tutele, le promozioni, le aspettative e le necessità.
Ma al centro del disegno sempre l’uomo.
Negli anni successivi, questi venti nuovi hanno animato diverse culture, un po’in tutto il mondo, dando vita a diverse storie.
Alcuni popoli hanno finito per combattere la seconda guerra mondiale, altri si sono trincerati in regimi dittatoriali, altri ancora hanno scelto terze vie.
Questa visione, ormai diffusa in ogni dove, negli anni 50 è stata riassunta nel famoso principio del Presidente degli Stati Uniti d’America, Wilson, nella celebre frase,… “Tutti i popoli hanno diritto all’autodeterminazione”.
Dà lì in poi, una costante corsa verso nuove forme di governo in cui i popoli sarebbero stati liberi e protagonisti, se non addirittura Sovrani.
Einstein, qualche anno dopo, ebbe a dire che la stupidità umana è più grande dell’infinito, e non era certo uno che sbagliava tanto.
Pur non di meno, le società hanno avuto negli anni maestri come Ghandi, Mandela ed in Italia Pertini, per citarne alcuni a me preferiti.
Arrivano pian piano gli anni 60 definiti un po’,ovunque, di protesta sociale e di assestamento, sino a giungere al boom economico degli anni 70 ed 80.
Sembrava che si stesse bene e che l’unico rischio fosse la cortina di ferro.
Ed invece, mezzo mondo viveva il terrore e lacrimava senza voce.
Proseguendo, arriviamo agli anni 90, alla libertà compiuta.
Cadono i muri e con essi gli ultimi regimi, i popoli sono liberi e c’è tanta Democrazia in giro.
Un gran trambusto, molte occasioni per cambiare e per costruire, adesso si può diventare ricchi, c’è un nuovo principio legale chiamato “capitale”.
Ma tanta festa così bella e ricca non poteva durare tanto o almeno così a lungo.
La corsa sfrenata e frenetica verso il danaro ed il potere, l’illusione di essere sovrani e liberi, la finzione di avere delle istituzioni democratiche, la credenza di avere tutto tra le mani e subito, ha lasciato il passo al silenzio.
Siamo nell’anno domini 2020, nel mese di marzo.
D’un tratto e d’un fiato tutto si ferma.
La natura, vera padrona di casa, richiama ed ammonisce l’ospite umano che, finalmente fermato nella sua concitata ed incessante corsa, inizia a riscoprire di possedere la capacità di riflessione ed apre gli occhi.
Comprende che sono passati secoli, ma di fatto non è cambiato tanto, “forse”, niente.
Tutto appare così per com’era e forse com’è sempre stato.
Abbiamo creduto ma, in effetti, era solo finzione.
Dal Medioevo, in verità, non siamo mai usciti…
Non abbiamo imparato nulla dalla nostra storia.
Abbiamo solo partecipato ad una festa in cui pensavamo di essere i festeggiati ed, invece, non eravamo neanche invitati.
E nel mentre, credevamo di avere qualcosa tra le mani, qualcosa che, nel frattempo, si era già dissolta.
Abbiamo creduto al denaro, mentre altri guadagnavano.
Abbiamo pensato d’essere sovrani mentre altri comandavano.
Abbiamo vissuto nelle democrazie mentre nessuno era libero.
Abbiamo vissuto la bellezza della natura mentre altri la violentavano.
Abbiamo creduto nella tecnologia mentre altri ci manipolavano.
Poi, tutto d’un tratto, ci svegliamo ed iniziamo a vedere con occhi nuovi sol perché abbiamo riscoperto di avere una coscienza e di sapere ragionare.
Ma la ragione non è una scienza e presuppone un sentimento.
Quello stesso sentimento che abbiamo lasciato ancorato all’essere homo sapiens.
Da lì, con tutti gli insegnamenti e tutte le esperienze, l’uomo riparte con la consapevolezza di poter risorgere in una cultura capace di generare sapienza per una nuova civiltà.