di Federico Girelli*
La compostezza del Presidente Mattarella è nota.
È nota anche la sua sobria fermezza, che all’occorrenza sa ben manifestare (pensiamo al suo intervento dopo le improvvide parole della presidente della BCE).
Nel fuori onda in cui si rivolge a «Giovanni» (Giovanni Grasso il consigliere del Presidente per la stampa e la comunicazione) pare emergere una mancata cura da parte sua per la capigliatura, fatta rilevare appunto dal consigliere.
Il Presidente replica: «nemmeno io vado dal parrucchiere».
Anche in questo scambio di battute, che doveva restare riservato, Sergio Mattarella dimostra agli italiani di saper incarnare appieno la più alta magistratura dello Stato.
Il Presidente “resta a casa”, che poi, nella specie, è la “Casa degli italiani”, come Sergio Mattarella stesso ama chiamare il Palazzo del Quirinale.
In questi giorni di emergenza sanitaria in cui i costituzionalisti si interrogano se sia più corretto intervenire con DPCM o con decreto legge; in questi giorni in cui i costituzionalisti riscoprono la “necessità” come fonte del diritto e la forza nomopoietica del fatto, “con i fatti” il capo dello Stato dà l’esempio a tutti noi. E ci dà l’esempio quando era convinto di non essere visto, nella naturalezza di un colloquio privato.
Come uomo e come docente (di diritto costituzionale) mi sento di ringraziare il Presidente della Repubblica per questo suo intervento involontario, ove ancora una volta si mostra quale sicuro punto di riferimento non solo per chi è chiamato alle più delicate responsabilità istituzionali, ma per l’intera Nazione.
Forte del concreto esempio presidenziale ancor più convintamente io resto a casa perché voglio davvero che tutto vada bene.
* Professore di Diritto Costituzionale
Università degli Studi “Niccolò Cusano” – Roma