Principale Attualità & Cronaca Il dono del Coronavirus. Il tempo per la famiglia

Il dono del Coronavirus. Il tempo per la famiglia

La sera si preparava tutto l’occorrente per iniziare una nuova giornata. Tempi ristretti, tante attività, impegni e feste di compleanno. 
Family plan, tutto era programmato nulla era lasciato al caso. 
All’improvviso il Presidente del Consiglio Conte comunica che dal 9 Marzo le scuole saranno chiuse e da li a poco tutta la nostra nazione si sarebbe fermata. Le famiglie si trovano e non ritrovano a stare insieme e dover convivere talvolta anche in spazi ristretti. 
Loredana Perla professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione dell’Università degli Studi di Bari, risponde alle nostre domande della nostra redattrice, Rosa Porro,  su come fronteggiare questa “emergenza-“ familiare .

Per i minori che vivono in contesti limitati, per mancanza di spazio di movimento, di ambienti all’aria aperta, è un’opportunità ri-scoprire il calore della famiglia?

La “riscoperta” della famiglia non dovrebbe diventare un’ opportunità data da una limitazione. Indubbiamente il maggior tempo trascorso insieme, genitori e figli, è un’occasione preziosa ma, se le relazioni familiari non sono serene, la vicinanza 24h su 24h può esasperare i conflitti o creare difficoltà di adattamento alla nuova condizione, per quanto questa possa essere vissuta come un’anomalia temporanea. Sono in comunicazione con molte famiglie che stanno vivendo con fatica le prescrizioni sanitarie: alcune di esse abitano in appartamenti di pochi mq, talvolta senza balconi o un porticato. Dall’inizio della crisi pandemica soprattutto i genitori di minori hanno dovuto ripensare totalmente la quotidianità e l’organizzazione delle loro giornate: genitori impegnati da un lato con il telelavoro, bambini impegnati dall’altro con la DAD (didattica a distanza). Col risultato di tempi e spazi che si accavallano. Ieri una mamma-insegnante mi confidava di essersi sentita per la prima volta una “cattiva mamma” perché le richieste delle sue due bambine non le consentivano una gestione ottimale della DAD con la classe scolastica che era in collegamento. L’emergenza Covid chiede dunque alle famiglie, più che un vero e proprio cambiamento dei rapporti, una riprogettazione temporanea del proprio “essere famiglia”. E allora riscoprire il calore della famiglia può voler dire soddisfare sì i bisogni fondamentali di affetto e regole dei piccoli ma, anche, sentirsi in diritto di vivere le stanchezze e le frustrazioni di una condizione anomala senza sensi di colpa.   

I minori figli di genitori separati per i quali gli spostamenti rivolti ad assicurare la frequentazione di entrambi i genitori divengono più difficili oggi, specie se da un comune ad un altro. Quale suggerimento può dare?

Sul sito del Governo nella pagina FAQ Decreto #iorestoacasa alla sezione spostamenti, è facile leggere che “sono consentiti gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o comunque presso l’affidatario, oppure per condurli presso di sé, in ogni caso secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio”. Gli spostamenti, dunque, sono consentiti autocertificandone il motivo e accompagnando l’autocertificazione col provvedimento del Tribunale o di negoziazione assistita o accordo scritto tra i genitori in caso di separazione di fatto, adottando le precauzioni che limitino il rischio di contagio. Ma c’è un suggerimento che da pedagogista sento di offrire accanto a questi: essere adulti ragionevoli. Che non si faccia diventare il proprio figlio “oggetto” di contesa in un momento così difficile quale quello che stiamo vivendo. Lasciamo in standby i conflitti, le rivendicazioni economiche o le richieste di addebito. Se l’adulto cambia ruolo nella coppia non lo cambia nel suo essere genitore.  Penso infine al rischio della interruzione degli incontri protetti (che prevedono la presenza di assistenti sociali). Spero che si trovino modalità alternative quali le videochiamate registrate, ad esempio, per consentire ai genitori di esercitare il diritto ad essere padri e madri anche ai tempi dei Covid-19. 

Ai genitori che si vedono in questi giorni costretti a dover fare i conti con l’emergenza Coronavirus e per questo ad essere sempre a casa, ad una convivenza forzata con i propri figli. In base alle tappe evolutive dei bambini e dei ragazze/i che consigli e suggerimenti di comportamento a seconda dell’età dei figli?

Non mi piace pensare allo stare coi propri figli come a una “convivenza forzata”. Per molte famiglie e soprattutto per molti figli, la convivenza per tante ore con entrambi i genitori è un’esperienza nuova, e può essere bellissima. Ricordo che, per esigenze lavorative, i bambini sono quasi sempre affidati ai nonni o a babysitter o inseriti al nido già dai 5 mesi. È quasi impossibile, tranne che in vacanza, avere contemporaneamente mamma e papà a disposizione! E in questo tempo si può riscoprire un nuovo modo di stare insieme.  Per i bambini in età prescolare e scolare suggerisco di alternare momenti di gioco libero a momenti di gioco strutturato e supervisionato dall’adulto. Consiglio di inserire nell’arco della giornata almeno due attività di manipolazione e coordinazione e lo spazio del racconto che, per i piccoli, è un importantissima strategia didattica per stimolare l’amore per la lettura e la relazione emotiva con l’adulto “narratore”. Per i bambini in età scolare consiglio di alternare esercizi fisici, facilmente reperibili anche sul web, a momenti di studio. Agli adolescenti suggerisco di approfittare del tempo “dilatato” per coltivare la lettura di qualche classico o i tour virtuali nei musei: la tecnologia ha reso disponibili a casa nostra capolavori di cui potevamo godere solo dopo lunghi viaggi. Eppoi le belle arti del disegno o dell’ascolto di buona musica. La dimensione dell’apprendimento può essere salvaguardata, oltre che attraverso la Dad, organizzata da tutte le scuole, anche dall’incentivare la partecipazione di piccoli e grandi ai lavori di casa. C’è moltissimo da imparare nell’impasto di una torta, nel riordinare cassetti, nello sparecchiare la tavola. E nel contempo si educano bambini e adolescenti al senso di corresponsabilità che è un grande apprendimento della vita. Invito poi le mamme ed i papà a non trascurare  la dimensione della relazione con i pari dei loro figli. Per esempio facendo incontrare, seppure virtualmente, i bambini con i loro compagni, con i loro amici di squadra. Ho visto bambini mangiare una pizza insieme tramite Zoom! Funziona.  

La famiglia uscirà, secondo lei, più unita dopo la pandemia? Ci spiega come preservare questo legame nel futuro

Ne usciranno più unite sicuramente le famiglie già unite. Difficilmente le famiglie che stanno vivendo una crisi ne usciranno “salve”. Il tempo prolungato di convivenza ai tempi del Covid-19 potrebbe mettere ulteriormente alla prova la relazione di chi aveva già cominciato un processo di separazione. Ma può essere anche l’inverso: ritrattare la decisione perché la crisi Covid mette in ombra, magari, la crisi personale e invita a una maggiore riflessione di coppia. Di certo il legame familiare può essere preservato se ciascuno trova un proprio spazio esclusivo nei tanti spazi condivisi. Se verrà rispettata e preservata una dimensione di lealtà e di amore verso sé stessi e l’altro che è il solo autentico nutrimento di tutte le relazioni, non solo familiari.

Come la DAD è percepita dalle famiglie?  Che suggerimento può dare ai docenti e ad i genitori?

La teledidattica è un argomento molto dibattuto in questo periodo. La scuola si è dovuta adattare a tempo di record. Noi pedagogisti siamo in fase di studio di questa nuova realtà. E sono tante le domande. La Dad arriva davvero a tutti gli alunni? Riesce a surrogare, seppure in parte, il bisogno – diritto all’istruzione? Non possiamo dirlo ora, attendiamo i dati delle nostre ricerche in corso per fare qualche riflessione fondata su basi empiriche. Personalmente sono impensierita dalle situazioni di fragilità: molti alunni non hanno connessioni o il pc. E soprattutto i diversabili stanno accusando maggiormente gli impatti di questa situazione. I docenti lamentano la difficoltà didattica di salvaguardare la dimensione relazionale che è fondamentale soprattutto per gli alunni della scuola dell’infanzia e primaria. Da pedagogista penso sia messa alla prova, in questo momento, la dimensione comunitaria dell’apprendere che è l’insegnamento che i grandi maestri della pedagogia, da Montessori a Freinet, ci hanno lasciato. La scuola è una comunità educante e mai come in questo momento è prioritario tessere alleanze con le famiglie e con i servizi educativi a supporto della scuola nella speranza di tornare tutti in aula, in carne ed ossa, il prima possibile. 

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