Non sempre riusciamo ad uscire dagli schemi del trantran quotidiano, conosciamo il percorso da fare dall’alba fino al tramonto e in qualche modo la giornata trascorre con un certo senso di tranquillità. Quando però un evento esterno rompe lo schema e ci mette davanti a dei radicali cambiamenti come proviamo ad affrontare il nuovo? Ecco che la scrittrice attraverso la sua protagonista ci insegna un gioco, quel medesimo gioco che a sua volta ha insegnato alla stessa autrice ad accettare il cambiamento. E già perché Chiara Gamberale ha definito la sua opera letteraria pura auto-fiction
Il romanzo di Gamberale ha come protagonista Chiara, una giovane donna di quasi 36 anni, che improvvisamente si trova a dover parare tre duri colpi: il drammatico trasloco dalla campagna alla movimentata città, la dolorosa fine del suo matrimonio, e la cancellazione della rubrica settimanale “Pranzi della domenica” dopo ben otto anni di conduzione. Eventi traumatici che portano Chiara a una triste domanda: “E, allora, se non c’è più da scrivere, se non c’è più da vivere, se non c’è più una famiglia che, ogni settimana, quantomeno mi dia l’illusione di essere la mia, che ci sto a fare io, al mondo?”. Domanda che ogni lunedì la protagonista ripeteva alla sua analista, la dottoressa T. Cosa consiglia la psicologa come terapia d’urto a Chiara? Le propone un gioco: “Per un mese, a partire da subito, per dieci minuti al giorno, faccia una cosa che non ha mai fatto”. Ogni minuto di dieci per scoprire qualcosa di diverso e non fatto. In questo romanzo il cambiamento è visto sotto una luce positiva, rigeneratrice, è inteso come portatore di vita nuova: fare qualcosa che non si è mai fatto apre nuovi orizzonti, crea altre possibilità.
È una lettura piacevole, uno stile semplice e una scrittura limpida e scorrevole.
Segnalazione a cura di F. Moretti