Principale Ambiente, Natura & Salute Il potere del petrolio in Basilicata

Il potere del petrolio in Basilicata

In Basilicata è tuttora irrisolto il problema: come conciliare una piena ed effettiva partecipazione popolare nei processi decisionali con un’equa distribuzione della ricchezza.

Aristotele nella sua “Politica” aveva indicato due alternative: o si riduce la povertà o si limita la democrazia.

Questo voglio ricordare agli amministratori regionali!

So bene che non serve urlare la verità in faccia ai potenti, perché loro, quella verità la conoscono già, occorre, invece che la verità vada comunicata, va vissuta, coltivata, sperimentata, condivisa con la gente.

Grande ricchezza e democrazia non possono coesistere.

In Basilicata sono stati posti dei limiti al funzionamento della democrazia. Le imprese petrolifere che operano in Basilicata hanno ridotto la libertà “minando” il funzionamento democratico regionale assicurandosi che lo stesso governo regionale fosse abbastanza forte da proteggerle e sostenerle.

Le società petrolifere non amano particolarmente l’idea di smantellare le istituzioni regionali, loro hanno bisogno di queste istituzioni e vogliono che siano mantenute e rafforzate.

Girando la Basilicata o, solamente, pensando alla mancanza di infrastrutture da realizzare, si capisce che c’è un’enorme quantità di lavoro da fare, con molti giovani a spasso e l’emigrazione che ritorna. La gente sarebbe felicissima di darsi da fare, ma il sistema economico dominante é miraggio del petrolio, con posti di lavoro effimeri.

La Basilicata è inondata di capitali e le società petrolifere hanno stabilito come spendere il denaro degli accordi Regione Basilicata-ENI e Regione Basilicata-TOTAL, lasciando il resto della popolazione all’oscuro delle loro scelte.

L’interesse principe delle società petrolifere è quello di incrementare il profitto a breve termine dei soli azionisti a discapito degli abitanti. Il petrolio deve essere considerato dal punto di vista della Basilicata e non viceversa, in quanto la Val d’Agri stava costruendo un equilibrio fondato sulla combinazione di zootecnia, colture pregiate, turismo, piccola e media impresa, terziario di buona qualità.

Lo sfruttamento del petrolio rompe questo fragile equilibrio.

Quando sarà terminata l’estrazione c’è il pericolo di una regressione e sarà tanto maggiore quanto l’attività estrattiva sarà stata tanto impattante.

Il potere del petrolio raccoglie sotto la sua ala protettrice tutti gli amministratori regionali, provinciali e comunali, quest’ultimi con il Programma Operativo Val d’Agri, attaccati dai nemici pericolosi degli ambientalisti e della sinistra radicale.

Nella regione Basilicata ha sempre dominato, politicamente, un’idea di contrasto agli ideali ambientalisti e della sinistra radicale che, di fatto, oggi, è utilizzata dal potere del petrolio per impedire ai lucani di focalizzare l’attenzione su quel che realmente accade in questa regione.

Il malcontento che è suscitato dalle condizioni economiche e sociali è controllato dalla paura che suscitano le idee ambientaliste: (ieri) parco sì, parco no ed i vincoli che ne sarebbero derivati con l’istituzione del parco. Quando il parco non poteva più essere utilizzato come uno spauracchio, nasce il problema delle scorie nucleari e quindi la resistenza di Scanzano. Poi le azioni giudiziarie di De Magistris, tutti fatti che hanno fatto concentrare, immediatamente, la gente sulle questioni giudiziarie sulle quali “i media” hanno fatto vedere le notizie o, hanno scritto di cose per far deconcentrare l’attenzione dalle cose che realmente giravano intorno alla gente.

“I media”, infatti, difendono gli interessi dei gruppi petroliferi che dominano la nostra regione. Con questo non si vuole affermare che “i media” non mantengono un po’ di spazio per opinioni differenti, anzi loro stessi sono gli strumenti delle società petrolifere a mantenere la gente passiva e obbediente, limitando rigorosamente lo spettro delle opinioni accettabili, permettendo dibattiti molto vivaci all’interno di questo spettro, incoraggiando perfino le posizioni più critiche e dissenzienti. Questo ovviamente dà alla gente la sensazione che esiste la libertà di pensiero, mentre ogni volta i presupposti del sistema sono rafforzati dai limiti imposti alla sfera del dibattito.

La gente deve credere che la stampa è critica e libera da ogni controllo, allo scopo di distrarla, affinché non si accorga che le società petrolifere sono impegnate nel controllo della mente della gente lucana.

Quanta gente muore in Basilicata per effetto dell’inquinamento ambientale legato alle attività petrolifere?

C’è la questione dei fanghi petroliferi, che sono poi le scorie dei pozzi, quei materiali inerti e fortemente venefici che vengono in superficie insieme agli idrocarburi.

Dove vanno a finire?

Chi li smaltisce?

C’è uno stabilimento in territorio di Paterno, nei pressi di Villa d’Agri, che in teoria dovrebbe occuparsene, ma a guardarlo da fuori sembra desolatamente chiuso o ridotto al minimo delle attività.

I mezzi d’informazione avrebbero potuto riportare notizie vere, invece si sono occupati ampiamente “dell’inchiesta sulla sanità”, prima e dopo il coronavirus.

La mia tesi non può essere verificata, però, empiricamente non si tratta di una falsa tesi. Il numero dei morti, in Val d’Agri, per tumori, è in aumento ma i titoli dei giornali non si esprimono come dovrebbero esprimersi dei mezzi di comunicazione (regionali e nazionali) integri. Forse, i dati saranno resi disponibili, quando il potere del petrolio avrà deciso che si potrà porre fine all’estrazione in Basilicata!

Senza dare seguito a voci ricorrenti nell’area della Val d’Agri, circa un aumento di tumori e leucemie, sicuramente è inaccettabile che, la Regione, non abbia ancora istituito un severissimo controllo dei dati epidemiologici in grado di monitorare l’evoluzione delle suddette patologie.

C’è un’indagine in corso l’EpiBas, che non sappiamo come funziona, essendo rivolto in modo volontario ad alcuni cittadini della Val d’Agri.

L’indagine epidemiologica, forse, ha preso il via nel mese di giugno 2018 e dovrebbe concludersi entro giugno 2020. Oltre alle visite sui cittadini, saranno prese in considerazioni anche le abitudini alimentari e gli stili di vita. Tra gli obiettivi di “EpiBas”, l’ampliamento della conoscenza dello stato di salute della popolazione oggetto dello studio e il potenziamento delle politiche di tutela della salute dei cittadini.

Siamo in ritardo dopo 22 anni dall’inizio dalle estrazioni?

Speriamo sia recuperato il tempo perduto!

Anzi, speriamo che il CORONAVIRUS non sia utilizzato come alibi, facciamo tutti gli scongiuri possibili. 

Vincenzo Petrocelli

intreccio-tubi

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